Risposta rapida: non ne ho idea.
Perché allora chiederlo? Tutto nasce dalla rilettura del racconto breve “Selezione del Personale“, che avevo già provveduto a revisionare.
L’ho ripreso ancora una volta per sottoporlo al processo di rilettura, persuaso che se la cavasse bene, visto che aveva subito qualcosa del genere.
La realtà è diversa; meno male.
Ci possono essere diverse spiegazioni al riguardo. Provo a elencarle:
- Sono una bestia.
- Scrivo molto male.
- La fretta ammazza ogni storia.
E via discorrendo.
La fretta è di sicuro il problema numero uno; non solo il mio.
Posso affermare questo: ha ragione Stephen King quando dice che rivedere quanto si è scritto è divertente. Separarsi per settimane dal testo prodotto, permette di affilare la lama con la dovuta perizia, prima di colpire con la necessaria precisione e durezza.
Aggiungo anche che il metodo che sto utilizzando mi piace e sembra funzionare a dovere. Non sto a ripetere di cosa si tratta; basta andare a leggere il post dedicato, più un altro in cui illustravo meglio la procedura.
Riguardo la domanda del post: è arduo trovare una risposta. Forse si sente che è ora di smettere. Si intuisce che si potrebbe fare ancora del lavoro sulle parole, ma è tempo di metterlo alla porta e dirgli:
“Senti bello, ho fatto tutto quello che ho potuto. Adesso arrangiati”.
Tre sono le direttive nella scrittura: essere interessante, essere efficace, creare valore. Tutte queste cose assieme, anche se imperfette, possono spingere una persona a fermare lo sguardo sulle pagine di un libro, perché ha trovato un bene prezioso. Se viceversa passa oltre, sarà più povera. O forse non gli piace. O ancora, abbiamo fallito nonostante il nostro impegno.
La scrittura è bizzarra. Esistono altri campi dell’attività umana che permettono una verifica precisa del lavoro svolto. Se per esempio costruisco ponti, la loro qualità non è data dal fatto che “i lavori sono terminati”. Bensì dalle prove di carico cui sono sottoposti. Se reggono, il lavoro è stato fatto a regola d’arte. Se crollano…
Un racconto o romanzo deve essere sottoposto prima o poi al giudizio del lettore; ma magari non ama il genere. Ha litigato con la moglie/il marito. La storia è un colabrodo. Tutto questo e molto altro, non fa altro che aumentare la difficoltà nell’arrivare alla decisione di congedare il proprio scritto.
Se sei un principiante, hai pure lo svantaggio di NON avere alcuna idea se il risultato di uno, due anni di scrittura è almeno decente. Forse lo è, forse no. Non hai ancora lo sguardo severo che viene dall’esperienza, che non potrà mai essere acuta quanto quella di un bravo editor; ma è pur sempre qualcosa.
Questo post deve però volgere al termine. Allora diciamo che butti fuori una storia per sfinimento. Magari le virgole sono da rivedere, e pure i due punti. Ma tornarci ancora sopra, è qualcosa che ti mette di malumore; eppure la scrittura dovrebbe essere un piacere, almeno un po’ e ogni tanto. Non vuoi più vederla, e desideri pensare ad altro, a un’altra storia magari.
Io mi comporto così, non so se sia il metodo giusto. Ma ho imparato questo: ci sono un milione di metodi, quello giusto, perfetto, temo che non esista.