C’è un mistero che, nei miei anni di giornalismo investigativo*, non sono mai riuscito a svelare. Il complotto del silenzio che rende impenetrabile l’arcano è totale e apparentemente priva di brecce. Tutti i soggetti coinvolti in tale mistero si guardano bene dal tradirsi l’un l’altro, forse perché hanno soltanto da perderci.
A dire il vero qualcosa, col tempo, sta filtrando. Sono tuttavia voci di corridoio, dati sfuggiti al controllo dei censori, ma smentiti (o al meglio non confermati) da altre fonti.
Non sto parlando dei templari, dei massoni, della P2, dei contattisti alieni, di qualche setta segreta. No, sto parlando delle vendite dei libri di autori italiani.
Ebbene sì: pare che dietro l’editoria nostrana ci sia molta confusione, tanta omertà, e anche un po’ di pudica vergogna. Tacciono gli autori, che pure avrebbero tanta voglia di sfogarsi. Tacciono gli editori, e quando non tacciono mentono, sparando dati di vendita palesemente inventati. Tacciono anche gli intermediari, semplicemente perché in Italia figure quali le vere agenzie letterarie** non esistono, nemmeno per sbaglio.
Dove sta quindi la verità?
La verità, per quello che ho visto io, è che se un editore medio/piccolo – categoria che comprende oltre il 70% dei soggetti editoriali italiani – riesce a vendere 1000 copie di un libro, stapperà lo champagne, incredule e felice.
Solo 1000? Ebbene sì. Sapete quei titoli che di tanto in tanto i quotidiani sparano in trentacinquesima pagina, del tipo “Gli italiani non leggono più“? Ecco, se vogliamo dare un senso concreto a questa affermazione, rendiamoci conto che la soglia del “successo” si posiziona sulle mille copie vendute. Sull’intero territorio nazionale.
Dobbiamo quindi dedurre che l’autore medio vende sì e no 500 copie, mentre alcuni vendono la miseria miserabile di 100-200 copie (misere).
Tenete conto che sto parlando di quella grande fascia editoriale che esclude le “grandi sorelle”, che di fatto monopolizzano la distribuzione dei libri nei grandi megastore. Ed è proprio la distribuzione a fare la differenza, per quanto la penuria di vendite dei piccoli/medi editori non sia certo imputabile solo a questo fattore.
E qualcuno prima o poi dovrà parlare dei soldi che girano attorno al macero dei libri.
Quale considerazione traiamo da questa serie di numeri? Innanzitutto che, in Italia, scrivere non è un mestiere tale da consentire a un professionista di campare grazie a esso. Anzi, per dirla tutta il livello di introiti, contando le scarse royalties che concede una casa editrice, con le vendite di un libro si fa fatica a pagare una mensilità del mutuo. Tanto per citare altri numeri, tali royalties vanno da un minimo del 3-4% sul prezzo di copertina, al 10-12% per gli scrittori che hanno già un solido curriculum, e che sono quindi in grado di garantire solide vendite. Quando va proprio di lusso l’editore può anticipare una quota forfettaria, che in ogni caso rimarrà nelle tasche dell’autore. Comunque è una soluzione poco praticata nella piccola-media editoria, a meno che non abbiate un nome veramente spendibile.
A questo punto il quesito è uno soltanto: c’è qualche scrittore, tra quelli che leggono abitualmente Plutonia Experiment, che vuole raccontare la sua esperienza?
Sarebbe interessante avere dati precisi, sia che si tratti di editoria tradizionale, di mercato digitale, di autoproduzioni. La mia sensazione è che, in Italia, le vendite siano in lenta ma costante discesa. Senza girarci troppo intorno, la causa principale è il disinteresse globale verso la lettura.
Occhio: arriva il colpo di scena.
Questo post però è un po’ datato, ve lo devo confessare. Sì, questa è una specie di colpo di scena. L’articolo l’ho scritto e programmato prima di iniziare a vendere i miei ebook su Amazon. L’esperienza in realtà si sta rivelando più positiva del previsto. Non che le vendite siano milionarie, eh, ma, considerando tutti i titoli che ho in vendita (qui), ne piazzo 7-8 al giorno. Detta così sembrano pochi, ma considerate che in un anno posso arrivare, ipoteticamente parlando, a più di 2700 copie vendute. Probabilmente di più, considerando nei primi giorni di pubblicazione le cifre sono molto più alte.
Sicché posso azzardare questa teoria: con l’autopubblicazione di ebook sono potenzialmente in grado di vendere più di uno scrittore “medio” regolarmente pubblicato. Certo, il discorso è molto più complesso (entrando in gioco fattori quali la promozione, la qualità, il marketing), e magari un domani ci torneremo***.
Che ne pensate di entrambe le situazioni esposte?
Se ci siete, battete un colpo.
- – -
* Sì, ho questo strano vizio di documentarmi sui post, prima di pubblicarli.
** Se non sapete cos’è una vera agenzia letteraria, evitate di segnalarmi quelle italiane, che pur dicendosi serie si occupano in realtà di tutt’altro.
*** Tiro l’acqua al mio mulino? Mah, vedetela un po’ con la prospettiva che preferite. In realtà una non esclude l’altra.