Il mattino del decimo giorno di prigionia, successe qualcosa di tragico. Martha udì delle grida, rumori di sedie spostate, e lo scalpiccio nel silenzio della Casa dell’Assemblea le riempì il cuore di angoscia: quel trambusto proveniva dalle stanze dei Carver.
Mentre Ellsbeth continuava a dormire, la bambina non faceva altro perché era debole e sfinita, Martha si strinse nella coperta, sperando in cuor suo che non ci fossero altri guai o nuove vittime delle accuse di Joshua. All’improvviso entrarono il pastore, fratello Jacob e altri due uomini della Comunità, lei si mise in piedi, addossandosi alla parete, ma quelli la ignorarono, andando a svegliare Ellsbeth.
Il reverendo Carver prese a salmodiare, con il libro di preghiere davanti al viso a fargli da scudo, e la bambina destata di soprassalto si spaventò, e allungandosi verso Martha si mise a strillare. Cercò di trattenerla ma gliela strapparono dalle braccia, trascinandola verso l’uscita, così si avventò sui carcerieri ma fu arrestata dalle sbarre che sprangarono davanti al suo viso. Attraverso di esse cercò di toccare la bambina che si divincolava, a due passi da terra, sorretta come una piccola preda, ma fu inutile e le sue proteste rimasero inascoltate. La porta si richiuse dietro il gruppo e la ragazza si ritrovò sola e attonita, lo stomaco rovesciato dalla paura, dal dispiacere e dalla rabbia.
Udì dalla feritoia il pianto di Ellsbeth, in cortile, lo sbuffare nervoso dei cavalli, poi il cigolare del carro che si allontanava, e capì che la stavano portando via. Il lamento dell’innocente aleggiò a lungo, permeando d’angoscia l’aria, e infine si spense nel silenzio più assoluto. Martha restò immobile in quell’oblio, passò la mattinata, il mezzogiorno, e nulla accadde. Fu Sarah che infine la svegliò, scrollandola.
Era ancora giorno e Martha poté vedere distintamente gli occhi rossi, il tremore delle mani e il livido vicino all’orecchio dell’amica: “Che cosa è accaduto?”, domandò con apprensione, scostandole la cuffietta. Sarah Carver la fissò, addolorata: “Hanno giustiziato Ellsbeth, alle undici di questa mattina.”
Martha si sentì svenire e si aggrappò alle mani della donna, che continuò: “L’hanno sottoposta alla catapulta, prima di impiccarla. Volevano essere certi che fosse una strega, prima di ucciderla.”
“Che cos’è la catapulta?”, domandò con un fil di voce.
Sarah si asciugò le lacrime nel grembiule: “William mi ha svegliato all’alba, ha detto di aver fatto un sogno, farneticava sul fatto che le streghe volano. Ha detto di aver visto un angelo che gli ha mostrato come fare. Serve il ramo flessibile di un albero, bisogna piegarlo all’estremo senza spezzarlo, aiutandosi con pulegge e corde, per metterci seduta la presunta strega. La prova consiste nel lasciare la presa al momento opportuno… ”
Martha ebbe un conato e lo stomaco vuoto si contrasse in un crampo doloroso: “Non è possibile quello che dici!”
Dondolando il corpo robusto, lo sguardo perso nel vuoto, Sarah proseguì: “L’hanno picchiata per farla stare su quel ramo, c’era una piccola folla ad assistere, le dicevano di tutto e non mi hanno lasciato avvicinare. Dicevano che se l’imputata avesse volato, la colpevolezza sarebbe stata provata. Ecco perché le hanno legato una lunga corda attorno alla vita, per evitare che se ne volasse via come un uccellino.”, e s’interruppe, fissando la paglia in terra per un attimo interminabile.
La paura s’impossessò di Martha che prese a piangere in silenzio ma Sarah si riscosse, incurante del suo dolore e con voce sferzante di collera, riprese: “Se è davvero innocente, cadrà dal ramo, non volerà, ripeteva William trattenendomi, ed io non ho saputo reagire. E quella piccola creatura innocente ha volato, leggera com’era, ed è caduta nel fiume, sbattendo il corpicino sulle rocce. L’hanno recuperata tirandola per la corda che doveva evitarle la fuga, quasi fosse un pesce riottoso. Respirava piano, così è bastato un cappio e…”
“Smettila!”, intimò Martha singhiozzando, chinandosi a vomitare bile.
La sorella del pastore nascose il viso nelle mani martoriate: “Non ho fatto nulla per salvarla, è bastato uno schiaffo per fermarmi, per paralizzarmi di paura. Ti aiuterò, Martha, fosse l’ultima cosa che faccio!”
La ragazza però, ormai non la ascoltava più.
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