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Quando in città c’era la Chatillon..

Creato il 29 dicembre 2011 da Gianpaolotorres

Quando in città c’era la Chatillon..Riceviamo da Gigino Zucca una foto fatta da papà quando eravamo bambini,forse il 1957-58,dove vedete mia sorella a sin,l’editore al centro,e Gigi a destra dinanzi la porta di casa nostra,via Leonardo Da Vinci nro 9 ora divenuto 14+

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Parlare di Chatillon fa un pò venire la nostalgia di quando siamo cresciuti tra stranieri,infatti nel kibbutz Chatillon eravamo quasi tutti figli di forestieri.

Mio padre era torinese,mia madre veneta,i genitori di Gigi della Lomellina e via così.Diciamo che un gran bel numero di dirigenti ed impiegati che abitavano nelle case di proprietà della Ditta,come si diceva allora,erano di fuori.

Portavano linfe nuove in una Città tipicamente di estrazione agricola con mentalità,studi,esperienze diverse.

Perchè mi faccia ricordare un kibbutz,tipo di collettività agricola-industriale israeliana,è presto detto.In parte per le abitazioni della società,tutte a ridosso dello stabilimento,e poi i servizi collettivi,il dopolavoro,i campi da tennis,la vecchia pista da ballo trasformata in patinoire di cemento per schettinare,ed infine per la stretta collaborazione tra di noi ragazzi.

I più grandi facevano da guida ai più piccoli andando a piedi verso le scuole dei Fratelli Cristiani,ci si trovava dopo pranzo per passeggiare insieme lungo corso Rigola sino al Tirasegno,dopo lo studio pomeridiano si giocava a tennis insieme,ci si confrontava con i più in gamba a fare le cose,si andava a Messa al San Giuseppe dove c’era l’oratorio,come insieme si osava uscire dal kibbutz,per mettere il naso in Città.

Cose di altri tempi.Non mancava il lavoro ai genitori,ed eventualmente ai figli,era tutto il resto che poteva mancare..ma si stava in buona compagnia e non ci si pensava.C’era ottimismo,quello che invece manca oggidì.

Ho letto da qualche parte due righe di disappunto del Cardinal Bertone che si aspettava qualcosa di più dal cooperativismo in Italia per creare lavoro e, suppongo,solidarietà.

Oggi vi introduco una paginetta sui cent’anni dalla fondazione del primo kibbutz israeliano,Degania, sul lago di Tiberiade, ai piedi delle alture del Golan, alla quale spero di poter far seguire alcune riflessioni sulle comunità autogestite come si son create dalla Russia del 1700 per arrivare sino alle ultime forme di sviluppo misto privato-collettivo,agricolo-industriale,adottate in Israele.

Quando in città c’era la Chatillon..

L’Editore in costume da bagno mentre esce dalla piscina del kibbutz Degania,1977+Il carro è siriano e fu bloccato all’ultimo momento quando era già dentro la cinta del Kibbutz,1948+

2-04-2010

A cento anni dalla nascita, il kibbutz è vivo e vegeto

 

Quando in città c’era la Chatillon..

Le celebrazioni del centenario della fondazione del kibbutz Degania Alef, considerato la “madre” di tutti i kibbutz e le kvutzot (i precursori del modello collettivista del kibbutz), hanno offerto ai membri del movimento kibbutzistico l’opportunità di prendere la parola e di rivolgersi ai denigratori come agli elogiatori.

Si sorrideva molto, mercoledì scorso, nella salone Hatzer Harishonim di Degania Alef durante i festeggiamenti per i cento anni dalla fondazione. In netto contrasto con i festeggiamenti, l’anno scorso, per il centenario di Tel Aviv, celebrati in un tripudio di fuochi d’artificio e mega concerti, il movimento dei kibbutz – fedele al suo stile – ha organizzato celebrazioni relativamente sobrie.

