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Quello che le donne non dicono (un post del cazzo)

Creato il 23 dicembre 2015 da Morgatta @morgatta

AVVERTENZA: Post dal contenuto parecchio esplicito, ecco! Io vi ho avvisato…;)

Le donne parlano. Parlano un sacco. Parlano di vita, di progetti, di unghie, di sentimenti, di vestiti, di uomini. Parlano tanto di uomini. A volte bene, a volte male. Spesso male, diciamolo pure. E spessissimo, più di quanto si possa immaginare, parlano di parti dell’uomo scollegandole dal proprio possessore. E no, non parlano del loro cuore (che non è interessante ai fini pratici). Allontaniamoci per una volta dal cliché delle donne che parlano solo di amore, famiglia, figli e sentimenti nobili. Perché le donne, tremende e disincantate, quando sono insieme in situazioni di rilassata convivialità rosa, parlano molto volentieri di sesso. Non in termini vaghi o romantici. Ma in termini pratici e diretti. Le donne, cari miei, parlano anche di cazzi.

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Commentano, si raccontano, si confrontano, li confrontano…discutendone e portando esempi reali, con tanto di nomi e cognomi. Ci sono le più riservate che ascoltano, le esperte che scendono nei dettagli, le spiritose che sbeffeggiano, le ciniche che tagliano con commenti secchi (e quanto mai veritieri), le enciclopedie che ne sanno un botto perché hanno fatto molta esperienza sul campo. Trasformare una cazzo di serata in una serata del cazzo (a lui dedicata) è un attimo. E così arrivano anche i ritratti…

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Divisi per categoria, per dimensione, per forma, per orientamento politico (storti a dx o a sx, ma sempre storti rimangono), per attitudine (le teste di cazzo sono sempre in agguato), per situazione sociale (quello di famiglia è sempre accasato) o per incredibile somiglianza con i cartoni animati (aver un barbacazzo può essere simpatico o rivelarsi un dramma, dipende se somiglia a Barbamamma o a Barbabella), più ne parli più capisci che c’è un mondo dietro. E meno male. Più diversità, più scelta. Perché, diciamo la verità, asserire che esiste un pisello perfetto è come dire che c’è un uomo perfetto: una GROSSA BUGIA! La perfezione è una variabile, non una costante. E soprattutto, grazie al Cielo, ognuno ha i suoi gusti. Soggettivi e non opinabili, relazionati anche al fatto che, così come ci sono tante razze di uccello, ce ne sono altrettante di tope. Quindi c’è spazio per tutti. Basta provare. Come i pantaloni. C’è quello che ti calza meglio e quello che ti calza peggio. E se ti sta male te ne accorgi subito…o almeno dovresti. ;) 

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Le dimensioni contano, non contano, conta come lo usi, che se sei scarsino l’importante è avere fantasia e sviluppare altre qualità, che se c’hai un attrezzo spropositato forse devi imparare a dosare la potenza che non tutti i buchi sono trafori del monte bianco, alcuni sono anche fessure piccine (e lo so che da laggiù ci passano le teste dei figlioli, ma c’è anche chi non ha nessuna intenzione di farcele passare, così per dire, eh…); che se hai un uncino hai un indizio in più per raggiungere il famigerato punto G e che se ce l’hai svirgolato forse hai bisogno di seguire le curve. In ogni caso, nel bene e nel male, nella fortuna o nella sfortuna…sono tutti cazzi vostri! Anche a Natale!!! ;)

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PS: Chiedo perdono se ho scritto molteplici volte cazzo, ma a me chiamarlo “pene” mi provoca del fastidio, associandolo immediatamente al plurale di pena, ovvero “Punizione, castigo inflitto a chi ha commesso una colpa, ha causato un danno“. E ora vorrei un momento di riflessione per l’organo a doppio senso: perché qualcosa che dovrebbe dare piacere è stato chiamato “punizione”?!? E punizione per chi: per chi lo ha o per chi lo riceve in prestito? I quesiti si prestano per il dibattito post pranzo di Natale, o no?!? :P

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