In questi giorni ha preso il via il processo a quattro leader della dittatura cambogiana ancora in vita, accusati di crimini di guerra e contro l’umanità. La Cambogia volta quindi definitivamente pagina sul sanguinoso regime ateo dei Khmer Rossi, che sotto la guida di Pol Pot, tra il 1975 ed il 1979, portò il terrore nel Paese asiatico, con la morte di circa due milioni di persone su 7 milioni. Proprio tra il 1975 e il 1979 verrà instaurato l‘ateismo di Stato.
Come ricorda il giornalista, storico e collaboratore de Il Foglio Francesco Agnoli nel suo saggio “Perché non possiamo essere atei” (Piemme 2009), «al culmine del delirio, sotto l’ateissimo regime comunista di Pol Pot, si arriverà a ordinare per legge non solo il rogo dei libri del passato, ma persino delle fotografie dei privati, per cancellare anche il ricordo fotografico di com’era il mondo prima dell’avvento del regime comunista dell’Angkar» (pag. 180,181). Questo ricorda molto il modo di agire della lobby atea di oggi, anche quella presente in Italia, la quale cerca di imporsi nella società cancellando e tagliando i ponti col passato, con la tradizione, con i simboli di essa. Ma non è finita.
Più avanti (pag. 235) Agnoli spiega che la Cambogia comunista, «quel paese governato da personaggi che avevano appreso il loro ateismo a Parigi, innamorandosi della Rivoluzione francese, dal 1975 al 1979, fu proibito anche leggere, ridere o cantare. Ogni spostamento era controllato, ogni proprietà, perfino delle posate personali, proibita, le case tutte uguali». Riguardo alla morale sessuale, continua lo scrittore, «ci furono massacri eugenetici di malati, feriti e handicappati, divieto di utilizzare le parole “padre” e “madre” anche per i bambini». Notiamo che tutto questo è stato copiato fedelmente dalle potenze europee di oggi, ovviamente mascherato sotto una terminologia più moderna: eutanasia, aborto ed eliminazione dei termini politicamente scorretti verso i genitori (come appunto “papà” e “mamma”), avvenuto ad esempio in Spagna nel 2006, in Scozia nel 2007 e in Inghilterra nel 2008.
Si domanda quindi Agnoli: «sono mai successe vicende simili nell’Europa delle cattedrali, di Dante, Giotto e Cimabue?».