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Quello che possiamo ancora imparare da Luigi Sturzo

Creato il 22 maggio 2014 da Libera E Forte @liberaeforte

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Presentato il 21 maggio a Roma il Lessico sturziano presso la Pontificia Università Lateranense, ospiti il magistrato Gaspare Sturzo, presidente del Centro Internazionale Studi Luigi Sturzo, e i professori Nicola Antonetti e Giulio Alfano. Gli interventi sono stati moderati dal professor Flavio Felice, mentre le conclusioni sono state affidate a don Antonio Parisi, curatore del Lessico insieme a Massimo Cappellano.

Nell’introdurre il volume, Flavio Felice ha ricordato il pensiero per molti versi anticipatore di Sturzo, sempre teso verso il bene comune e consapevole dei rischi dello statalismo, da contrastare con una azione che parta dal basso. A ciò si ricollega il concetto sturziano di federalismo, volto all’ottenimento di una maggiore autonomia locale, antistatalista e fortemente europeista.

Gaspare Sturzo, che nel volume ha curato le parti relative alla lotta del sacerdote siciliano contro la corruzione e la mafia, ha evidenziato come le parole chiave delle tematiche sturziane siano ancora valide e possano costituire “un momento di applicazione in ogni passaggio delle propria vita” nella “prospettiva di creazione del bene comune”. Il pensiero del sacerdote è ancora una strategia valida per “creare un impegno per le riforme politiche sociali per l’Italia e per l’Europa”, riguardo a cui già nel 1930 Sturzo affermava: “sarà un’utopia una qualsiasi forma di comunità europea senza una politica economica, senza una politica democratica, senza una modalità che possa realmente affratellarci”.

A dimostrazione dell’attualità del discorso sturziano, il magistrato ha citato l’ultimo lavoro di padre Bartolomeo Sorge “Gesù sorride”, dove il popolarismo sturziano è indicato come la vera soluzione contro il populismo (vedi articolo), e ha inoltre ricordato la sua esperienza politica in Sicilia, in cui è stato candidato alle passate elezioni regionali con Popolari Liberi e Forti provando come sia ancora possibile proporre “una politica sturziana”, anche se il popolarismo spesso viene superato “dai comportamenti cattivi e illeciti”.

La lettura del pensiero di Sturzo – ha concluso il presidente del Ciss – non può più essere fatta in termini esclusivamente storici perché altrimenti consegneremmo ai nostri figli una valigia piena di pietre, costringendoli ad andare a farsi una vita all’estero”.

Dello stesso parere anche Nicola Antonetti, che ha ribadito la necessità di “far rientrare Sturzo dal suo esilio”, riprendendo una espressione del vescovo di Acireale, Antonino Raspanti, autore della prefazione del Lessico. “La politica – ha affermato Antonetti a proposito della ‘questione morale’ sollevata da Sturzo – non guasta ma rivela gli uomini”.

Giulio Alfano ha ricordato Sturzo come il promotore dell’identità laica dei cattolici in politica e dei principi di autonomia politica e aconfessionalità dei partiti di ispirazione cristiana. Un ultimo accenno è stato dedicato da Alfano alla necessità di istituire corsi di formazione per diffondere, in particolare tra i giovani, i valori del popolarismo.

MC


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