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Quella “sicurezza” di prenderci in giro

Creato il 11 febbraio 2013 da Albertocapece

borseggioAnna Lombroso per il Simplicissimus

Proprio come ai tempi della signora Claire Booth Luce, proprio come ai tempi del maccartismo più osceno e sgangherato, proprio come quando pensavano che l’Italia fosse quella degli stereotipi neorealisti: stracciona, miserabile e geneticamente truffatrice e maneggiona – probabilmente per colpa dei comunisti, e pare non siano i soli a crederlo – gli Usa raccomandano a loro connazionali di vigilare. Milano sarebbe una città a rischio: delinquenza e criminalità reclamano un stato d’allerta e suggeriscono di prendere misure appropriate per “aumentare la sicurezza personale”. Quindi occhio alla borsetta, al portafogli in metro, doppio catenaccio, e soprattutto non diano confidenza agli indigeni, evitando i locali della vita notturna particolarmente insidiosi.

Non perdo nemmeno tempo a rammentare che le ultime cronache sull’America Felix fanno pensare che i luoghi più pericolosi per l’incolumità siano cinema, scuole e campus universitari. O a mettere a confronto le statistiche sui reati a Milano e a New York o in qualsiasi città anche minore del Minnesota o della California. O a constatare che la microcriminalità, i delitti contro la proprietà a suon di ratto di catenine e incursioni in abitazioni hanno un picco quando le condizioni di un Paese peggiorano, frutto del diffondersi di una povertà cui la civiltà americana non è certo estranea.
Osservo invece che la preoccupazione per gli scippi supera quella per le ormai accertate infiltrazioni nel tessuto economico e sociale del Nord non più pingue ed opulento, fenomeno che perfino la Lega sarà costretta a ammettere e che ha persuaso il Sindaco Pisapia, quel comunista oscuramente accusato di aver favorito il clima sfavorevole all’insediamento di turismo elegante, a dimettersi da commissario dell’Expo.

Ormai la storia è stata delegata ai Pansa e perché no? anche ai Cristicchi, ma non occorre un fine analista per ricordare l’indole alla “trattativa” degli Usa con la mafia, a cominciare dallo scambio di favori, provvidenziale, per carità, per aiutare lo sbarco, passando per gli interrogativi ancora aperti sulla figura di Salvatore Giuliano, o per il ruolo dei servizi segreti americani in episodi tenebrosi che hanno investito il sistema bancario italiano, vaticano e le diramazioni internazionali, o le strane interferenze nel caso Moro denunciate da Imposimato. Insomma quella lunga cronaca nella quale si è visto consolidarsi il triangolo tra servizi deviati, istituzioni sleali, politica, poteri economici, Stati Uniti e criminalità organizzata.

Ora più che mai questo intreccio è favorito, per quella combinazione di interessi, ambizioni e ideologie che sta dietro alla consorteria che detta legge e illegalità, muove pedine e guerre, di eserciti e di classi, una “cupola” planetaria, fatta di grandi patrimoni, di alti dirigenti del sistema finanziario, di politici che intrecciano patti opachi con i proprietari terrieri dei paesi emergenti, di tycoon dell’informazione, insomma quella classe capitalistica transnazionale che domina il mondo e è cresciuta in paesi che si affacciano sullo scenario planetario grazie all’entità numerica e al patrimonio controllato e che rappresenta decine di trilioni di dollari e di euro che per almeno l’80% sono costituiti dai nostri risparmi dei lavoratori, che vengono gestiti a totale discrezione dai dirigenti dei vari fondi, dalle compagnie di assicurazioni o altri organismi affini. E che usa ed è usata dalle mafie, anche quelle ormai transnazionali, in uno scambio di favori, manodopera, professionisti, armi, minacce, agenzie di rating, banchieri, alte corti, servizi poco segreti, che tanto a unirli è un inestinguibili e avido interesse comune, il profitto.
Ma al Paese che ha dato di più alla moderna criminalità economica, che ha trasformato in eroi e icone, letterarie e non solo, i peggiori figuri del teatro dell’accumulazione più perversa, che ha prodotto il più furioso incremento delle disuguaglianze grazie agli strumenti aberranti della finanza, che non ripercorre a sufficienza la sua storia, contribuendo al riaffacciarsi dello schiavismo, preoccupano di più borseggi e scippi ai danni dei loro connazionali in vacanza. Hanno ragion, qui non c’è più niente da rubare.


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