Quel giorno un dio (un dio, pur inattivo, è bene sia sempre presente) dimenticò di assicurarsi che le leggi della fisica e il comune buon senso avessero provveduto a vincolare uomini e cose a un comportamento ragionevole. Avrebbe potuto accadere di tutto. Infatti era mercoledì. Segue una cronaca dettagliata degli eventi.
Ore 9:15 AM: Un Terranova attraversa la strada camminando all’indietro. Non se ne avvede alcuno all’infuori del piccolo Dieter, il quale si pone carponi e principia a imitare il quadrupede suscitando l’ira di zia Leni che rimprovera il bambino imputandogli una condotta sconveniente per un membro della stimata famiglia cui appartiene.
Ore 9:57 AM: Il maniscalco Lothar raggiunge la locanda lasciando dietro di sé una scia di sangue. Egli ha infatti ferito se stesso inchiodandosi alla pianta dei piedi due ferri di cavallo. Giunto presso la locanda ordina rilassato un sidro. Quindi lo assapora con visibile e discretamente sonora soddisfazione.
Ore 10:11 AM: Il sole inizia a diffondere sul mondo una luce lilla. A pois verdi. Le superfici che rivestono le cose si adeguano. Il mondo diventa lilla a pois verdi. Alcuni maestri di stile e la maggior parte degli esteti attribuiscono all’autore dell’evento un gusto discutibile.
Ore 10:47 AM: Nasce un bambino con sei dita per ogni mano. Viene chiamato Ludwig.
Ore 11:38 AM: I soldati impegnati al fronte cessano simultaneamente di combattere e altrettanto simultaneamente iniziano a recitare distici elegiaci. L’esametro che precede è di argomento larvatamente licenzioso. Il pentametro che segue elabora quanto precede conducendolo a sconfinare decisamente nel porno. L’apice lirico è accompagnato da gesti esplicativi.
Ore 12:00 AM: Le autorità locali iniziano a sospettare che qualcosa non vada. Viene riunito il consiglio degli abbienti, il cenacolo dei notabili, il gabinetto di crisi e il direttivo del club della canasta. Si incaricano i funzionari preposti a indagare di indagare. Essi, coerentemente, indagano.
Nelle ore successive e per i quattordici giorni successivi alle ore successive, da una parte il mondo persevera nel proporsi quale teatro degli accadimenti più insoliti e bizzarri, dall’altra i funzionari preposti a indagare, pur profondendo energia, impegno, competenza ed esperienza ineguagliabili nell’indagine, non scoprono nulla.
Ore 18:00 PM (quattordici giorni dopo, sempre di mercoledì, il giorno in cui può accadere di tutto): Una segnalazione induce i funzionari preposti a interrogare Loredana Iacono. Il fatto che la fanciulla non possegga un nome tedesco rappresenta di per sé motivo per non sottovalutare la segnalazione. Loredana viene interrogata mentre in piedi, al centro della piazza principale della cittadina, legge un libro aperto sostenuto con entrambe le mani. L’interrogatorio non sembra andare per il verso giusto. La ragazza, infatti, non risponde alle domande dei funzionari e prosegue imperterrita nella lettura. Reiterati inviti a rispondere, a fornire una spiegazione, un alibi, una cosa qualsiasi, non ottengono risultati rimarchevoli. Uno dei funzionari si accorge tuttavia che dalla bocca della fanciulla proviene un fiato, quasi un bisbiglìo. Le si ordina allora di alzare il tono della voce per renderlo udibile. Nulla. Un bisbiglìo. Il medesimo funzionario decide di avvicinarsi per accostare l’orecchio alla bocca della fanciulla così immersa nella propria lettura da apparire quasi estranea alla circostanza contingente e a quanto la circonda. Il suono sommesso diviene parola. La parola frase. La frase rivelazione. Ciò che la fanciulla dice corrisponde a quanto accade di insolito e bizzarro alla realtà. Ogni evento viene descritto mentre accade. Inizialmente ne viene ritenuto la registrazione. In seguito si propende per attribuirgli la natura di causa.
Ore 18:45 PM: Le forze di sicurezza, convocate d’urgenza, intimano a Loredana di cessare di leggere. Le palpebre di Loredana compiono il movimento che le porta a chiudersi sugli occhi, precludendone la facoltà di visione. In quel momento il mondo scompare. Molti aperitivi non vengono consumati interamente.