Busto di Annibale conservato al Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
“Signori dei cavalli”, cavallerizzi dall'abilità prodigiosa, erano certamente i Numidi, che Annibale portò con sé dal nordafrica.“Signori dei cavalli”, ma di altro tenore, erano Marco Minucio Rufo, magister equitum di Quinto Fabio Massimo Verrucoso, detto il Temporeggiatore, e Tiberio Sempronio Gracco; “signore dei cavalli” era quel Mancino, luogotenente di Minucio Rufo, che tentò di affrontare da solo i Numidi mentre devastavano la Campania nel 217 a.C. e rimase ucciso nel tentativo, e il tal Claudio Asello, il più abile cavaliere romano.
“Signore dei cavalli”, anzi, hipparchos fu Hegeas, comandante della cavalleria neapolitana che tentò altrettanto l'anno seguente mentre Annibale cercava di prendere Neapolis.
“Signore dei cavalli” fu il giovane Lucio Bantio, cavaliere di Nola, il più abile cavaliere degli alleati, sopraffatto a Canne dalla gran massa di uomini e animali che gli erano caduti addosso e conquistato dalla buona disposizione di Marco Claudio Marcello a restare fedele a Roma.
Ma più di tutti furono “Signori dei cavalli” i Ninnii celeres, i fratelli, nobili capuani, che ebbero come ospite ad un banchetto nella loro casa Annibale, insieme al tal Kerrino Vibellio, detto Taurea.
1/4 di Shekel in elettro (lega di oro e argento) attribuito a Capua, del periodo tra il 216 e il 211 a.C. Sul recto è la testa di Tanit, la principale dea del pantheon cartaginese, mentre sul verso è un cavallo.
Fonte: www.magnagrecia.nl.
È la storia di Napoli e della Campania, e sono contento di proporvela così come l'ho scoperta.