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Quando la politica è estremista

Creato il 06 ottobre 2010 da Cittasottile



A forza di dare dell’estremista agli altri, non ci si accorge del proprio estremismo: intollerante, codino, disinformato. Un tradizionalismo supino e basato sui pregiudizi. Sto parlando della pretestuosa polemica innescata da un consigliere circoscrizionale torinese che ha segnalato la presenza, sul sito istituzionale del Comune di Torino, di un link a un sito dell’immigrazione araba in Italia che pubblicherebbe articoli che inneggiano al terrorismo. Polemica prontamente accolta e rilanciata oggi da due quotidiani torinesi, TorinoCronaca e Il Giornale del Piemonte.

Il sito in questione è www.arab.it, al quale il servizio in lingua araba del nostro Comune è collegato in una sola sua pagina che indica, città per città, l’orario di preghiera quotidiano. Un utile servizio per le migliaia di musulmani immigrati in città. Eppure, ecco i titoli di oggi: “Sul sito del Comune un link per fondamentalisti islamici”; “Il Comune promuove l’estremismo islamico”. Secondo i promotori della polemica, “l’home page di www.arab.it contiene una serie di articoli che offrono al lettore tutto l’armamentario ideologico dell’estremismo radicale”. Andiamo a vedere. C’è la lettera dell’Ucoii al presidente Napolitano che legittimamente denuncia il clima di intolleranza in alcune regioni del Nord, citando direttamente il comune di Adro – già tristemente noto per la “fiorita” presenza dei simboli leghisti sui banchi e sulle vetrate di una scuola pubblica – dove il Comune, ai bambini che chiedono di sostituire la carne di maiale, chiede una giustificazione del medico. Dov’è l’incitazione alla violenza? Nella rubrica di libri spiccano quelli di autori italiani che affrontano il tema del pregiudizio e della persistenza degli stereotipi nei confronti della popolazione musulmana. Ci sono le vignette, c’è la pagina dedicata ai nomi di persona, mentre gli articoli affrontano il tema dell’identità musulmana nella società occidentale. Nessuna traccia delle presunte pagine filoterroristiche.

La risposta del direttore responsabile del Servizio telematico pubblico della Città di Torino, Franco Carcillo, non si è fatta attendere: “La pagina in arabo del nostro sito internet fornisce informazioni sulle attività e sulle iniziative del Comune di Torino e più in generale della città ed è rivolto alla comunità araba residente. Il sito è online da aprile 2006, primo caso in Italia per un grande Comune, e ha una frequenza media di circa 1800 lettori unici al mese. Presenta informazioni complementari di utilità per la comunità di riferimento: tra queste il link alla pagina www.arab.it/preghiera.html che consente di conoscere, indicando una località, gli orari di preghiera, elemento di particolare importanza per la cultura islamica”. E tutto potrebbe finire qui. Ma sicuramente questo messaggio, girato ai giornali interessati e pubblicato integralmente dall’agenzia stampa TorinoClick, scatenerà altri boatos. Sappiamo che il tono pacato del buon senso, in politica, è il più delle volte coperto dall’urlo dell’irrazionalità. E che, quindi, nuovo allarme verrà gettato in pasto ai cittadini. I bassi istinti fanno sempre audience.

Lo stesso Carcillo ci propone una serie di altri siti che ospitano un link al sito sotto accusa, e direttamente alla sua home page. “Si precisa – scrive il giornalista – che www.arab.it in quanto tale è referenziato da molti siti italiani: onlus, centri interculturali, istituzioni come il Comune di Parma, il Comune di Roma (notoriamente amministrati da giunte di destra), la Provincia di Torino; esso è presentato dalla stampa come uno dei siti di riferimento della comunità araba italiana e non risulta etichettato come sito per fondamentalisti islamici”.

“Evidentemente – prosegue Carcillo – nel selezionare le fonti si tiene conto della credibilità e della reputazione del sito. A questo proposito, arab.it risulta referenziato anche dall’Osservatorio delle libertà e istituzioni religiose, iniziativa dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Dipartimento di Scienze giuridiche, sede di Piacenza. Con queste credenziali, che si riferiscono al sito nel suo insieme, esso era stato da noi considerato affidabile e utile per l’informazione specifica dell’ora di preghiera, un servizio di grande utilità per i nostri concittadini musulmani”.

Fermiamoci un attimo a pensare, prima di parlare. Al di là delle opinioni su quanto contenuto nel sito in questione, la presenza dei musulmani in Italia è un dato di fatto e la politica dovrebbe occuparsi di ampliare gli spazi di cittadinanza piuttosto che sostenere la paura ossessiva verso altre visioni della vita.



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