di Rina Brundu. Dopo la tristissima giornata di ieri chiusa con la ciliegina della deturpazione del nostro inno di Mameli perpetrata dal leader maximo, mi sono presa la briga di andare a verificare il “mood” politico di tanti blog dedicati alle cose della nostra vita civile e amministrativa. Paradossalmente – e in controtendenza rispetto ad una Stampa ufficiale oramai totalmente allineata – mi sono accorta che esiste un sottobosco sostanziale di menti pensanti che ne hanno piene le scatole della demagogia populistica con cui si tenta di addomesticare il nostro spirito. Non è poco in un paese votato al provincialismo come il nostro.
Per certi versi è come vivessimo una nuova età carbonara digitale, laddove infiniti signori nessuno, che sono pure le migliori risorse intellettuali e operative della comunità, tessono una trama lenta che inciderà sulle future azioni dei tanti nativi digitali che saranno la futura classe dirigente. L’età politica che stiamo vivendo è forse il periodo più buio della nostra storia moderna. È quel periodo in cui la Casta politica che ha portato la nazione allo sfascio si gioca le ultime carte determinata a non andare “quiet into the night”: mette il vestito della festa e indossa la maschera buonista che fa tanto-cosy al popolino. È quel periodo in cui ogni mala arte, anche dialettica, viene impiegata per convincerci che la strategia gattopardica in atto sia il cambiamento tanto anelato. È quel periodo distopico sommamente illustrato nell’arte scritturale unica di George Orwell e paventato dai tanti capaci nel recente passato.
Per questi e infiniti altri motivi è importante che tutti i blogger continuino a buttare giù i loro pensieri e a costruire questa invisibile catena democraticizzante che nel giusto tempo partorirà i suoi effetti. Non è azzardato dire che questo è il modo di fare lotta politica non-violenta del futuro, l’unico modo possibile ma volendo anche il più efficace perché non vi è nulla di più potente di una scrittura di un pensiero di una considerazione che ti dà da pensare… che ti convince mercé la validità della sua logica interna e l’onestà nell’intenzione. E ogni articolo letto è – in questo senso – un passo avanti da giganti.
Non è elemento da poco, non è tratto da scartare specialmente per noi che abbiamo la fortuna di vivere le dinamiche libere di un Paese almeno formalmente democratico. Come a dire che la forza del cambiamento è in noi, dentro di noi, nella nostra capacità di scrollarci di dosso il marcio che ci avvolge. Nella nostra determinazione a vedere una nazione diversa, una nazione dove anche la politica torni ad essere servizio al cittadino anziché passarella trendy, dove la politica torni ad essere attenzione alle necessità degli ultimi, solidarietà, rispetto del passato, spirito d’avanguardia. Potrebbe essere un sogno, ma meglio inseguire un sogno eticamente e moralmente valido piuttosto che risultare conniventi della furbizia e del commitment interessato che siamo purtroppo costretti a testimoniare ogni santo giorno che passa.
Featured image, Orwell’s press card portrait, 1943