Francese d’origine, non francese nei toni. Quasi amici di Olivier Nakache e Eric Toledano si svincola con agilità e apprezzabile brio da quel clichè secondo il quale la commedia francese è noiosa, spocchiosa, elitaria. Si presenta come un film dal respiro “europeo”, eclettico, capace di mischiare intonazioni e umori, frammenti di genere e semplice profondità dei contenuti.
La strana coppia formata da un immigrato senegalese molto “scialla!” e “ti stimo fratello” e un paraplegico miliardario con un’apparente puzza sotto al naso colpisce con sensibilità i nostri cuori sin da subito. Ma non è il solito film etico-morale, baci e abbracci, melenso, con insegnamenti sulla vita, che finisce a tarallucci e vino. Quasi amici è un’altra cosa, è molto di più. E proprio in quel “quasi” del titolo italiano, possiamo rintracciare quella ambivalenza, sdoppiamento, convivenza di anime opposte e complementari all’interno del film. Due piatti della bilancia che, in prima battuta, percepiamo nell’accostamento di questi due personaggi così diversi, interpretati in modo straordinario da Francois Cluzet e Omar Sy. Il primo lavora tutto di mimica facciale e intonazione della voce. Ci riesce con invidiabile intensità. Il secondo è l’idolo della sala. La sua vitalità è contagiosa, quella sua boccata di denti bianchi ci sta subito simpatica, ben sopportata da sguardi degni di un western.
Ma questo doppio binario si fa concreto nell’accostamento di comicità che ci conduce, dal ridere, alle lacrime (memorabile lo skatch al Teatro d’Opera con “vegetale canterino”… ma non dico altro!) e di riflessione interiore del personaggio di Driss nel suo staccarsi dalla famiglia allargata che lo ha cresciuto. Allegria e introspezione che ritroviamo nella colonna sonora: le trascinanti musiche di Ludovico Einaudi (che ricordiamo in ambito cinematografico in La fine è il mio inizio) ci fasciano corpo e testa verso un mondo onirico ed esistenziale che scorre fluido ed incessante; a far da contrappunto ci sono inserimenti funk e dance come September e Boogie Wonderland degli Earth, Wind & Fire. Terzo altare, impossibile da trascuare, è la musica classica, che ricorre ampiamente con Vivaldi, Haendel, Telemann, ecc.
Concetto di mixage che ricorre anche nei generi: l’inizio dai toni molto noir, stoccate da humor britannico, affiancamento di tragedia e comicità da commedia all’italiana anni Sessanta.
Concludendo, Quasi amici è quindi molto di più di un semplice successone d’incassi che, in Francia, ha portato al cinema 17 milioni di spettatori. E’ un’opera composita, omogenea e eterogenea allo stesso tempo, che piace a tutti e sa solo farsi amare. Una commedia fuori dal coro che porta una brezza di novità che ci fa bene respirare, che cura tristezza, malinconia e sinusite (ma sì, esageriamo!). Terapeutica, spirituale, ridanciana.