Da piccola mi appoggiavo in punta di piedi sul lavandino e guardavo mio padre mentre faceva la barba. La sua precisione, la sua pacatezza, il suo sapere esattamente cosa fare, mi rilassavano. E' stato sempre tutto d'un pezzo mio papà. Anche nei momenti meno piacevoli, quando quella mattina il sole non era ancora sorto e io inciampai mentre andavo a fare la pipì su delle valigie in corridorio: capì a soli 5 anni che non era il solito viaggio di lavoro. E in quel suo salutarmi vidi che lui non stava abbandonando me e mia sorella: stava semplicemente salvando se stesso da un matrimonio che era finito. E' stato per questo che non ho mai provato rancore per lui. Nonostante non abbia più fatto colazione con lui a casa la mattina, nonostante nella mia casa non ci siano più state cravatte messe fuori posto e odore di dopo barba, mio padrè è sempre stato con me e sempre lo è . E' sempre con me quando ogni mattina la prima telefonata della giornata è la sua;
E'sempre con me quando nonostante non lavori più a Palermo, torna solo per vedere me mia sorella ed i suoi amici. C'è sempre stato in tutti i modi; Quando, nonostante non vivessimo più insieme, passava a prendermi mi accompagnava ogni giorno a scuola. A metà strada fermava a comprarmi la colazione: quel cornetto con crema gialla era la dolce abitudine di tutte le mie mattine; lo aspettavo in macchina insieme al ticchettiò delle 4 frecce facendo appannare il vetro con la bocca per poi disegnarci sopra. Poi lui tornava e al solito cercava di spiegare ad una bambina piccola che poi il vetro non si sarebbe più pulito. Lo vedevo sparire da piccola quando mi lasciava a scuola troppo presto, nella sua scura macchina; ma ero felice perchè sapevo che l'avrei rivisto l'indomani mattina, sempre alla stessa ora. Ho imparato a non vederlo più a casa a pranzo e a cena ma ho imparato a vederlo con più gioia ogni volta che potevo; solo certe sere, quando fuori pioveva e lui mi riaccompagnava a casa dopo il week end insieme ogni 15 giorni, avrei voluto che il mio papà salisse a casa con me e non che sfrecciasse via dentro la sua macchina. Mi chiedevo sempre dove andasse e perchè tutti i papà tornavano a casa dalle loro famiglie ed il mio inveve doveva per forza andare via. Col passare degli anni le cose sono un po' cambiate e quando iniziò l'università è riuscito a stupirmi quando mi ha detto << mi mancherà non accompagnarti piu a scuola>>
Mio padre c'è sempre stato: era con me quando intraprendevo sempre qualcosa; alle riunioni c'erano tutte le mamme ed un papà, il mio: e nonostante gli impegni di lavoro, ha sempre trovato il tempo per ascoltare la solita professoressa che si complimentava per il mio andamento. Dopo ogni riunione io lo aspettavo fuori in ansia per quel votaccio in matematica; ed ogni volta vedevo prima il suo sorriso sotto i baffi ed il suo dirmi a modo suo che era orgoglioso di me. Mio padre non mi ha mai obbligata a fare nulla; mi ha sempre insegnato a non avere paura di nulla; nemmeno quella volta che mi insegnò a nuotare gettandomi a soli 3 anni in alto a mare: mio padre stava insegnandomi a restare a galla in acqua e nella vita. E' sempre stato orgoglioso di me, anche quando mi ha vista crollare, mi ha vista debole, mi ha vista stringere la mano alla commissione di laurea e mi ha sentita chiamare "Dottoressa": io che odiavo andare dai dottori da piccola e tutte le volte era una lotta fatta di pianti e urla di terrore. Ad ogni caduta c'è stato sempre mio padre: c'era lui tutte le domeniche al parco con la bicicletta e c'era sempre lui a tenere la bicicletta quando io mi stancavo; c'era lui a guidarmi mentre facevo l'autoscontro, credendo fossi al Gran Premio: era l'unico padre che provava a insegnare ad una bambina come evitare gli incidenti in un gioco dove l'obiettivo era proprio quello di scontrarsi; C'era sempre lui quando ho guidato la prima volta la macchina; quando singhiozzando di frizione sono riuscita a fare i miei primi 5 metri senza intoppi;
Grazie a mio padre ho girato un po' di mondo: grazie a lui sono salita sul primo aereo, ho visitato l'europa, ho visto il Papa, mangiato una crepe a Montmartre e sognato davanti la Statua della Libertà di Manhattan. Ed ogni volta, ogni viaggio, era un viaggio alla riscoperta di noi stessi, come padre e figlia: da lui ho imparato ad essere forte, a contare solo su me stessa. Da lui ho imparato che nella vita nulla ti è dato, che le cose te le devi sudare; che la famiglia è importante anche se lui non è riuscito a mantenerla unita; mi ha insegnato che l'albero dei soldi non cresce da nessuna parte, che conta chi sei e non come appari, che non ci si deve omologare a nessuno ma si deve essere sempre se stessi; mi ha insegnato come allacciare le scarpe più velocemente, come andare sui pattini, nuotare e andare in bicicletta; mi ha insegnato tanto e mi insegna ogni giorno a perseguire la serenità a modo mio senza prigioni mentali, ad essere sempre ONESTA in tutto, a non arrendermi. Non avere avuto tutto per scontato con lui mi è servito ad apprezzare ogni singolo istante insieme, prima ora e fino a quando di tempo ne avremo.
Laura Lo Re