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Quando in Cgil non c'era il posto fisso

Da Brunougolini
È la storia di un dirigente Cgil un po’ “atipico”, Angelo Airoldi, Il "sindacalista gentile" come recita il titolo del volume (Ediesse) curato da Carlo Ghezzi. È il ritratto di una personalità che "parlava con gli occhi" come lo descrive Pier Paolo Baretta, un suo compagno della Cisl. E si può scoprire, nella ricostruzione della sua breve vita, (scompare a soli 56 anni) una sorta di mobilità dentro il sindacato, forse oggi poco sperimentata. Come quando lascia la segreteria nazionale della Fiom per tornare nella sua Lombardia a fare il segretario regionale. O come quando lascia il “quartier generale” (la segreteria confederale) per andare a vivere un’esperienza nel Veneto. Il giovane che ha avuto come padri putativi Pio Galli e Bruno Trentin, non ha esitato a compiere scelte coraggiose. E a Pio Galli rivolge queste parole: "Proprio tu hai sempre sostenuto la giustezza di un processo di ascesa ai vertici del sindacato di compagni di base, ma anche quello di una ridiscesa per mettere a profitto l’esperienza compiuta". Una filosofia ripresa da una recente Conferenza della Cgil. Magari per spedire dirigenti alla ricerca delle tante Rosarno inesplorate.
Il libro, con la biografia di Nando Liuzzi e le testimonianze di Epifani, Visco, Rispoli, Cofferati e il citato Baretta, esplora, in definitiva, le difficoltà odierne del mestiere del sindacalista. Così scopriamo come spesso le situazioni si ripetano. Anche Airoldi, tenace riformista, come si direbbe oggi con un aggettivo un po’ abusato, ebbe a che fare con un accordo separato, firmato solo da Fim e Uilm. E poi con una lunga marcia per recuperare l’unità perduta. E anche allora dovette fare i conti con una lotta politica, tra i metalmeccanici e nella Cgil, fatta di maggioranze e minoranze. E come non tutti tra i compagni fossero miti e gentili. Le esperienze più belle sono quelle rammentate da Baretta quando rievoca il periodo in cui entrambi si occupavano di formazione, per fare crescere una cultura comune tra i metalmeccanici. Così negli incontri di Misurina poi segnalati come eretici da burocrati degli opposti schieramenti. È anche la scoperta che per rimettere insieme i cocci, occorrono (sono parole di Angelo) regole di autoregolamentazione. Fino ad osservare, di fronte alla frammentazione del lavoro, l’attualità di uno slogan della rivoluzione francese «Libertà, Eguaglianza, Fraternità». Ossia diritti eguali per tutti, tipici e atipici.
Esperienze del passato, utili nel ciclone che investe l’Europa. Non si potrà rispondere solo invocando la tenuta dei salari, mentre il fronte del lavoro si sgretola. Occorrerà qualcosa di diverso, fatto di sviluppo (come nel piano del lavoro voluto dalla Cgil) ma anche di una redistribuzione dei tempi di lavoro. Tema caro ad Airoldi. Perché nessuno rimanga senza quel tempo, fonte d’identità e dignità umana.

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