Oggi parliamo della mia passione: i gatti!
Purtroppo, quando in casa si ha un piccolo cleptomane, bisogna prenderne atto e cercare di gestire la cosa al meglio, provando trovare una soluzione che non costringa i vicini a sparare a vista al ladruncolo. Julie Bishop di Swindon, Inghilterra, ne sa qualcosa, dato che il suo Frankie – un bel gattone nero – ha il vizio di intrufolarsi nelle abitazioni dei vicini e rubare qualsiasi giochino gli capiti a tiro. Il gatto, che avendo appena due anni ha ancora un fulgido futuro costellato di furti davanti a sé, vanta una refurtiva di tutto rispetto che comprende qualcosa come 24 pelucches, oltre 52 pantofole, calzini e reggiseni a decine, pannolini, cibo e persino una piccola zucca di Halloween. Ovviamente, Frankie non ha alcun bisogno di questi tesori. Lui, infatti, non li usa per giocare: li accumula e ci si sdraia sopra. Neanche a dirlo, i vicini non sono entusiasti di questo Arsenio Lupin con le vibrisse e la signora Bishop deve costantemente appendere volantini con le fotografie dei bottini delle ultime scorribande del suo gatto.
In realtà, in materia di gatti cleptomani, furbi e un tantino feticisti, ho anche io il mio bel da dire. Oscar (che potete ammirare nelle foto), il mio ex gatto era un narcisista di prima categoria, una vera primadonna, e non tollerava che io mi impegnassi in attività che non comprendessero il contemplarlo con sguardo adorante. Tra queste attività, ovviamente, figuravano azioni piuttosto importanti come cucinare, fare la doccia e dormire. In particolare, Oscar non tollerava che facessi le parole crociate. Arrivava a tutta velocità, mi saltava addosso, mi strappava la penna di mano e correva a nasconderla sotto i mobili della cucina, dei quali aveva graziosamente divelto il battiscopa. Dato che non sono sufficientemente piatta e snodata per arrivare dove lui nascondeva le mie penne, posso solo ipotizzare il numero di penne che ancora giace dietro al mio forno e che credo si aggiri attorno alle 20-30 penne biro. Questa, però, non erano la sola passione di Oscar. Penne e matite le rubava per costringermi a dedicargli ulteriore attenzione. Il mio gattone (un meraviglioso incrocio tra un norvegese e una persiana) aveva il vizio di rubare la mia biancheria dal cesto dei panni sporchi e imboscarla – assieme alle penne – sotto la cucina. Oh, be’, ognuno ha i suoi gusti.
Il meglio di sé, però, Oscar lo diede con delle palline. Un giorno gli comperai un paio di palline di gomma (di quelle che rimbalzano) che all’interno avevano un sonaglino. Ora, Oscar si innamorò perdutamente di quelle palline che, però, finirono per perdersi sotto qualche mobile o lanciate giù dal balcone. Dato che tendeva a perderle facilmente, gliene comprai altre. Non appena in casa arrivarono le nuove palline, saltarono improvvisamente fuori quelle che credevo fossero andate irrimediabilmente perdute. In definitiva, in casa c’erano una decina di palline che saltavano da una parte all’atra senza sosta. Mi sembrava di vivere in un biliardo. Il suo amore folle per queste palline, però, andava avanti tutta la notte. Dato che giocarci da solo non gli piaceva (perché farlo quando mi aveva insegnato a riportargliele quando le tirava?) prese presto l’abitudine di sbatterle contro la porta della camera da letto per svegliarmi e convincermi a giocare con lui alle quattro del mattino. A quel punto, io dovevo alzarmi, sequestrargli la pallina (che tra il rumore dei rimbalzi e del campanellino si sentiva distintamente anche per le scale del condominio e convincerlo a giocare con i pupazzi di pezza (che, logicamente, schifava).
In breve, mi vidi costretta a nascondere tutte le palline prima di andare a dormire. Facevano un baccano infernale e il problema non era tanto che svegliasse me, quanto il fatto che tra il rumore delle palline e i suoi miagolii di giubilo, rischiava di dar fastidio ai vicini. Le toglievo dalla circolazione prima di andare a letto e gliele restituivo al mattino. Per le prime tre notti, filò tutto liscio. Poi, la quarta notte, venni di nuovo svegliata da miagolii entusiasti (“Ammaaaoooooo!!!”), lo sbattere di una delle palline sui muri (“tun-tun-tun”) e il sonaglino della palletta (“dliin, dliiin, dliiiin”). Mi alzai, pensando di aver dimenticato una delle palline in giro. La stessa circostanza si verificò anche la notte successiva. E quella dopo ancora. Non mi spiegavo come fosse possibile che dimenticassi sempre una pallina in giro. Il mio Maschio Alfa mi suggerì di contarle per essere certa di non lasciarne nessuna in giro, ma io non sapevo quante ne avessi comprate esattamente. Decisi che dovevo assolutamente capire come fosse possibile che qualche pallina sembrava sistematicamente scampare alla mia bonifica. Dopo una settimana di appostamenti, mi resi conto che Oscar, ogni mattina, quando gli restituivo le palline, ne prendeva una e la nascondeva in un piccolo nascondiglio all’interno del suo tiragraffi, con l’intento di tirarla fuori la sera quando le altre erano state tolte di mezzo e io ero ormai a letto. Rimasi così di stucco davanti alla furbizia e alla logica impeccabile che Oscar aveva usato per fregarmi e avere una pallina con cui giocare tutta la notte. Decisi che un gatto che partoriva una strategia simile meritava che la padrona si alzasse tutte le notti per giocare con lui. La lezione fondamentale è questa: mai sperare di poter fregare un gatto.