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” Quarantacinque ” poesia di EMILIO VILLA

Creato il 10 febbraio 2013 da Viadellebelledonne

A ormai 10 anni dalla sua scomparsa ricordiamo il poeta
Emilio Villa ( 21 settembre 1914- 14 gennaio 2003 )

Quarantacinque

di Emilio Villa

Stavano schiacciati sotto il portone come una pigna di sassi,
ma che bisognava ingozzarsi anche il fiato,
ma tenere ben bene l’odio stretto al pomo della gola
e ai fianchi, perché l’assalto all’ultima carovana
era da un momento all’altro, ancora poco, niente: un segnale,
all’altezza della pertica del trolley.
Ha strisciato sopra gli embrici una sirena lunga,
gli abbaini ne sapevano molto più degli altri:
mancava perfino la volontà di stare al mondo.
Ma poi frignava un fiato grigioverde,
da aperture filiture crepe saracinesche e compensati,
quando nel mattino colore d’erba ruta

siamo andati di fuori a contare i primi morti, i cadaveri
borlati giù come birilli, come pere tocche: i cani
spenti tra un marciapiede e quello in faccia, con la schiena
sugli strisci dei battistrada e sopra la pollina
di cavallo, o con il ventre incollato sugli assiti:
un po’ di cervello sulla lamiera con i manifesti.

Ma poi frignava un fiato grigioverde
da aperture filiture crepe saracinesche e gelosie:
come una cesta piena di anguille matte
era la nostra simpatica città, e sordo agli spari
il nemico rotolava con la bava nera; cani
spenti sopra un marciapiede o quello di faccia,
i vetri sbarrati, e il solito cervello qua e là a pezzi e bocconi.

Ma un fiato frignava grigioverde, caro Mario,
da aperture filiture crepe saracinesche e dal tombino.
“Però non dalle ganasce inchiodate di quei porchi”
diceva uno della gap a un po’ di gente, e “tiratevi via,
non ci tirate fuori più neanche una parola dalla bocca,
né un argomento, né ragione, manco a tirarla col rampino”.

La sera che è venuta quella sera sui quadrelli
rossi delle macerie e vari caseggiati, un partigiano
della gap, un tipo evoluto, sanguinario e buono
aveva il braccio insecchito: sentì
ancora tre ariette di sudore sull’addome,
nell’erba dei capezzoli, e sotto il coppino,

e un fil di refe rosso, un filo di sangue dal costato:
la febbre grattava dove c’è la cintura di corame: era
“il grano profumato che verrà dall’URSS, in una volta
sola, una vera manifestazione” pensò, e chiuse gli occhi,
che erano già da spaccare col martello.

Notizie sulla sua vita e sulle sue opere a questo link:
http://it.wikipedia.org/wiki/Emilio_Villa



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