Sfido tutti a trovare un giocatore scelto così in basso al draft (chiamato alla 21) che ha avuto in due anni un simile miglioramento nella Storia del Basket made in USA. Cresciuto nel Kentucky, a Louisville, tra allevamenti di cavalli di razza e l’odore del whiskey e del tabacco il talento di Rajon comincia a far notizia dai tempi della Eastern High school, nel cui primo anno firmò 28 punti, 10 rimbalzi e 7 assit a partita, e successivamente alla scuola preparatoria per il college di Oak Hill, dove registrò invece 21 punti e 12 assist a partita (in una ne fece addirittura 31! Una delle migliori statistiche nella storia dell’ High School basket). Con la divisa del college di Kentucky continua ad impressionare, anche se più da uomo squadra che da realizzatore; molti scout NBA avevano ancora dubbi sulle sue abilità, molte franchigie lo hanno infatti snobbato, tutte tranne una: i Boston Celtics. Danny Ainge, responsabile del reparto operazioni di mercato dei C’s nonché vecchia point guard NBA, vide in Rondo qualcosa di speciale: un futuro leader. Ed è per questo che nel draft del 2006 i Phoenix Suns scelsero Rondo con il mumero 21 ma che girarono nello stesso giorno ai Celtics in un accordo presiglato. Danny Ainge aveva il giocatore che voleva e l’appena ventenne Rajon sentiva già quel verde come il nuovo colore della sua pelle.
Disse Doc Rivers al suo arrivo:
“Non sapevo cosa pensare di lui quando arrivò, ma riconobbi un giocatore con una grandissima intelligenza e intenzionato a mettersi al lavoro”
Dopo un primo anno di apprendistato con buone prestazioni nelle pur poche poche apparizioni concessegli, come rimpiazzo di Delonte West, è nella stagione 2007/2008 che restituisce ai Celtics la fiducia concessagli: è l’unica point guard naturale nel roster in cui si creano i veri Big Three e perenni All-Star Pierce, Garnett e Allen. Parte titolare in 77 partite, nell’ultima delle quali firma il referto con 21 punti, 8 assist, 7 rimbalzi e 6 palle rubate: è gara 6 delle Finals contro i Lakers, e Boston vince il 17esimo titolo. Da allora un miglioramento costante e inarrestato, che lo porta oggi, a 24 anni, ad essere il volto dei Celtics del presente e del Futuro, degno successore del capitano Paul Pierce .
Quelle mani così incredibilmente grandi e dita così affusolate, sembrano fatte apposta per trattare la palla con una sensibilità fuori dal comune che gli permette di averla incollata come estensione dei suoi arti, e di passarla con precisione chirurgica. Inutile chiamargli la palla se siete liberi, lui sa già dove siete e quando è il momento di darvela anche se è di spalle, è l’uomo con cui ogni attaccante sogna di giocare, e se poi ha deciso di fare un po’ di slalom e irridere gli avversari, allora meglio cominciare a correre in difesa perché quasi sempre avrete 2 punti in più. Questo e tanto altro è Rajon Rondo.
Rondo guida la lega come miglior assistman, nel mirino il record di John Stockton di 1.164 assist nella stagione 1990-1991, attualmente è a 226 nel primo quarto di regular season, inoltre è quarto per palle rubate e decimo assoluto per doppie doppie.
Le onorificenze per lui arrivano di anno in anno, nella scorsa stagione ottiene il record di assist per la franchigia del Massachussetts (794), e finisce come migliore nella NBA come palle rubate (189), negli ultimi due anni è stato eletto nella miglior formazione difensiva della lega, confermando di avere un talento smisurato in entrambi i lati del campo.
Unico problema per lui un problema al piede e al legamento del ginocchio che lo costringe a qualche pausa forzata ogni tanto, ma dall’arrivo di Nate Robinson, Rajon dorme sogni tranquilli in sua assenza.
Appena 24enne, nei suoi 4 anni nei pro Rajon Rondo ha evidenziato una crescita costante, mostra accanto alle sue doti innate, ancora ampi margini di miglioramento in diversi aspetti, non ultimo la capacità di fare punti. Siamo forse di fronte ad uno dei futuri abituali All-Star della lega nonché, potenzialmente, uno dei migliori giocatori di sempre nel ruolo. Questo sarà un anno importante per lui: apprendere quanto più possibile in fatto di leadership, carisma e freddezza dai mostri sacri con i quali scende oggi sul parquet è il suo obiettivo, i suoi Celtics possono forse aggiudicarsi ancora un titolo, prima della rifondazione che con molte probabilità avverrà dall’anno prossimo, nel quale gli saranno affidate le responsabilità di guida, ma non questo: questo per lui deve essere l’anno dei Big Four.