di Rina Brundu. Miracolo a Milan… pardon, miracolo a Roma, in quel di Palazzo Chigi. Non è trascorsa neppure una settimana dagli ultimi sondaggi politici che davano il PD renziano in calo di un punto e l’M5S in risalita di un punto e mezzo, che subito il miracolo si è ripetuto: “spunta” (è questo il verbo usato dal Corsera) un nuovo “bonus” di circa un miliardo e mezzo: ‘appero!
Potenza delle prossime Elezioni Regionali o di vero miracolo si tratta? La domanda è legittima così come – in presenza di evento soprannaturale “accertato” – sarebbe opportuno chiedersi: ma il “bonus” si materializza non appena Renzi tocca con le sue manine d’oro il “provvedimento” in “nuce” (alla stregua, per dirne una, del sangue di San Gennaro che si liquefà quando viene mossa l’ampolla), oppure è manna dal cielo tout-court? Magari il risultato del solito clerical-error, una “svista” dell’impareggiabile fantozzi dell’ufficio contabilità obnubilato dalle partite di Pallone e che quindi si è accorto delle cifre a nove zeri solo in zona finanziaria Cesarini? Il mistero – bisogna ammetterlo – è di quelli intriganti, di quelli che Roberto Giacobbo dovrebbe scandagliare con Kazzenger… pardon, con Voyager e magari costruirci intorno una intera puntata… tanto ormai i soldi ci sono.
Non si può negare che si tratta anche di quella tipologia di misteri-italici che vorrebbero una più attenta analisi da parte degli organi deputati al controllo della gestione delle finanze pubbliche e (visto il roboante annuncio stile “Ancient Aliens”), del CICAP in particolare, ma queste sarebbero altre storie. Naturalmente si ride per non piangere. Purtroppo a chi è abituato a guardare la realtà da prospettiva diversa da quella miracolistica, restano solo due possibilità: o ci stanno di nuovo prendendo per i fondelli (ma è così bassa l’opinione che ha la casta renzista del popolo che amministra, da ritenere di poterlo comprare mercé una balla politica spaziale ad ogni tornata elettorale?), oppure c’é davvero qualcuno seduto sugli alti scranni, un qualcuno a cui noi (si fa per dire) abbiamo affidato il portafoglio, che non sa quel che fa. Che si fa sorprendere dagli ups-and-downs delle variegate congiunture economiche internazionali come l’ultimo novizio arrivato nella City.
Dubbi assillanti ovviamente, ma anche dubbi che se la nostra storia politica passata è un’indicazione valida non troveranno mai una risposta. Al più ci offrono la possibilità di comprendere sempre meglio le tortuose vie della furbizia politica italica che davvero non ha confini come ben sapeva il grande Giuseppe Prezzolini: “L’Italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all’ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l’italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l’esempio e la dottrina corrente – che non si trova nei libri – insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l’ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un’altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l’Italia, è appunto l’effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli”.
Featured image, Giuseppe Prezzolini, fonte Wikipedia.