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Quando uno scrittore si blocca

Da Marcofre

John Gardner scrive qualcosa di molto interessante a proposito del blocco dello scrittore.

Secondo lui, ciò accade quando non ci si lascia trascinare “dal fluire della lingua”. Dice proprio così (a pagina 241 de “Il mestiere dello scrittore”).

L’aspetto interessante è che la penso così. Mi è capitato di arrivare a un punto nella mia scrittura in cui non riesco ad andare avanti. Non lo chiamo “blocco” anche se per motivi diciamo pratici, possiamo definirlo in questo modo.

Mi pare qualcosa di differente. Vale a dire, ci si ritrova con del materiale che non è convincente. Attenzione: può essere buono se per esempio fosse inserito in un altro racconto. Dentro quello che stiamo scrivendo, zoppica, lo appesantisce.

Gardner consiglia di superare il problema anche con l’auto-ipnosi; un po’ strano, ma forse funziona. Però lo ignoro. È la prima volta che ne sento parlare.

Il mio consiglio, per quello che vale, è di rileggere quello che si è scritto. In fondo è come aver perso di vista il corso di un torrente. Lo si è seguito per un certo periodo, poi la boscaglia, la stanchezza, la conformazione del terreno, i suoi ostacoli, il buio, ci hanno allontanato da esso. Sentiamo le acque che scrosciano da qualche parte.

Per quanto ci sforziamo, non riusciamo a procedere davvero. Giriamo in tondo.
Quello che resta da fare è lasciar perdere quello che avevamo tra le mani, e tornare alla fonte. Al torrente. Ritrovare la spinta che ci aveva messi in cammino, e che avevamo trascurato.

Credo che succeda sempre, o molto spesso. Quando si sente parlare di disciplina in scrittura, non significa solo: “Ogni giorno devi scrivere per otto ore”. È importante, si capisce.

Forse la disciplina vuol dire seguire l’idea. Non lasciarsi distrarre da sviluppi che invece di perseguire l’efficacia e il valore, si limitano a riempire la pagina. Tutti sono capaci di farlo, anzi lo fanno quasi tutti. Non lasciarsi sedurre dall’autobiografismo, dalla soluzione ovvia: ecco che cos’è la disciplina, secondo me.

Gardner parla di fiducia. Per come la vedo io, occorre dare fiducia all’immagine che ha fatto scaturire la storia. Senza esagerare, perché a volte questo procedimento non conduce al traguardo. La storia è magari balorda, e se non convince l’unica cosa da fare è lasciarla perdere. Succede. Anche se si torna alla fonte, al torrente da cui tutto è nato, non si ottiene nulla.

Accanto, la consapevolezza che scrivere è una brutta faccenda. Non è facile, non offre nulla di davvero tangibile (almeno secondo i criteri che vanno per la maggiore: denaro e successo). Però se si desiderano sul serio queste cose, mica si sta per delle giornate intere su una pagina…


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