Se avete iniziato la lettura di questo post un po’ basite per l’immagine alla vostra sinistra, vi starete forse chiedendo che ci fa un gargoyle in un blog che parla di maternità.
E che ci fa?
Innanzitutto definiamo il soggetto:
Un gargoyle è una scultura dalle sembianze umane o animali che serve normalmente da scolo per l’acqua piovana (ché quando tiro fuori tutto sto sapere mi inviterei fuori a cena).
Nella fattispecie il nostro amico qui di fianco (che un po’ inquieta anche me) viene dritto dritto da quel di Notre Dame, ed è qui a farci compagnia per due motivi:
a) in questo momento abbiamo la stessa identica espressione e appena l’ho visto mi ci sono riconosciuta all’istante
b) testimonia la mia enorme delusione per essere stata bidonata dal Gobbo in persona.
Dovete sapere che nel 2002 debutta a Roma quello che, a mio modesto (ma insindacabile) giudizio è il musical di tutti i musical: Notre Dame de Paris, ovvero la storia di uno così gobbo e così brutto che se ne sta rinchiuso in una cattedrale a suonar campane fino all’età adulta e quando finalmente decide che s’è fatta l’ora di uscire allo scoperto e darsi na’ botta di socialità, si ritrova nel bel mezzo di una mega festa in cui viene proclamato vincitore in quanto maschera più orripilante. Epperò lui non era mascherato.
Insomma, capite la poesia? Ebbene sono circa dieci anni che cerco di vedere dal vivo questo benedetto musical. Succede che prima sono troppo spiantata, poi troppo in procinto di sposarmi e, infine, troppo incinta o troppo appena”partorita” per recarmiCiviSi.
Un paio di mesi fa, mentre son lì che mi faccio bella bella gli affari miei, mi appiccicano sotto il naso un cartellone che reca la seguente dicitura: “Notre Dame de Paris – allo stadio San Siro per festeggiare i suoi dieci anni“.
Sei secondi dopo avevo prenotato online i biglietti e fatto un calendario, stile naja, ove avrei spuntato i giorni che mi separavano dal grande evento.
E che succede?
Succede che il Gobbo mi tira il pacco del secolo e mi scarica via mail (ché non si fa Gobbo caro, e poi ti lamenti che ti confinano in una cattedrale a suonar campane e ti schifano tutti perché sei brutto; fossi almeno bello dentro, e invece te no, cafonazzo e senza cuore fino alla fine).
E insomma questo post un po’ per dire che me la sono presa in quel post e un po’ per dire che no, il mio venerdì 17 non è ancora finito. Che un membro della famiglia ha passato il week end con un occhio cionco causa puntura di zanzara, un altro è tornato a casa a mani vuote dalla battuta di pesca del secolo e l’ultimo si è appena preso il due di picche dall’uomo più sfigato dell’universo (al quale peraltro teme di aver rubato il primato).
E per dire che questo 2011 a tratti fa un po’ schifo (e a tratti no) e l’idea che il prossimo anno sarà quello della fine del mondo no, non aiuta granché!