Questo e` cio` che si chiedono i lavoratori italiani in questo ultimo e difficile periodo che il Bel Paese sta attraversando, alla luce della manovra voluta dal Governo Monti e che stabilisce quanto segue:
si potra` andare in pensione dopo 42 anni di lavoro, mentre sono state abolite le quote e pensioni di anzianita` previste a 66 anni per gli uomini e 62 per le donne;
da quest’anno, abolizione dei 12 mesi di attesa;
nessuna rivalutazione delle pensioni per gli anni 2012-2013 (esclusi i trattamenti minimi).
In sintesi queste le principali novita` del decreto Monti sulle pensioni in virtu` delle quali, quest’anno gli italiani dovranno aspettare i 42 anni contributivi per vedersi riconoscere la pensione di anzianita`, nello specifico 42 anni e 1 mese per gli uomini, 41 anni e 1 mese per le donne.
Per l’anno successivo tale soglia salira` a 42 anni e 2 mesi e 41 anni e 2 mesi, rispettivamente per gli uomini e le donne, fino ad arrivare nel 2014 a 42 anni e 3 mesi e 41 anni e 3 mesi.
Per chi invece pensa si ritarsi dal lavoro prima di tali soglie, il decreto previdenziale prevede una riduzione del 2%, calcolata su ogni anno di anticipo (per la quota contributiva).
Dulcis in fundo, le dipendenti del settore privato potranno andare in pensione a 63 anni, fino ad arrivare a quota 66 nel 2018, mentre le lavoratrici del settore pubblico, gia` dal 2012 dovranno attendere di aver compiuto i 66 anni.
Per la categoria dei lavoratori autonomi, l’eta` richiesta per il pensionamento e` di 66 anni e mezzo ed in piu` e` stato stabilito un aumento dell’ aliquota contributiva dello 0,3 punti, che fra 6 anni raggiungera` i 2 punti.