Magazine Diario personale

Quel sottile strisciante senso di inadeguatezza

Da Giovanecarinaedisoccupata @NonnaSo

Alle volte mi viene da pensare di essermi sentita inadeguata per tutta una vita.

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Non scherzo, per tutta una vita, almeno da dopo la prima infanzia.

In adeguata nel mio corpo, nella mia pelle, nei miei vestiti. Inadeguata nei miei pensieri, e quindi nelle amicizie, nei rapporti con gli altri e nelle interazioni con la gente.

E poi inadeguata nel lavoro, e ovviamente, sommamente inadeguata nel periodo di mancanza di lavoro.

E siccome ci si accorge di una cosa solitamente quando essa cambia, o viene a mancare, io me ne sono accorta ora, quando per la prima volta mi sembra di non essere più inadeguata ma finalmente “cresciuta per riempire i miei panni”, o arrivata “nel posto giusto”.

Vi spiego con qualche esempio.

Ho 36 anni, nè più ne meno, e per circa 20 anni (da quando ne avevo cioè 16 più o meno, ma forse anche prima) la mia routine quotidiana ha previsto, senza possibilità di scampo, queste azioni: alzarmi, lavarmi la faccia, indossare la maschera, fare colazione, iniziare la giornata insomma. La maschera, vi direte, di cosa si tratta? Per noi donne è semplice: makeup. Fondotinta e compagnia bella insomma, tutti gli strumenti della sottile arte del disapparire e camuffarsi, del non lasciar vedere.

Nel mio caso la corazza, che impediva (o almeno così io credevo) di vedermi realmente: di vedere la pelle rovinata dall’acne, i segni della stanchezza, i lineamenti non proprio michelangioleschi… quelle cose lì insomma.

Ogni giorno, che io dovessi uscire fra la gente o restarmene in casa da sola, invariabilmente, CORPIRE i difetti, buttare la polvere sotto al tappeto.

Una cosa malata, se ci si pensa un attimo. Una cosa del tutto ordinaria, se vi guardate allo specchio, no?

Ebbene la liberazione giunse dopo 20 anni di prigionia e ora vi posso dire: ciao, sono due mesi che non mi trucco, che esco in mezzo alla gente corredata di occhiaie, piccole imperfezioni della pelle, anche qualche cicatrice, e non me ne può fregare di meno. sono cresciuta? sono maturata? ho sbrooccato?

O semplicemente qualcosa è cambiato? chissà.

Per il momento mi limito ad accorgermi di questa cosa, e provarne anche un vago sollievo. A godermela, soprattutto. E’ bello scoprire di poter essere quel che si è senza paura dei giudizi altrui, è bello vedere che non frega niente a nessuno, nel bene e nel male. E’ bello essere sè stessi.

E’ bello non dover indossare abiti o una divisa che ci fanno sentire goffe, fuori posto o semplicemente brutte, mentre andiamo a fare quello che dobbiamo fare, per vivere. E’ bello sentirsi libere di essere come si appare e apparire come si è, se mi scusate il giro di parole.

E’ bello aspettare un istante, quando qualcuno ci chiede “ma quindi, che lavoro fai?”, prima di rispondere “io non FACCIO, io SONO…”

E’ quello che vi dicevo, la sensazione di essere arrivati, finalmente, dove volevamo.

Certo, c’è ancora tanta strada da fare eh, ma per la prima volta dopo tanto tempo avere anche qualche piccola certezza, sapere di essere su QUELLA GIUSTA, di strada, credetemi.. è una sensazione fichissima!

A Long Way Home by Satoshi Kaito - Deviantart.com

A Long Way Home by Satoshi Kaito – Deviantart.com


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