QUEL RAMOSCELLO DI ULIVO
Mi sono tornate alla mente tutte le volte che sono stata al “seggio” per le primarie ed è ancora ben nitido il ricordo della bella giornata di democrazia dal basso che abbiamo vissuto, quando fu scelto Prodi, come candidato della sinistra a Presidente del Consiglio.
Ci credevamo davvero. C’era l’Ulivo, un’aria di novità, una voglia infinita di sconfiggere elettoralmente l’arcoriano, e invece, poco dopo, abbiamo vissuto una realtà completamente diversa. Da quando poi è entrato in vigore il porcellum è stato sempre peggio. Fino ad arrivare alla squallida scena dei 101 che hanno affossato definitivamente Prodi.
Domenica prossima 17 novembre 2013 ci sarà, al mio circolo del Pd, l’assemblea congressuale per una preselezione del segretario nazionale. Saranno presentate e discusse le proposte politico-programmatiche dei quattro candidati. Ci sarà una discussione che prevedo molto animata e partecipata, come sempre e poi si voterà
Ci ho pensato e non poco. Tutti e quattro meritano e per principio non sono mai contro qualcuno, ma a favore di qualcuno.
Mi sento un’ulivista della prima ora ma non condivido quanto dice Arturo Parisi (definito prodiano) che ritrova in Matteo Renzi «l’unico ad avere le potenzialità di costruire il progetto ulivista, per un Pd “aperto”.
Mi lascia perplessa quell’aperto. Aperto a chi? Ai delusi di Berlusconi per poi ritrovarci le larghe intese in casa? Non ci sto.
Abbiamo ammazzato il partito con le nostre mani e ora lo possono costruire solo coloro che non vivono condizionamenti e il peso delle vecchie generazioni.
Per questo ho scelto il più giovane, il più a sinistra, il meno probabile, ma certamente il più nuovo: Pippo Civati. Perché? Perché è l’unico che riuscirà a far crescere quel ramoscello di Ulivo che, nonostante tutto, è rimasto nella bandiera del Pd, e che rappresenta la necessità di una fusione riformista, a sinistra, che oltrepassa le vecchie appartenenze.