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Quando il mostro è in famiglia

Da Marypinagiuliaalessiafabiana


Quando il mostro è in famiglia

foto:flickr

Sappiamo tutti che l’omertà  è un atteggiamento purtroppo ancora oggi presente nelle famiglie italiane. Lo abbiamo più o meno compreso da come la televisione parla delle famiglie italiane ogni qual volta che accade un delitto.

Da una parte l’accanimento mediatico, la speculazione su una vicenda drammatica come ad esempio quella di Sarah Scazzi che finisce nelle bocche di tutti, dall’altra il silenzio. 

Perchè queste vicende fanno audience o comunque attirano l’attenzione degli italiani?

Proprio perchè sono considerati affari di famiglia. Perchè nessuno si immaginerebbe che un familiare potrebbe compiere un reato.

Eppure sono sopratutto nelle famiglie italiane che si consumano i più tragici reati: omicidi, stupri, pedofilia e quant’altro.

Vi racconto la mia esperienza, non proprio personale in quanto è accaduta ad una persona a me cara:  mia sorella.

E’ la prima volta che lo faccio nel mio blog. Ho sempre utilizzato il blog come un mezzo per fare critica pubblicitaria, qualche post che commenta una notizia di cronaca, ma nulla di più.

Oggi vorrei proprio raccontarvi questa storia. Circa tre- o  quattro anni fa io e la mia famiglia fummo invitati a casa dei miei zii per le feste di Pasqua.

Eravamo in 20, tutti parenti stretti, fratelli di mia madre e figli. Mia zia spesso passa le feste in una casa isolata di campagna, dove invita tutti i suoi fratelli e sorelle con rispettivi figli.

Mia zia è una donna autoritaria, quando ero bambina mi rimproverava spesso e per ogni cosa che facevo, anche la più banale. Mi sgridava spesso perchè non stavo ferma, ad esempio. A me e mia sorella, mia coetanea.

E’ una donna di circa 60 anni con un marito che ha più o meno la sua età e una figlia trentenne. Suo marito è uno di quegli uomini all’apparenza sottomessi e schiacciati dalla moglie, quelli di cui ti puoi fidare e che dubiti che potrebbero essere dei “mostri”.

 Spesso ci si ferma dalle apparenze, spesso si pensa che il “mostro” non è in famiglia e se anche fosse lo si sarebbe notato dall’apparenza. Lui invece no, come poteva un uomo sottomesso a tutti fare una cosa del genere a mia sorella?

Invece è successo.  Quel giorno di Pasqua. Mentre io ero a dare da mangiare ai cani, mia sorella andò a fare una passeggiata con lo zio.

Avevo già notato da anni che lui tendeva paticolarmente per lei, ma non capivo che quella “simpatia” non era innoqua e nascondeva qualcosa.

Dopo due giorni, notammo che mia sorella aveva un atteggiamento nervoso. Le chiedemmo che avesse e dopo tanto ci raccontò che nostro zio l’aveva portata in un posto isolato della campagna e le aveva fatto delle avances, aveva tentato di baciarla e l’aveva palpeggiata più volte nelle zone più intime.

Mio padre affrontò mio zio al telefono. Prima negò e poi disse che ” non era modo di rivolgersi”, con una spavalderia allucinante. Lo affrontai anche io e mia madre ma invano.

Dopo un anno al funerale di mia nonna, davanti al suo cadavere lui ammette tutto e chiede scusa ai miei e non a mia sorella. Pensai che si era approfittato di un momento di dolore e del fatto che mia sorella teneva tanto a mia nonna.

Questo fatto fu un segreto fin quando mia madre non ebbe il coraggio di raccontare tutto alla moglie di mio zio (mia zia), sua sorella.

Mia madre si rese conto che lo zio continuava a stare appiccicato a mia sorella, anche se non provò più a molestarla ,così disse tutto.

Mia zia negò tutto e disse che mia sorella si era inventata tutto. Lo stesso dissero gli altri parenti. I rapporti con i miei parenti si sgretolarono giorno per giorno. Non ci invitavano più alle feste, anche se per un periodo di tempo qualche sorella si parlava ancora con mia madre.

Poi quest’anno, il  giorno in cui era stata trovata Sarah morta e si sono creati i sospetti sullo zio Michele Misseri, mia sorella si sentì toccata.

Pochi giorni dopo mia madre riceve una telefonata da una mia zia (un’altra sua sorella) e commentarono la vicenda di Sarah e della vergonosa omertà che ancora oggi c’è in famiglia. A mia madre poi le scappa di raccontare dello zio che molestò mia sorella. Mia zia iniziò a dire che “se l’era inventata”, “che non era vero”.

Mia sorella successivamente affronta mia zia al telefono. E da lì i rapporti si ruppero con quasi tutti i parenti. Mia sorella è stata bollata come “bugiarda”, “mitomane”, “una che si vuole mettere in evidenza”.

Passa un mese. Mia sorella sta cercando lavoro e si rivolge alla cugina ( che fino a poco tempo fa era la sua preferita), chiedendo se cercava del personale presso il suo ufficio. Lei la chiama successivamente e dice di assumerla per un tot di mesi e di pagarla.

Dopo due settimane che lavora, nostra cugina la chiama in ufficio e le fa notare che “non è idonea”, tendendo la porta aperta dell’ufficio davanti ad altri dipendenti.

Mia sorella le chiese quale fu il motivo per il quale si fosse comportata in questo modo e che lei svolto il lavoro diligentemente. Lei le fece notare che non aveva rispettato un turno. Mia sorella le rispose che era proprio la cugina ad averle proposto un orario flessibile. Mia cugina si infuriò e le desse della bugiarda, della bambina e che le stava facendo fare figuracce e che non doveva più permettersi di elemosinarle del lavoro.

 Torna a casa piangendo e le chiedemmo tutti cosa avesse. La sera la chiama e le dice che non può più lavorare da lei.

Mia sorella si dispera e noi le stemmo vicino. Mia mamma le chiede come mai si fosse comportata così e lei rispose che doveva ringraziarla che aveva dato del lavoro a mia sorella e aggiunge pure che mia sorella “è bugiarda ed è colpa sua se tutti i parenti non la parlano più (a  mia madre)“.

Inizio a pensare che mia cugina odiava già mia sorella da quando hanno iniziato a circolare quelle voci.

Perchè non credono a mia sorella? perchè la vittima è passata per colpevole?

Sono tutte domande che mi chiedo ogni giorno che una donna, ragazza, bambina subisce violenze in famiglia. La vittima viene lasciata sola e fatta passare per una bugiarda per tutelare l’onore solo perchè ha avuto il coraggio di parlare. E se lo avesse denunciato?

Non posso permettere che mia sorella non venga creduta. Un giorno sarò io stessa ad affrontare mio zio davanti a tutti, spero solo capiti l’occasione.


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