“Noi, che abbiamo scritto la storia di Israele non con i discorsi poetici, ma con le nostre mani, col nostro sudore, con le nostre lacrime e il nostro sangue – ha detto Ze’ev Shor, segretario del Movimento Kibbutzistico – oggi camminiamo a testa alta, anche se ci sono alcuni, nella società israeliana, che hanno dimenticato o che non vogliono ricordarsi o ricordare agli altri chi siamo e tutto ciò che abbiamo fatto”.

Tra i presenti c’era Yossi Vardi, che è a capo dell’Emek Hayarden Regional Council e i cui genitori contribuirono a fondare Degania Alef: “Avrebbero mai potuto immaginare le dimensioni raggiunte dalla loro impresa?” si è chiesto.

Il presidente d’Israele Shimon Peres,in fotografia, che fu uno dei fondatori del kibbutz Alumot, si sentiva a casa sua durante la cerimonia, ed è stato salutato con applausi fragorosi. Uno dopo l’altro, gli oratori hanno ricordato le loro esperienze ad Alumot, che si trova in cima alla collina s Degania Alef.

“Quando mi chiedo: perché mi manca? mi ricordo cosa mi manca – ha detto Peres al gruppo di veterani del kibbutz –

Mi manca il gusto dell’esperienza di una giornata di lavoro che ho imparato al kibbutz Geva. Mi manca Alumot, da dove vedevamo la sorprendente bellezza della Valle del Giordano.

Mi manca la semplicità delle lunghe passeggiate, gli indumenti color kaki stropicciati. Mi mancano le aiuole del Kibbutz Ashdot, i mucchi di banane del Kibbutz Degania, il legno compensato del kibbutz Afikim. Mi mancano i datteri del kibbutz Kinneret.

Mi mancano i campi verdi, le piantagioni e i frutteti. Mi manca il capannone dei latticini, i recinti degli animali e i pollai, da cui provenivano odori diversi – ha continuato il presidente israeliano – Mi mancano le meravigliose passeggiate subito prima dell’alba e le uscite per il pascolo a Wadi Fijas, dove tenevo gli occhi fissi sulle stelle che nascevano con la nuova alba.

Ancor oggi sento un brivido nel corpo ogni volta che sento il nome di Degania, che sia Alef o Bet: l’ordine non ha importanza. Mi chiedo perché mi manca, e solo così scopro a cosa appartengo”, ha concluso Peres.

L’evento ha voluto anche festeggiare cinque membri di kibbutz che quest’anno, come Degania, festeggiano il loro centesimo compleanno. Hava Ashuri, nata nel 1910, ha avuto parole piene di calore per “il nostro giovane presidente” e per il movimento di cui è membro da 79 anni.

Oltre a festeggiare il secolo di storia del movimento, l’evento ha voluto inoltre rendere omaggio a sei membri di kibbutz che hanno dato grandi contributi nei campi dell’istruzione, della difesa, dell’agricoltura, della scienza e dello sport: Yariv Ya’ari, del kibbutz Ma’abarot, per aver fondato la Givol Democratic School a Givat Olga; Kfir Cohen, un residente del kibbutz Kremia, comandante di battaglione nelle brigate di fanteria Kfir; Boaz Hanuchi, del kibbutz Beit Hashita, per aver sviluppato un software che aiuterà a gestire i kibbutz; Oded Rozenkier, del kibbutz Kfar Masaryk, che dirige uno studio di architettura di successo; Inbal Pezaro, del kibbutz Jezreel, per i suoi risultati nelle paraolimpiadi di nuoto; e il calciatore Dekel Keinan, di Rosh Hanikra, per essere riuscito a entrare nella squadra nazionale israeliana.

“Per noi, festeggiare i cento anni dalla nascita del movimento kibbutzistico – ha detto Tali Gordon, membro della Gioventù Studio e Lavoro e residente nel kibbutz Ravid in Bassa Galilea – non è solo la celebrazione di un tempo che è passato: è anche una spia d’allarme che ci dice che, col passare del tempo, la società israeliana tende ad allontanarsi dalla visione dei suoi fondatori e dei suoi pionieri”.

(Da: Ha’aretz, 01.04.10)


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