Quando le opinioni sono in realtà giudizi, affermazioni, enunciati simili a frecce avvelenate?
Una occasione di risposta è arrivata dall'editoriale del critico televisivo, e del (mal)costume italiano, Aldo Grasso, intitolato "Giovanardi e quelle frecce che avvelenano solo lui" (Coriere della Sera. 3 febbraio 2013)
"E' più facile coltivare con fermezza opinioni temerarie che essere assennati: Carlo Giovanardi, ospite di una trasmisione, ha di nuovo infierito su Stefano Cucchi, il ragazzo deceduto nel 2009 durante la custodia cautolare...poi con insolenet cinismo ha attaccato la sorella di Stefano..."
Così inizia l'articolo di Grasso, alludendo alla scelta di candidarsi della sorella di Cucchi accusata dall'ex ministro di voler sfruttare a fini elettorali la tragedia del fratello.
L'articolo si chiude con una frase lapidaria:
"Con crudele euforia Giovanardi ha scoccato una freccia che, però, gli si è ritorta contro, ed è il solo ad averne ricevuto il veleno"
Quale riflessione aggiungere? La scelta di entrare in politica, candidandosi, da parte di chi è stato direttamente o indirettamente vittima di una tragedia può di sicuro servire a portare avanti una battaglia ideale di difesa di dirirtti civili eventualmente calpestati.
A differenza di chi si affida alla politica solo per far carriera e affari, o personale tornaconto, "sfuttando" la buona fede e l'ingenuità di tanti elettori, magari facendo mirabolanti promesse elettorali!
Promesse che in questo caso, ahimè, si ritorcono come frecce avvelenate non verso chi le fa ma verso chi le accoglie, queste promesse.