Non che se glie lo chiedi non ti dica pure il nome per intero, sia chiaro. Ma Lei, a botta sicura, se le chiedi come si chiama, ti risponde Mimi.
Non si chiede da dove provenga quel suo vezzeggiativo, chi per prima l'abbia utilizzato, se Lei stessa o la sua mamma, per la quale, pur avendolo lei scelto, il nome completo è sempre risultato piuttosto difficile da utilizzare nella forma vocativa. Ma Lei probabilmente non si è mai neppure chiesta come sia stato, che il suo nome sia proprio quello, che le sia toccato di rispondere a quello e non a un altro. Le basta sintetizzarsi in quelle due semplici sillabe per sentirsi padrona della propria identità.
Lei in fondo sa di essere se stessa, che è già tantissimo.
Ho creduto a volte di sapere proprio tutto di Lei, ma ora che ci penso davvero, mi accorgo, ad essere sincera, di saperne invece ben poco.
Non saprei dire, per esempio, quale sia il suo colore preferito, quale l'amichetto o amichetta più simpatico, quale l'animale che le piace di più.
E so che queste sono in genere cose che una madre sa del proprio figlio, ma io davvero, non saprei.
Non glie l'ho mai chiesto, no, non credo abbia senso farlo.
Non so quanto conti per Lei lo stabilire una graduatoria degli oggetti e dei concetti di cui è formato il suo mondo, non le interessa esprimere la sua opinione, così come fan tutti, senza fermarsi a penetrare nella struttura delle cose; a Lei interessa possedere dentro di sè tutto ciò che vede esistere introno a lei, fuori di lei.
Di Lei so che sa amare con entusiasmo, che sa manifestare amore e gioia incondizionatamente, che lo fa senza inibizioni, senza esitazioni, che lo fa senza seguire schemi di comportamento, ma solo per l'esigenza momentanea di lasciar agire le proprie emozioni, per l'inadeguatezza di altre forme di linguaggio che non quello corporeo per poterlo fare nella maniera più efficace possibile.
Così punta il dito in direzione di una farfalla, ne segue il volo sfasato, ne imita il movimento con le mani, sgambetta felice e ripete "Bella bella! Vieni da me! Vieni da Mimi pappalla!"
Così saluta il mondo, interpella il sole, sgrida le nuvole, impartisce direttive alle formiche, si emoziona per il volo di un passerotto proprio davanti ai suoi occhi, accarezza i granchi, chiede scusa ai piccioni, spiega alle lucertole che non devono aver paura di lei, chè Lei è buona, si complimenta con i ragni per l'architettura perfetta della loro tela, esorta le lumache a non vergognarsi, si diverte a scimmiottare il verso della gazza, e ci riesce a meraviglia, inventa nomi per gli scalini e raccomanda alla palla di non muoversi. Non si è arrabbiata con il palloncino-coccinella per il fatto che sia scappato dalla finestra, ma si chiede ancora come mai l'abbia fatto, e si dà delle spiegazioni plausibili.
Accoglie il mondo dentro di sé e si proietta nel mondo; di tutto chiede, su tutto discute e confabula.
Mimi e i suoi granchi.
- Che ca'ini i ganchi! Pove'i: volete la mamma ganchi?
Mimi e i pesciolini di Babbo.
Mi azzarderei a dire che non ama particolarmente gli oggetti, o meglio: non ambisce al loro possesso, non ne è interessata. E' attratta da tutto e tutto vuole conoscere, comprendere, definire, a tutto vuole arrivare ad attribuire una ragion d'essere, un motivo, una funzione, una causa del suo essere lì. Se afferra un oggetto di qualcun altro, lo fa con l'entusiasmo di chi scopre qualcosa e desideri mostrare la sua scoperta, sperimenta il suo uso, la sua funzione, a non ha la più piccola difficoltà a staccarsene, accetta di buon grado di restituirlo al legittimo proprietario, e in fondo non penso a che abbia un'idea chiara del concetto di proprietà. Per Lei una cosa appartiene a qualcuno nel momento in cui qualcuno la sta usando. Da parte mia non avverto l'urgenza di chiarirle quel concetto, di cui non riconosco la priorità su un'infinità di concetti più interessanti, più utili, più belli.
