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Quello che il renzismo non dice (37) – Sulla tentazione pseudo-machiavellica di Matteo Renzi, dall’elogio dei piumini Moncler al botta e risposta con Berlusconi.

Creato il 09 novembre 2014 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
Cesareborgiadi Rina Brundu. Non so quanti, domenica scorsa, abbiano visto la puntata di REPORT (Rai3), dedicata agli affari della Moncler in quel dell’est europeo e al “curioso” (quando non terribile), metodo di approvigionamento della materia prima, la piuma d’oca. Di certo chiunque l’abbia vista potrà difficilmente dimenticarla; un motivo in più dunque per pensarci bene prima di acquistare un qualsiasi capo di abbigliamento che con il suo solo esistere implica la morte, quando non la tortura, di infiniti altri esseri.

Chissà, mi domando, se agli spettatori del programma è rimasto impresso anche quel passaggio veloce che immortalava il nostro rampante premier mentre segnalava la ditta di cui sopra come fulgido esempio della capacità imprenditoriale italiana. A me è certamente rimasto impresso, a maggior sostegno della mia ipotesi che il renzismo sia soltanto un grosso buco approssimativamente ideologico e approssimativamente operativo senza menta intorno; o per dirla con il Travaglio dell’ultima puntata di Servizio Pubblico, a sostegno dell’idea neppure troppo peregrina che di vuoto tout-court si tratti.

Lo scazzo Renzi-Berlusconi dei giorni scorsi a proposito dell’accelerazione che il governo vorrebbe imprimere al processo di approvazione della legge elettorale o, per citare l’incensante titolo di un giornale di punta “L’ultimatum di Renzi…” al signore di Arcore che temporeggia, segnala però un ulteriore cambiamento nel processo di “crescita” del renzismo. Di fatto l’occhiolino al machiavellismo più sfrenato, ovvero alla peggior imitazione moderna delle teorie politiche rinascimentali dell’immenso segretario fiorentino, Niccolò Machiavelli, non è più di quelli solamente accennati; piuttosto l’intenzione è evidente, il tentativo ormai reiterato.

Così, in virtù di questa malinterpretata (soprattutto dentro le pagine ingiallite dei diversi manuali di Management per dummies anni 80-90 che, a giudicare dalla dialettica che mette in campo, sembrerebbero essere molto cari a Renzi), visione del machiavellismo che è teoria politica nobile, zitto zitto quatto quatto il segretario del partito che era una volta il PCI di Gramsci e di Berlinguer, sta preparando la sua completa trasformazione in pseudo-principe machiavellico.

A leggere gli Scritti di governo del suo illustre predecessore e concittadino, sembrerebbe che quest’ultimo avesse finanche previsto questo straordinario evento futuro: “Tu bada ben che l’aver in le tue mani il potere della Repubblica e il plauso di chi crede che si possa governare senza inganno non ti è bastante, poiché non è tanto la novità che conta, ma produrre il nuovo. Quindi ascolta e pruovoca il popolo perché parli a costo di causare in te risentimento. Non credere che questo sia disordine e perdita di tempo e che si facci meglio a non descutere et computare. Non è il tempo che si conzuma nel confronto cosa da deprecare. L’errore che non truoverà mai rimedio è quello del resolvere ogni decisione per applaudimento. Uno bono descurso con retorica piazzata ad uopo, qualcuna frase dal bon suono e via che se cammina più spediti che mai”.

Ecco infine gli altri punti del programma sul quale si eserciterà nei prossimi mesi Matteo Renzi per raggiungere il suddetto obiettivo; Toti, Berlusconi e grillini permettendo…

  • la disponibilità ad imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato, es. quelli dell’Antica Roma;
  • la capacità di mostrare la necessità di un governo per il benessere del popolo, es. illustrando le conseguenze di un’oclocrazia;
  • il comando sull’arte della guerra – per la sopravvivenza dello stato;
  • la capacità di comprendere che la forza e la violenza possono essere essenziali per mantenere stabilità e potere;
  • la prudenza;
  • la saggezza di cercare consigli soltanto quando è necessario;
  • la capacità di essere “simulatore e gran dissimulatore”;
  • il rilevante potere di controllo della fortuna attraverso la virtù (la metafora utilizzata accosta la fortuna ad un fiume, che deve essere contenuto dagli argini della virtù);
  • la capacità di essere leone, volpe e centauro (leone forza – volpe astuzia – centauro come capacità di usare la forza come gli animali e la ragione come l’uomo).

Chissà che laddove non è riuscito il Duca Valentino….

Featured image, portrait of a man traditionally said to be Cesare Borgia

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