
Sia chiaro: Quattro matrimoni e un funerale è un film ben dosato, dalla fotografia meravigliosa (ma allora non sapevo apprezzare certe qualità, sia pure intrinseche, di un film), dalla sceneggiatura straordinariamente british, una folla di personaggi caratterizzati con discreta cattiveria nei loro tic, eccellenti attori (su tutti, una splendida Andie MacDowell e un eccellente, intensissimo John Hannah, oltre al protagonista). Non pesa come un film a tesi sulle relazioni fragili e dolorose della contemporaneità: ma affronta l'incostanza, l'rresponsabilità, la dolcezza e perfino ciò che di vero c'è nel transitorio di storie senza esito.
Quattro matrimoni e un funerale è un film crudo, ma non crudele. La tensione all'affettività c'è tutta, con i dubbi che un rapporto di coppia porta con sé, i desideri repressi, i desideri trattenuti a stento ed esplosi, le attese tradite e un coraggio cher fa malissimo e che è, a sua volta, tradimento. L'unica relazione che sembra funzionare è quella che si conclude con un funerale, anziché con un matrimonio, eppure tutto sfuma come lo spumante, tutto va libato nei lieti calici del generico sequel dei titoli di coda. Non si capisce, però, quanti trovino la felicità, o almeno la stabilità nella situazione di quiete dopo il desiderio.