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Brutte notizie. Grazie a due studenti del MIT, David Lawrence e Eric Van Albert, da oggi, disponendo della semplice foto di una qualsiasi chiave, si può arrivare alla perfetta riproduzione, grazie a una sempre più comune stampante 3D.
Alla DefCon Hacking Conference i due studenti si sono concentrati su una chiave di sicurezza della Schlage, il modello Primus. Come mai? Perché si tratta di un tipo di chiave appositamente realizzato per non poter essere duplicato se non rivolgendosi al produttore. Inutile dire che l’esperimento e’ perfettamente riuscito, e che presto i due rilasceranno l’algoritmo sul quale il software e’ stato sviluppato.
A quel punto tutto quello che servirà per le copiare una chiave sarà una foto della stessa, (perfino una foto della chiave che pende dalla cintura, spiega Lawrence) il software, e un servizio di stampa 3D. «Piratare una chiave sta diventando come nei film: qualcuno deve ottenere l’informazione iniziale, ma poi chiunque può farne una copia», spiega ancora il geniale studente.
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Sembra che i due, per mettere alla prova il software, hanno passato allo scanner una chiave Primus, l’hanno fatta elaborare al loro software e si sono rivolti aq Shapeways per la stampa 3D; facendosi recapitare una chiave in nylon dal ridicolo costo di 5 dollari. Ma spendendone 150 ne avrebbero facilmente ricavata una in titanio, decisamente più resistente.
Aggiunge ancora Lawrence: «Il nostro messaggio è che lo si può fare per ogni chiave di sicurezza. Non è servito molto lavoro. Nel futuro ci saranno modelli disponibili per pressoché ogni tipo di chiave». Non sono le chiavi della Schlage a essere deboli quindi, ma il concetto stesso di chiave a essere ormai quasi superato.
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Sempre secondo i due studenti del MIT, è ormai tempo che le istituzioni passino alle serrature elettroniche con chiavi crittografiche uniche, molto più difficili da copiare: «Se mostriamo che le serrature meccaniche sono vulnerabili alla duplicazione della chiave semplicemente grazie a dei numeri che si possono scaricare da Internet, forse ce ne libereremo più in fretta» spiega Van Albert. E aggiunge infine: «Si accettino queste cose, oppure l’alternativa è rendere illegali le stampanti 3D»
Spero proprio di no, concludo io, visto che l’idea della stampante 3D, per costruirsi in proprio gli oggetti di uso comune, mi sembra una frontiera irrinunciabile del freeware. Per non parlare del fatto che fa molto star trek!
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Francesco Bianchi
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