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Quando si scopre la complessità della vita

Da Marcofre

Scrivere di ciò che si conosce è un’eresia bella e buona. Chi segue questo scalcagnato blog da un po’ di tempo sa già come la penso al riguardo. Si tratta di un’eresia perché una tale affermazione (molto popolare anche tra autori popolari, quindi principi delle classifiche) colpisce il cuore stesso della scrittura.

Se volgiamo lo sguardo a gente del calibro di Tolstoj o Zola, scopriremo una banale verità. Il loro è stato una sorta di cammino, e questo è sempre e comunque una faccenda del tutto personale. Quindi è interessante cercare di saperne di più, esplorare il percorso che li ha resi eccellenti. Però non si può ricavare sangue dalle rape, né indicazioni davvero utili da un Zola. Perché lui era unico, così come ciascuno di noi.

Affermare che ci si deve basare sulla propria esperienza significa che non esiste cammino, e nemmeno nulla di personale. E se non esiste nulla di personale allora non ci sono dubbi che non potrà nemmeno esistere un’autentica voce, uno stile. Ma solo un muggito più forte degli altri.
Sia la voce che lo stile sono faccende che esistono solo dopo che un autore impara a osservare cosa lo circonda, e già in questo semplice gesto, dichiara da che parte sta.

Non basta.

Quello in fondo è alla portata di tanti; non di molti poiché si tratta sempre di una faccenda complicata: sì anche l’osservazione è un compito difficile. E le persone adorano le cose facili.

In seguito, diventa necessario trovare il modo giusto di dire e descrivere quello che i sensi osservano: il nostro modo. Richiede tempo, spesso anni, ma questo non dovrebbe in alcun modo spaventare. Irritare sì, perché c’è sempre un mucchio di persone che con meno sforzi, ottiene grandi risultati. Se si possiede il talento, l’ultima cosa di cui c’è bisogno è essere preoccupati.

In fondo, cosa può succedere di tanto grave?

Caso numero 1: dopo decenni di apprendistato riesci a pubblicare con una piccola casa editrice. Bene, bravo.
Oppure, non ne puoi più e ti affidi all’auto-pubblicazione. E ottieni dei risultati.

Caso numero 2: va tutto storto. Niente casa editrice, e l’auto-pubblicazione si rivela una delusione, per una serie di circostanze strane e fuori dal proprio raggio di azione. Meglio fare amicizia con questa possibilità perché è la più probabile.

Lo so, è triste, e inoltre ingiusto; ma la vita non è mai giusta. È vita: non ha tempo né voglia di schierarsi dalla nostra parte.

Ci si deve preoccupare solo quando qualcuno tenta di rendere le cose semplici. Di solito questo accade quando è necessario mantenere tutto sotto controllo. Vale a dire: tutto è merce, tu sei un prodotto come tutti gli altri. Sei un detersivo, e non puoi pretendere di combinare altro nella vita. Se un bel giorno il detersivo anela a scrivere, bene: ma non potrà che scrivere di detersivi.

È questa la logica che impera, che adora nascondere la complessità della vita, il mistero dell’essere umano. Sei un detersivo. Siamo dei prodotti, dobbiamo svolgere bene il nostro compito: e basta.

Quando si scopre la complessità della vita, il suo mistero, di solito si diventa persone migliori. Magari autori di peso, ma questo è un’altra storia.


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