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Quante verità su Giulio Regeni per farcelo dimenticare

Creato il 11 marzo 2016 da Postik @postikitalia

di Gianpaolo D’Elia

“Zitto, zitto … stammi a sentire, che meno domande ti fai e meglio è”.”Ma sant’ Iddio! E’ morto un ragazzo, un ragazzo che aveva la stessa età di tuo figlio … e se fosse stato tuo figlio?” “Ma non era mio figlio … e neanche il tuo! E’ morto un ficcanaso. Un  ficcanaso ingenuo e idealista … insomma la categoria peggiore! E poi che c’entriamo noi con questa storia? E’ andata così! La morte di uno studente non può compromettere i rapporti diplomatici tra due nazioni. Vuol dire che Giulio sarà stato una vittima della tortura e, perché no, della ragion di stato. Non sarà né il primo né l’ultimo”.

“Ma come facciamo a giustificare una cosa così grave? Come facciamo a spiegarla agli italiani?” L’altro uomo ride, prima in modo sommesso, poi sempre più forte:”gli italiani? Hanno la memoria corta. Passate le prime settimane non ricorderanno neanche più il nome di Giulio Regeni. Forse tra qualche mese qualcuno ricorderà ancora, vagamente, che alcuni mesi fa in una strada del Cairo è stato trovato il corpo senza vita di un ricercatore italiano … forse vittima di un furto con un epilogo particolarmente drammatico. Gli italiani, come dici tu, questo ricorderanno.

E tra un anno non ricorderanno neanche più questo”. “Ma i familiari?” “Si rassegneranno. Oppure continueranno a tormentarsi, a interrogarsi e a pretendere di conoscere la verità … Intanto intorno a loro la vita continuerà a scorrere come sempre; mentre gli italiani si saranno ormai dimenticati di loro e del loro dramma. Gli italiani? Gli italiani, amico mio, hanno dimenticato cose ben più gravi!”

Il dialogo è immaginario, la situazione no. La storia, lo sappiamo, è quella atrocemente vera di un ricercatore universitario, un ragazzo, uscito una sera per andare a casa di alcuni amici, ad una festa, e sparito nel nulla. Il suo corpo, ritrovato senza vita solo dieci giorni dopo, racconta di almeno una settimana di atroci torture: le unghie delle mani e dei piedi strappate senza pietà, bruciature di sigarette su tutto il corpo. Un orecchio mutilato. Le falangi delle mani fratturate in più punti e – colpo di grazia – una frattura al midollo spinale, inferta con un colpo secco, letale, ad una vertebra cervicale. Tutto parla di un omicidio politico; le sevizie inflitte al ragazzo hanno il marchio inequivocabile degli interrogatori che le polizie segrete riservano a coloro che sono ritenuti spie. Chi era veramente Giulio Regeni?

DeLLa (Riccardo Dell'Acqua) Verità per Giulio

DeLLa (Riccardo Dell’Acqua) Verità per Giulio

Troppi i ruoli che il giovane sembrava ricoprire: ricercatore, giornalista (tra l’altro con uno pseudonimo) per un giornale di chiara matrice comunista e, cosa più grave, militante politico per la causa di opposizione al regime. Chi ha infierito senza pietà sul suo corpo era convinto, sbagliandosi, di poter ottenere informazioni preziose. Chi era di fronte a Giulio, in quel frangente di sicuro legato su una sedia, avrà continuato per ore, per giorni, a colpirlo al volto e al torace, incurante delle sue grida e della sua paura, forse addirittura deridendolo.

I primi esiti dell’autopsia e le indagini portate avanti dal nostro team investigativo sembrano portare ad una conclusione inconfutabile: Giulio è stato sequestrato il 25 gennaio in occasione di una retata, il che farebbe pensare proprio ad una cattura casuale, non mirata. Tutto ciò avvalorerebbe la tragica conclusione di questa storia surreale: il ricercatore, scambiato per una spia, sarebbe dunque stato giustiziato per “errore”, per una guerra che non era neanche la sua.

Ma queste, ovviamente, sono solo delle ipotesi. Ci sono, al contrario, le affermazioni ufficiali delle autorità egiziane che sembrano andare in tutt’altra direzione; indagini che sembrerebbero parlarci, appunto, di un tentativo di rapina o, forse, di un sequestro di persona. D’ altra parte, aggiungono i portavoce del governo egiziano, sembra che Regeni frequentasse da tempo ambienti malavitosi. Azzardiamo noi, a questo punto, una ipotesi su come siano andate le cose: il povero Giulio esce di casa per recarsi chissà dove (ad una festa? Ad incontrare degli amici? A questo punto poco importa). Si accende una sigaretta e – ahimè – quell’istante di distrazione gli è fatale: inciampa rotola per terra provocandosi, in questo modo, bruciature su tutto il corpo e fratture multiple, compresa quella letale al midollo spinale. E se non è sfiga questa! L’orecchio mutilato? Vai a capire ‘sti ragazzi oggi che combinano! Magari un pearcing riuscito male! Intanto però ci consola l’esternazione, di qualche giorno fa, del nostro ministro Gentiloni: “L’Italia non si accontenterà di una verità di comodo”. Sante parole, degne  del titolare della Farnesina!

Intanto mentre in nostro ministro degli esteri rilascia interviste indignate, una ventina di funzionari egiziani sono sbarcati al centro di formazione per la tutela dell’ordine pubblico di Nettuno, alle porte di Roma, dove si insegnano le tecniche per fronteggiare i manifestanti. In pratica noi insegniamo agli egiziani le tecniche per utilizzare al meglio gli sfollagente, gli idranti e i lacrimogeni. Un macabro scherzo? Tutt’altro. Questi corsi di formazione rientrano negli accordi bilaterali che abbiamo con l’Egitto: “formazione” del personale in cambio della riammissione dei migranti. Una situazione quantomeno imbarazzante? Ma andiamo … la vita continua! In fondo anche il povero Giulio vorrebbe la stessa cosa. “Giulio chi?” “Ma come … non ricordi? Quel ragazzo … adesso non ricordo chi fosse … credo uno studente, sì, uno studente morto per overdose, adesso ricordo. Sì, una brutta storia … Oh scusami, ho un messaggio su whatsapp … .

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Di Gianpaolo D’Elia 

Vignetta di DeLLa Riccardo Dell’Acqua 


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