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Quello che non ti dicono

Creato il 20 settembre 2013 da Sposenonconvenzionali

Mi sembra che in questo periodi di crisi ci siano consigli per tutto e per tutti. Leggo liste motivazionali e comandamenti su come avere successo nel matrimonio e nel lavoro, come essere presente con i tuoi figli pur svolgendo due lavori, come essere felice, magra e popolare.

Io voglio avere il diritto di essere esaurita, di litigare con mio marito, di mangiarmi la pizza con la nutella e poi i tacos con il guacamole cinque minuti dopo, di sbagliare nel mio lavoro e avere una crisi di pianto che mi fa colare tutto l’eyeliner mentre guido, mi si appanna la vista e devo correre a casa per chiudermi nella cabina armadio, la stanza della compensazione. Voglio avere il diritto di pensare che un altro figlio, anche no, perché sono già affettivamente completa così (la stessa frase vale anche anzi soprattutto per tutte coloro che non hanno figli).

rapimento Brina

Quello che non ti dicono: il lato oscuro della vita.

SUL LAVORO:

Al di là delle crisi, quello che non ti dicono è che per riuscire non devi essere un genio, ma ci vuole duro lavoro, privazioni, giorni di lavoro che durano 12 ore, sensi di colpa per aver tralasciato da parte altri progetti, metodo e pianificazione.

Quello che non ti dicono è che non solo ci vuole sacrificio, ma ci vogliono anche diritti e che li devi pretendere, leggendo, informandoti e soprattutto organizzandoti con i tuoi colleghi e le tue colleghe. In una situazione di difficoltà all’interno di un ufficio/azienda se ne esce insieme e non seguendo ognuno la sua strada.

Quello che non ti dicono è che ci vuole un capitale. Ci vuole un capitale economico e un capitale emotivo da spendere nel frattempo, in quel tempo che ti sei data per riflettere sul tuo percorso e per valutare i tuoi risultati. Il capitale economico serve e non sono necessariamente dei soldi su cui si investe per la propria azienda, perché magari tu non stai aprendo un’impresa, ma sono i soldi per la tua formazione, per sostenerti mentre fai lo stage, per lavorare da precaria sottopagata per fare il lavoro dei tuoi sogni. Puoi fare scelte in teoria antieconomiche per seguire il lavoro dei tuoi sogni (anche io l’ho fatto), la tua missione, per essere l’apprendista del guru del tuo campo, ma ad un certo punto sappi che la vita ti metterà alle strette e ti chiederà il conto. Non è che sono una stronza e te la voglio tirare. Faccio un discorso da donna a donna, con l’amore di una donna femminista (io) che parla ad un’altra donna. Impara a essere indipendente economicamente, a sapertela cavare da sola. L’autonomia e l’indipendenza economica ti offrono gli strumenti per essere libera di fare le tue scelte. Un giorno potrai decidere di andare da un’altra parte, potrai avere la fortuna di poter aiutare i tuoi genitori o i tuoi figli, potrai fare quello che vuoi senza dover chiedere.

Quello che non ti dicono è che ci vuole anche un capitale emotivo. Devi partire con la carica, ci devi credere.  Ad un certo punto prenderai la bastonata sui denti, ma se non ci stavi credendo quella prima bastonata ti mette ko. Il capitale emotivo è formato anche da quello dei tuoi che ti stanno accanto e ti stanno vicino. Amici e parenti, insomma quella che io chiamo la comunità di appartenenza. Quante volte sono andata a pulire il locale di una mia amica per il suo evento speciale o quante volte ho accompagnato mia sorella nella sua formazione e nella ricerca del suo primo lavoro. Le sono stata accanto, l’ho indirizzata e abbiamo litigato furiosamente. Quello era capitale emotivo a volte usato in maniera dispersiva. Ma era tanto capitale emotivo [e qui mi scuso pubblicamente per la brutalità con cui mi rivolgo a lei proprio per questa relazione di sibling].

IL NOSTRO CORPO

Quello che non ti dicono è che il tuo corpo è normale con la cellulite, che puzzi, che abbia i peli e che ogni mese ti vengano le mestruazioni. Sembra che ci si debba vergognare di tutte queste cose, quindi non le nominano, non le dicono. E che al di là della salute di cui è giusto che ci si prenda cura, quello che non ti dicono è che sei bella anche così. Ci ammorbano con standard asettici e con la perfezione dei corpi. NB: Io sono contenta per tutti voi che postate i vostri kilometri di corsa, probabilmente vi nutrite anche della mia invidia, vi giuro, sono contenta per voi, ma sono sicura che non mi dite quanto vi manca quella frittura di calamari e pesce che sto per andarmi a sparare stasera con le mie amiche, insieme a un bianco passerina che ci sta da paura.

Quello che non ti dicono è che non hai più vent’anni e che non ritornano più. Peccato o per fortuna.

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LA MATERNITA’

Che la maternità è bella ma è anche brutta. Nei primi mesi della mia bambina mi annoiavo ed ero spaventata dal mondo, mi sentivo incapace addirittura di prendere l’ascensore e di fare un giro nel quartiere. Non era depressione post parto, era desiderio di tornare alla vita senza sentire la responsabilità costante di qualcuno da dover accudire. Avevo perso la leggerezza, prima era un vestito, una borsetta e nessun orario. E poi diciamocelo, non mi piaceva stare a casa a cambiare pannolini e fare dei lavoretti giusto per arrotondare. Io sono una di quelle che si vuole realizzare professionalmente e quelle quattro mura non mi bastavano. Più cresce e più recupero la mia autonomia e altrettanta ne conquista lei. D’altro canto, sappiate che credo di essere una brava mamma e amo mia figlia.

mohito Valeria

IL MATRIMONIO

Quello che non ti dicono è che ci sono anche delle belle coppie, ma che nessuno è perfetto. Quello che non ti dicono è che si litiga e che si sta male a volte. Che ci sono scelte da fare difficili e che non tutte le coppie sono fatte per durare o per stare insieme. E meno male. Io non credo nel per sempre. Credo nel rispetto, nell’impegno reciproco e nella complicità. Quello che non vi dicono è che a volte la troppo intimità fa male. Crea sovraesposizione e non sopportazione l’uno dell’altra e che dobbiamo – con ragionevolezza – preservare la nostra indipendenza perché salva la coppia. Quello che non ti dicono è che ci si lascia, si sta malissimo ma che siamo della stessa materia dell’araba fenice, risorgiamo dalle nostre ceneri.

Addio al nubilato Cate a Trastevere


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