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Quattro domande a... Giovanna Zucca

Creato il 25 novembre 2011 da Lafenice
Quattro domande a... Giovanna Zucca
voglio dirvelo prima di lasciarvi leggere questa intervista: Giovanna mi piace. Non soltanto per il fantastico libro che ha scritto, uno di quelli che lascia il segno (potete trovare la recensione qui). Ma soprattutto perché dalle parole che leggerete qua sotto, traspare una bellissima persona che ha tanto da dare (e che, qua parla il mio più sano egoismo, sta donando a tutti noi - ed io cerco di prendere il più possibile!).

Giovanna ZuccaPiemontese di nascita ma veneta d’adozione, presta servizio come infermiera strumentista e aiuto-anestesia in sala operatoria. Fra un turno e l’altro, si è laureata in Filosofia, una disciplina che coltiva con grande interesse e passione. 
1) com'è nato Mani Calde? Da dove hai tratto ispirazione?Mani calde nasce dal tentativo di non vedere perduti gli anni trascorsi nella sala operatoria della neurochirurgia. Anni di grande crescita professionale e intensi rapporti umani con i colleghi e i pazienti. Temevo di non riuscire a trattenere alla memoria le suggestioni, le atmosfere che hanno caratterizzato quel mio percorso professionale. Cosi ho inventato una storia che potesse permettermi di richiamarli.
2) c'è un autore che ha giocato un ruolo fondamentale nella tua formazione? se sì, quale?
Fondamentali sono state da ragazzina Jane Austen* e le Brontee e i naturalisti francesi.
3) in un mondo come quello odierno, dove ascoltare ed essere ascoltati è sempre più raro, è possibile costruire un rapporto empatico come quello che lega Davide al Dottor Bozzi? come?
Si credo sia possibile. La comunicazione è una questione molto complessa. Comunichiamo attraverso il logos, il corpo, e forse la mente. Quando c'è un legame profondo la comunicazione trascende se stessa e diventa metacomunicazione, va oltre. Oltre la parola. Oltre la materia.
Come: Davide ha creato un varco nella muraglia che Bozzi ha creato intorno a se in modo molto semplice. LO ha GUARDATO! Lo ha guardato senza lasciarsi fuorviare dai giudizi che sentiva in giro. Non gli è importato niente se tutti dicevano che Bozzi era cattivo. Lui ha guardato: e ha visto. Cosa? Un uomo che dentro era buono ma fingeva di essere cattivo per adeguarsi al modello che aveva deciso di impersonare.
Bozzi si è visto con gli occhi del bambino. Ha superato se stesso e la sua scienza. Ha creduto a qualcosa di incredibile, ovvero che quel bambino gli avesse stretto la mano una notte che è arrivato più morto che vivo.
E credendo all'incredibile ha lasciato aperta la porta del cuore e della mente.

4) Passiamo ai personaggi: il Dott. Bozzi, "l'antipatico dottore" plagiato dalla sofferenza, l'uomo algido e senza amici che un bambino in coma riesce a redimere. é questo, ammetto, il personaggio che più mi ha colpito. dalle tue parole riuscivo ad immaginarlo in carne ed ossa davanti a me. Così mi sono chiesta: chi è il Dott. Bozzi? un dottore come ne esistono tanti o soltanto un essere umano più generico, indurito da una vita senza sconti, che ha un disperato bisogno di incontrare il "bambino che c'è in lui" per tornare a vivere davvero? e allora l'ospedale non diventa un microcosmo,  una rappresentazione del mondo che ci circonda?
Bozzi è la sua storia. Un bambino troppo solo. Un ragazzo troppo solo e un uomo troppo pauroso per mettere in gioco i sentimenti. Ci sono molti dottor Bozzi intorno a noi. Si vestono di cinismo perchè amare è diventato fuori moda. Amare costa fatica e a volte lacrime. Se permetti alle persone di entrarti dentro poi soffri da morire quando queste vanno via. Bozzi è anche il mio preferito, perchè è davvero lui che compie il cambiamento più grande. Esprime una fede. Crede a quel bambino lui che non ha mai creduto a nulla se non al suo bisturi e alle sue mani. Sai Elena credo che scriverò la vera storia del dott. Bozzi. Chi è e come è diventato cosi. E cosa ne sarà di lui dopo l'incontro con Davide. L'ospedale è un microcosmo, su questo hai centrato in pieno cara Elena. E rappresenta la realtà-Con tutti suoi modelli e tipi diversi. Diventa il luogo dove nudi e indifesi appendiamo le mutande sulla statua della libertà e ci affidiamo alle mani di altri. Spesso quelle mani sono calde.

 Ed io, Giovanna, attendo con ansia questa tua nuova fatica! Dopotutto, seppur con alcune differenze, un pò Bozzi mi ci sento. La sua storia è la storia di molti, così come il suo dolore, il suo cinismo, quel vestito cupo che porta indosso, come tanti di noi del resto! 
Un bacio a tutti e grazie a Giovanna per la disponibilità!
*non potevo non sottolineare il fatto che ho esultato leggendo il nome di Jane Austen. Insomma: ho letto orgoglio e pregiudizio un numero non meglio precisato di volte, in tre lingue diverse. Tutto il mio rispetto Giovanna!

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