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Quando revisioni un racconto

Da Marcofre

Provo a ragionare su quello che ho imparato con le revisioni/riscritture dei miei racconti. Sono solo (si fa per dire) delle indicazioni generali, che non possono scendere nel particolare per un motivo semplice. Se la scrittura è un percorso e un abito personale, è pericoloso imporre e dettare leggi. È una tua faccenda, e basta. Però credo che quello che mi è capitato in queste settimane (mesi) di revisioni possa essere utile anche ad altri. Per indurli a prestare attenzione a dettagli e sfumature che non si riesce più a distinguere.

Anche se ci si allontana dal testo, accade che qualcosa sfugge all’occhio. Per questo ci vuole un occhio esterno.

Bando alle ciance ed ecco il breve elenco degli incidenti che mi sono capitati nella mia opera di revisione.

  • Attenzione ai termini dialettali. Non parlo il dialetto ligure, anche se lo capisco. Eppure in un racconto mi si è infilato proprio un termine dialettale. La persona che legge i miei deliri, che per l’accuratezza con cui svolge il suo lavoro posso chiamare “editor” (anche se ufficialmente non lo è), me lo ha fatto notare. Io l’ho visto, letto e riletto non so quante volte, e non lo avevo notato.
  • Attenzione ai nomi dei luoghi. Ci sono certi luoghi che conosciamo bene e che hanno un preciso appellativo che al di fuori della città, non sono affatto conosciuti o compresi. Spesso si tratta di quartieri, o zone, che abbiamo frequentato con una certa assiduità. Per esempio: se dicessi: “Al Prolungamento” cosa penseresti, esimio lettore di questo blog? Boh!
    Per fortuna la persona che legge i miei racconti mi ha chiesto: Ma cos’è ’sto Prolungamento? Se si scorre questa pagina sino in fondo si capisce di cosa parlo. Però ho dovuto modificare un poco il brano per renderlo più comprensibile (spero).
  • Attenzione ai segni d’interpunzione. Qui c’è poco da dire. Se qualcuno crede di poter ignorarli, commetterà un grande errore. Non ho altro da aggiungere.
  • Attenzione allo scambio dei nomi. I racconti sono brevi, e si affida tutto alla memoria, certo. Quanta fatica occorre per tenere bene a mente un paio di nomi? Nessuna giusto?
    Però a un certo punto Caio, diventa Sempronio, e non te ne rendi conto. Quando qualcuno te lo fa notare ti si ghiaccia il sangue nelle vene. Perciò è bene ricordarsi sempre di segnarsi i nomi dei protagonisti da qualche parte, anche se si tratta solo di racconti, e verificare che dal principio sino alla fine non abbiano crisi d’identità.
  • Attenzione alle rime. Non è sufficiente rileggere, è bene farlo ad alta voce. Lo so che i vicini possono pensare che la malattia mentale abbia preso residenza in casa tua. Però leggendo ad alta voce si trovano delle rime indecenti. L’occhio è discreto, non produce rumore o suono e il silenzio come si ripete e si afferma spesso, è l’amico di chi scrive. A volte, ti frega.
    In alternativa, procurarsi un lettore/lettrice attento che riesca a stanare eventuali rime.

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