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Quando non riesco a scherzarci su

Creato il 02 febbraio 2011 da Unnemicoalgiorno

Cari lettori, vorrei condividere con voi dei pensieri che mi formicolano sulla punta delle dita da qualche tempo, anche se può darsi che alcuni punti sia difficile (talvolta lo è anche per me) tracciare una linea netta tra quelli seri e quelli che lo sembrano ma sono solo amari o sarcastici.

Non so se ha a che vedere con gli studi che conduco o più in generale con l’educazione che mi è stata impartita, o magari se hanno agito su di me il dispiacere e l’indignazione di assistere alla strabiliante metamorfosi, ma diciamo pure all’imbarbarimento, di persone che reputavo degne della mia stima e dunque del mio affetto (mai e poi mai sono riuscita a slegare il secondo dalla prima, purtroppo), fatto sta che in me coesistono e finora non hanno mai fatto a cazzotti la profonda sfiducia nel genere umano che vi sarà ormai ben nota e la ferma e incrollabile certezza che l’egualitarismo debba essere la pietra angolare di qualsiasi società che voglia definirsi civile. Da questa singolare coabitazione deriva l’innegabile verità che sì, io odio, ma non faccio del male a nessuno e soprattutto (è qui la sfida) odio tutti senza perdermi in sciocche distinzioni: per esempio, certamente detesto i nostalgici del Ventennio ma anche chi continua a tenere in piedi Lotta Comunista, e posso supportare quest’ultima idiosincrasia con la narrazione fedele di uno degli incontri sulla Cina a cui non ho avuto la prontezza di spirito di rifiutare di partecipare; a proposito di cinesi, mi stanno piuttosto antipatici ma non meno degli spagnoli e in generale di qualsiasi altra popolazione (con la considerevole eccezione dei francesi e soprattutto degli italiani, entrambi così inspiegabilmente inadeguati rispetto alle bellezze naturali, architettoniche e artistiche dei loro paesi); per quanto riguarda le religioni, mi sono tutte odiose in massimo grado in quanto ontologicamente liberticide e se ce n’è una che mi urta più delle altre questo dipende solo dal pervicace attaccamento del papato alla città eterna e dalla conseguente e sistematica intromissione del Vaticano nelle faccende politiche italiane, quindi anche mie. E si dà il caso che io riconosca a pochissimi soggetti, tra i quali il Vaticano non è di certo annoverato, il diritto di sindacare sulle mie faccende.

Ma sto divagando, mi sto allontanando troppo (e vi anticipo già da ora che sto montando tutta questa premessa perché il fatto che voglio raccontare occupa lo spazio di due righe). Tra le tante cose che detesto, volevo dire, c’è la Lega Nord. Non è solo la fortunata coincidenza che mi ha voluto posizionare su un gradino più alto della scala evolutiva rispetto, che so, a un Borghezio (ma credo che il giudizio si possa estendere a tutti coloro che partecipano, attivamente o passivamente, alla grande panzana della Padania libera) a dettare questo astio – e, tra parentesi, a farmi torcere le budella quando leggo di Gianfranco Miglio “ideologo della Lega Nord”, tanto i concetti di “idea” e “leghista” mi paiono mutualmente esclusivi. No, c’è dell’altro e ve lo spiego così: sono più che convinta che l’intolleranza verso gli intolleranti sia non solo legittima, ma un preciso dovere di chiunque conservi un briciolo di senno. Gli intolleranti sono pericolosi e vanno fermati senza pensarci due volte; non gli si deve permettere di lavare gli autobus in cui sono saliti degli immigrati o di prodursi in azioni razziste e lesive della dignità altrui. La decadenza è un processo, non un momento, e una volta che è stata permessa e sdoganata una barbarie ne arriverà una ancora peggiore, fino alle stelle sulle casacche o alle ordinanze contro i matrimoni misti.

E dal momento che quando dico che secondo me stiamo prendendo una direzione sbagliata e che questo non è il fascismo bensì Weimar mi ridono in faccia, ecco un episodio che mi è capitato oggi (bugia: mi è capitato ieri, ma non ho avuto il tempo di scriverlo e comunque sono ancora inferocita): stavo aspettando l’autobus insieme a un extracomunitario, presumibilmente un indiano o un pakistano, quando è passato un anziano con una bicicletta. Entrambi, sottolineo entrambi, abbiamo commesso il madornale errore di dedicargli un’occhiata di sfuggita ma solo l’extracomunitario ha suscitato nel passante un’ira spropositata, ricavandone il colorito invito a farsi “i cazzi suoi” e, per soprammercato, tornarsene da dov’è venuto. Ché questa è casa nostra, mica sua.

Questo sconosciuto signore, protagonista occasionale di uno di quei piccoli episodi di cui la nostra quotidianità e ormai ricca, è simbolicamente il mio nemico del giorno. A rappresentare tutti quelli come lui, chi li aizza e chi s’ingegna per porre basi politiche, giuridiche e financo morali all’odio verso il diverso. Io vi detesto senza curarmi dei facili sofismi che per questo mi vorrebbero uguale a voi, vi detesto e ne sono tanto fiera da scriverlo a chiare lettere.


Filed under: Cortesia portami via, Gente senza ritegno, Le mie battaglie perse, Nemici, Politica

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