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Quando la follia è nel DNA: il clone di John Lennon

Creato il 24 agosto 2013 da Sulromanzo

Autore: Daniele Duso

Lennon
L’ultima è di qualche giorno fa: Michael Zuk, un dentista canadese vuol clonare John Lennon utilizzando il dna estratto da un dente del Beatles morto negli anni ‘80. Qualche giorno prima, in quel di Firenze, un gruppo di ricercatori ha aperto una serie di tombe alla ricerca di dna che sveli l’identità della Gioconda di Leonardo. E mentre una ditta offre a modico prezzo, a chiunque, la mappatura del proprio codice genetico, vien da chiedersi cos’altro potremmo aspettarci in futuro, quando la compianta pecora Dolly ha dimostrato che la fantasia di Michael Crichton è ad un passo dal diventare realtà.

Nello specifico della vicenda che vede involontario protagonista Lennon, tuttavia, la principale domanda da porsi dovrebbe essere, semmai, un’altra. Ossia: perché?
Ma prima ripercorriamo velocemente la vicenda. Nel 2011 va all’asta un molare di Lennon che il Beatles medesimo aveva regalato alla figlia della sua cameriera, sua fan sfegatata. Lo acquista, per quasi 20mila dollari (il doppio di quanto stimato), il dentista canadese che se lo mette in tasca e corre a casa. Nessuna dichiarazione nell’immediato, ma un intento segreto, che il dottor Zuk rivela soltanto ora: estrarre il dna dal dente e clonare John Lennon.

Ecco, perché? Michael Zuk è forse convinto che il genio di Lennon sia tutto nei suoi geni e che, dunque, replicando una copia esatta dell’artista si possa forse riportare in vita l’autore di She loves you, Across the universe e Come together? Che dire, la questione è antica. Conta più il talento, innato, o conta più la tecnica, appresa? Ecco, probabilmente la clonazione di John Lennon potrebbe, forse, risolvere una volta per tutte questa questione. Difficile, infatti, che il Lennon II riesca a replicare in tutto e per tutto le esperienze fatte da Lennon nei suoi 40 anni di vita.

Ma anche ammesso che una fortuita serie di coincidenze possa riportare in questo mondo una copia perfetta del Beatles, cosa potrebbe produrre da solo, senza gli altri scarafaggi a ronzargli attorno? Occorrerebbe clonare anche loro e sperare, per ognuno, che si verifichi la stessa fortuita serie di coincidenze. Ma qui, è evidente, la cosa comincerebbe a farsi un po’ troppo complicata. Meglio, ne converrà con me anche il dentista, prendere il clone di Lennon e metterlo, assieme a quello di un mammuth e di qualche altro animale preistorico, all’interno di un parco che vede ricostruiti ambienti naturali, scenari e studi di registrazione tipici di quei tempi. Che altro farne, di un clone di John Lennon?

 


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