Del resto sa chiedere con estremo garbo e perfetto savoir faire la licenza di usufrutto di qualcosa che momentaneamente attrae il suo interesse, ma si rassegna di buon grado al diniego, senza scomporsi.
D'altro canto ha chiara idea dei propri diritti, e non ammette che qualcosa le sia tolto di mano mentre lo sta usando, poco importa quale sia la provenienza dell'oggetto in questione.
In generale dispone di un'eccezionale pazienza nel trattare con i suoi coetanei, non transige sui soprusi, ma non perde la calma, espone invece il suo punto di vista con una certa supponenza da chi impartisce una lezione di vita, accompagnando le parole col movimento dell'indice: "No, bimbo, quetto è di Mi-mi! Appetta, bimbo dopo te lo do." Oppure: "Quetto è il mio palloncino, tu hai il tuo".
Mi fa ridere, ma sto attenta a non farlo.
Mi piace il suo senso della giustizia.
A Lei non interessano i giochi troppo complicati, non ama i pupazzi parlanti, le reazioni inaspettate di oggetti inanimati la turbano a volte fino a terrorizzarla, proprio Lei che raramente ha paura di qualcosa.
Si è ritratta sconcertata di fronte al coniglio di peluche azzurro di un'altra bambina che si spanciava dalle risate rotolandosi sguaiatamente per terra. Non ha bisogno, Lei, che i suoi animali di pezza emettano versi elettronici e compiano movimenti meccanici per poterli "sentir parlare" e "vederli" muoversi. Con loro sa intavolare lunghe conversazioni anche senza l'ausilio di batterie e transistor.
Ama i palloncini, ma solo se prima "tiriamo loro il collo" e ci facciamo un bel nodo, in maniera da non lasciare che volino via in maniera imprevedibile, emettendo quel loro spaventoso fischio. Quello non le piace. E' capace però di giocare a lungo con un pacchetto di palloncini sgonfi: li tira fuori uno a uno, li divide per colore, li dispone in cerchio, fa cantar loro "Giro-giro-tondo".
Riesce a trovare il potenziale creativo anche degli oggetti più semplici, compone le mollette in fantasiosi collage e poi invita gli altri a condividere l'entusiasmo delle sue trasfigurazioni: "Guadda mamma: semba un aerio! Sembano un aerio le mollette!"
In genere si stufa rapidamente dei propri giochi e non ne porta quasi mai con sé quando esce di casa.
Laborioso assemblamento di un "aerio" di mollette.
Di lei so che ma i giochi di movimento ma senza esagerare.
Le piace l'altalena ma non ama andare troppo forte; del resto le sembra di volare "come Heidi" anche ad una velocità moderata. I movimenti eccessivamente bruschi la mettono a disagio, e lei sa che a quella sensazione corrisponde il significato della parola "pauva".
D'altro canto non ha mai avuto paura del mare, dell'acqua, del fuoco, dell'altezza, degli animali in generale. Ama gli animali, tutti indistintamente.E' interessata agli alberi, agli uccelli, alle farfalle, alle pigne e ai rametti assai più che a bambole e balocchi.
Ama l'arte, ha un gusto spiccato per le illustrazioni, i disegni, le immagini, una particolare propensione a individuarle e a interpretarne il senso, contestualizzandole dal suo personale punto di vista. Coglie all'istante qualsiasi rappresentazione grafica entri a far parte del proprio campo visivo, dai segnali stradali alle insegne dei negozi, dai motivi zoomorfi del tappeto in gommapiuma del play-ground ai nanetti stampati sulla maglietta di un altro bimbo.
E' una creatura degli spazi aperti, il suo tempo è la pausa tra una passeggiata è l'altra. Parte a razzo quando smonta dal seggiolino della bici e arriva ai giardini al galoppo esultando. Ha messo a punto i suoi tour standard, a cui apporta periodiche variazioni, in base all'ispirazione o all'interesse del momento. Pretende che le mostri "le statue" del giardino, e che glie le spieghi, vuole salire da sola i gradini della scalinata che conduce "alla galleria" e mi chiede il nome dei fiori, ne raccoglie uno di ogni tipo e ne aspira il profumo, reale o presunto.
