Quando le multinazionali del farmaco mostrano i muscoli

Creato il 05 febbraio 2014 da Informasalus @informasalus


Cosa e chi vi è dietro la decisione di aumentare del 58,5% dell'imposta di consumo sulle sigarette elettroniche?

Mi è capitato in articoli e conferenze di paragonare le pressioni sul'opinione pubblica, sulla politica, e sulla ricerca da parte delle multinazionali del tabacco, per ostacolare le leggi contro il fumo, a quelle dell'industria farmaceutica per fare aumentare esponenzialmente il numero dei vaccini obbligatori, o vivamente consigliati.
Di recente questo parallelismo si è materializzato nella realtà, rivelandosi ben più di una similitudine utilizzata dal sottoscritto a fini esplicativi.
Nella puntata del 29 gennaio 2014, la trasmissione La Gabbia (La7) ha dedicato un servizio ad una vicenda passata abbastanza inosservata a chi non ne fosse direttamente coinvolto come consumatore o come venditore. Si tratta dell'aumento del 58,5% dell'imposta di consumo sulle sigarette elettroniche.
Da principio ho alzato le spalle: con i lavoratori dell'Elettrolux lasciati per strada ed un tasso di disoccupazione in Italia tra i più alti in Europa, chiedere di provare compassione per l'imposta sui fumatori di sigarette elettroniche mi risultava altrettanto difficile quanto sentirne per un'imposta sui consumatori di prodotti contro la cellulite.
Poi è scattata la riflessione: un'imposta del 60% sul consumo non è un' imposta. E' un'esecuzione mafiosa contro un settore di mercato. Non è nemmeno un tentativo di succhiare soldi da qualche attività economica redditizia, perché la prima regola per sfruttare qualcuno è di lasciarlo economicamente campare così da potergli sottrarre altro denaro. E' insomma una semplice ingiunzione di morire o sparire. Un'esecuzione: da parte di chi?
La domanda se la poneva anche la giornalista che aveva realizzato il servizio, mentre cercava inutilmente di parlare telefonicamente, o inseguendolo per i corridoi di palazzo, con il sottosegretario con delega ai monopoli Alberto Giorgetti. Solo che l'aumento inizialmente proposto era circa del 25%. Nessuno ha voluto spiegare chi, come e perché abbia di botto introdotto nel testo di legge la cifra del 58,5.
Leggo che in seguito a questa misura nella sola Lombardia chiuderanno 40 aziende produttrici di essenze per sigarette elettroniche e spariranno 400 negozi. E dire che l'imposta è stata inserita nel decreto 76/2013, il cosiddetto "decreto lavoro".
Nel 2012 il settore delle sigarette elettroniche ha prodotto 350 milioni di fatturato, ed è interesse del governo augurargli lunga vita, ripeto, se vuole ricavarci qualcosa in tasse. E' chiaro, pertanto, che il mandante dell'esecuzione è qualcuno che non intende rinunciare ad alcuna quota del mercato del fumo, ad esempio le multinazionali del tabacco. E questa era la conclusione anche della giornalista de La Gabbia.
Ecco, invece, quanto specificava oggi, sabato 1 febbraio, non un sito on-line di idee alternative, ma quello del Giornale.it:
"Contrariamente a quanto si pensa a mettersi di traverso contro il “fumo a vapore” non sono le multinazionali del tabacco, che anzi cominciano a prevedere nella propria filiera anche un segmento dedicato proprio al fumo elettronico, ma il settore farmaceutico che ha visto diminuire l’acquisto dei succedanei del tabacco venduti per attenuare la carenza da nicotina."
Per avere un ordine di confronto: nel 2013, il fatturato in Italia di Novartis, cioè di una singola ditta farmaceutica, è stato di 1931 miliardi di euro.
La domanda che pongo è la seguente: se pur di non cedere un limitato settore di mercato, remunerativo fin che si vuole, ma che coinvolge una frazione minima dei consumatori, le multinazionali del farmaco hanno sentito il bisogno di mostrare così arrogantemente i muscoli, di esercitare pressioni che devono essere enormi, dato che in un momento drammatico di crisi vanno contro l'interesse di tutti (governo, aziende produttrici, consumatori e lavoratori), quali mezzi di persuasione di massa si può pensare mettano in atto quando sono in ballo milioni di dosi di vaccini, la cui somministrazione è potenzialmente diretta all'intero corpo sociale, con un fatturato al cui confronto i produttori ed i venditori di sigarette elettroniche hanno un peso economico paragonabile a quello dei "vu' cumprà" ?



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