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Quello che i viaggiatori non dicono…

Creato il 26 febbraio 2015 da Elisa Pasqualetto @LizAu87

quello che i viaggiatori non diconoLa penna è il mezzo diretto tramite il quale i pensieri si trasferiscono sulla carta, la tastiera ne attutisce il sentimento, perchè permette le cancellazioni, mentre la riga d’inchiostro rimane lì, la sbavatura all’angolo del foglio testimonia la rapidità dell’idea, che poi cambia, lasciando una macchia di nero. Mi piace poter scrivere di getto, senza pensare troppo, mi piace l’idea che questo post nasca un po’ senza premeditazione e che decida da solo il corso che le parole debbano seguire.

Quello che i viaggiatori non dicono si cela in un piccolo scomparto della mente, una sorta di scatola sigillata, con sopra un’etichetta, con una scritta rossa in stampatello, che dice: non toccare. Se la vita del viaggiatore è invidiata da tanti, sognata e ammirata, come ho detto in una precedente occasione, essere una viaggiatrice può diventare una dannazione, il rimanere troppo fermi in un posto crea un senso di disagio difficile da ignorare.

Quello che i viaggiatori non dicono è rinchiuso in un libro che parla di sfighe, di metropolitane prese nel verso opposto, di aerei persi per distrazione, di momenti di panico per essersi persi in strade mai viste, con indicazioni in una lingua che non capiamo.

Quello che i viaggiatori non dicono riguarda le ore passate nel bagno dell’ostello, imprecando contro la propria golosità e giurando a sé stessi di non ricaderci mai più, ma chi non mangia viaggia solo a metà, questo si sa.

Quello che i viaggiatori non dicono si ritrova in un vocabolario di sole parolacce, che alla fine ha tre o quattro pagine bianche per prendere appunti e lascia libera la creatività personale. E’ la pioggia quando l’ombrello non c’è e manca ancora un’ora per arrivare a destinazione, i santi e le madonne quando viene cancellato il proprio volo o si è vittima di un overbooking.

Quello che i viaggiatori non dicono si racchiude in una lacrima di sconforto, quando la cima della montagna sembra troppo lontana per poterci arrivare con le sole proprie gambe, ma la voglia di salire fino in alto è più forte e trasforma la singola lacrima in un pianto di felicità e di conquista.

Quello che i viaggiatori non dicono si perde nei miliardi di ricordi rappresentati da una collezione di carte d’imbarco, da sorrisi e strette di mano, dal cuore che salta fino in gola quando si ha la spia della riserva accesa da un’ora e la pompa di benzina è dopo l’ultima curva.

Quello che i viaggiatori non dicono è liberato da una risata in un momento di totale silenzio, che lascia spazio all’imbarazzo di un’emozione vissuta appieno e spesso non capita da chi li circonda, è lo sguardo rivolto verso il cielo pieno di stelle, mentre si è avvolti in un sacco a pelo umido, è il letto dell’ostello senza cuscino, è l’album di foto che non si mostrano.

Quello che i viaggiatori non dicono è paura. Paura di non farcela, paura di non poter vivere serenamente una volta messe le radici da qualche parte, paura del primo viaggio da soli, paura della solitudine in viaggio, paura di cambiare e conoscersi, ma allo stesso tempo la voglia di fare ognuna di queste cose.

Quello che i viaggiatori non dicono c’è ma non si vede, si percepisce, basta ascoltare.


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