Se la conosco almeno un po', posso affermare che ha sempre avuto una maniera molto enfatica di esprimersi, con i mezzi che le sue età finora le hanno concesso.
Stare in sua compagnia è una delizia, se è di buon umore; allora è un cicaleccio continuo, è un continuo esclamare "Che bello che bello!" E "Guadda, guadda!", e elargisce baci, si profonde in abbracci pieni di pathos e di gioia. Sa essere affettuosa, anche se non si direbbe. E' riservata, anche se non si direbbe, e si concede agli altri con cautela, per gradi, ma non nasconde simpatie e amori viscerali, le piace stare in mezzo alla gente, è perfettamente in grado di gestire il centro delle attenzioni altrui. Provocatrice, ma un tantino permalosa, pronta allo scherzo, quando lo decide lei, consapevole di poter dettare il bello e il cattivo tempo.
Arrivano momenti di infinita tenerezza, di sfrenata euforia, e poi di rabbia nera, di urla selvagge, di tenace ostinazione. Lei è drastica, è fuoco scoppiettante, inesorabile come il sole di luglio, volitiva, orgogliosa, un tantino arrogante magari anche.
Posso affermare con una certa sicurezza che Lei non è schizzinosa; le piace sentirsi bella ed elegante, ha anche chiara idea delle sue preferenze in fatto di abbigliamento, ma in fin dei conti non se ne fa un cruccio, e fare una capriola sull'asfalto bagnato di pioggia avrà sempre la priorità sulla necessità di non sporcarsi.
A volte diventa Cappuccetto Rosso, altre volte può assumere le sembianze di Heidi o di Pippi, il suo mondo vive un continuo interscambio con altri universi, e Lei li accoglie di buon grado come realtà ugualmente valide e possibili.
Non credo che abbia chiara l'idea della differenza tra i sogni e la veglia, la realtà e l'immaginazione.
Lei vede tartarughe sui tetti dei palazzi, per Lei il carcere davanti casa è un castello, e a volte ci vede Raperonzolo affacciata, incontra maghi e pirati per strada, riconosce tra i passanti, in incognito, e mi indica a gran voce Babbo Natale e Caparezza, si sveglia di notte confabulando di lucertole e dinosauri, raccoglie da terra un pezzetto di pollo caduto dal piatto e dice: "Guadda: una meduda! Che bellittima quetta meduda!"
Per Lei il fiore più piccolo si rivolge a quello più grande chiamandolo "Mamma, mamma!", e la luna, a volte, le sembra "innamorata".
Il suo mondo è un incanto che non ha bisogno di magie.
Di lei so che riserva una grande importanza alla parola, ne ha compreso l'immenso potenziale, fatico, narrativo, emotivo, creativo, e concentra tutte le sue energie nel dominarla, nel gestirla, nel padroneggiarla. E' affascinata dai suoni della lingua, incuriosita dagli idiomi a lei non familiari, divora libri, ricorda e ripete, recita e interpreta con grande trasporto.
Canta, tiene il tempo, non vuole essere aiutata quando dimentica le parole, ma se non sa andare avanti mi chiede di intervenire, ma devo ricominciare da capo: "Dall'altra parte, mamma", non dal punto in cui è arrivata lei. Ci tiene a far da sola.
Si butta nelle danze senza inibizioni, si muove e balla su qualsiasi melodia, e mi invita a fare altrettanto. Non si cura degli sguardi altrui, non le interessa apparire goffa, ridicola o scoordinata, non crede di dover ricevere un giudizio o un plauso.
Si immerge nel suo mondo e tutto il resto cessa per qualche istante di esistere. Chiacchiera con Pinocchio e Pinocchio le risponde.
Non so molto di lei, in fondo, a parte questi appunti fugaci di momenti che passano in fretta, lasciando indietro pezzi di Lei che credevo di conoscere, e altri che mi si svelano giorno per giorno, mentre lei cresce, e cambia, e ancora mi stupisco a scoprirla diversa, nel suo sforzo di definirsi come persona.