Verso sera mi affaccio al balcone. La facciata del palazzo è ricoperta da un grosso ponteggio, enormi tubi d’acciaio penetrano fino al limite della finestra del soggiorno. Il ponteggio è protetto da una sottile rete verde a maglie fitte che filtra la luce del crepuscolo e rende l’aria simile a un colore post apocalittico. La domenica sera i rumori distorti della città imbolsita arrivano blandi. Ho appena smesso di scrivere, due pagine e mezzo oggi, è un bottino di cui non posso lamentarmi stando alle difficoltà incredibili che incontro ultimamente per reperire un attimo di pace e solitudine, di quelli necessari a trovare la giusta concentrazione per la scrittura. La mattina ho comprato dei tulipani. L’anziana signora che me li ha venduti si muoveva in quella specie di rimessa adibita a serra con tranquillità e sicurezza, senza sprecare un grammo di energia in più di quella che fosse richiesta dal suo lavoro. È una qualità cinetica che possiedono solo le donne di una certa età che compiono gli stessi gesti da una vita. I tulipani adesso giacciono in un vasetto bianco che fa bella mostra di sé da una mensola del soggiorno. Nel giro di pochi giorni la casa si è ristretta per via della ridotta mobilità delle mie gambe, costrette a un riposo forzato a seguito di un infortunio dovuto alla corsa. Ho un pensiero strano nella testa, da quando abito qui non ho visto da queste parti un solo ubriaco steso su un marciapiede. Il materialismo degli abitanti del quartiere degenerato in spietato cinismo riesce a far vergognare di sé perfino un ubriaco. Per un momento mi viene la tentazione raccapricciante di prendere una bottiglia qualsiasi, tra quelle che giacciono sparse in mezzo ai libri della mia biblioteca, e scendere in strada trascinandomi dietro la gamba malandata per andare a provocare questa società di conservatori giudiziosi e conformisti. Giusto qualche giorno fa si parlava dei miei complessi sociali, dell’eccessivo livore che nutro verso le classi dominanti. Mi guardo allo specchio. Nonostante tutto ho ancora un bell’aspetto quando indosso la faccia del rancore.
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