Sono una mamma separata, lo sapete tutti. E tutti sapete anche che me la cavo abbastanza bene, tra i meandri della mia famiglia allargatissima. Ma... C'è un ma.
Quando ho saputo di aspettare Eva, la figlia del mio attuale compagno, mi sono trovata davanti ad una scelta: continuare a vivere nella stessa città del mio ex marito, a cui le due bimbe più grandi sono legatissime, ma in cui non avevo nessuno che potesse aiutarmi a parte lui, o trasferirmi nella città del mio compagno, ricca di nonni, zii, fratelli e amici. Mettici qualche problema di salute e la scelta e' stata più che naturale. Con un patto però, non tanto con mio marito, quanto con me stessa e le mie figlie: le mie bambine devono vedere il padre settimanalmente, anche se ci dividono 150 km, il lavoro, la bimba piccola, la sua quasi impossibilità a venirle a prendere. È così che, fino al nono mese di gravidanza, sono partita ogni venerdì per accompagnarle dal padre e ogni domenica-lunedì per andarle a riprendere. Se mi pesa? Parecchio, visto che di tempo ne ho già pressappoco zero, ma mi peserebbe molto di più spezzare il rapporto simbiotico che li lega.
Poi, venerdì scorso, mi capita l'occasione di un collega di lavoro che deve andare proprio lí, e il mio compagno dice: "falle accompagnare, così risparmi un viaggio". Ci ho pensato e ho detto "va bene", anche se tanto bene non mi andava. Loro sono abituate a viaggiare con me, a raccontarmi tante cose in quell'ora di macchina, ad ascoltare la loro playlist di canzoni e cantarle insieme... Però, per una volta...
E invece no. Invece si sa che noi mamme siamo maestre dei sensi di colpa e delle cose che complicano la vita. Quando ho visto salire la prima bambina in auto mi sono venuti gli occhi lucidi. Quando è salita la seconda, col suo zainetto rosso lucido e le codine alla Pippi Calzelunghe, ho nascosto le lacrime con gli occhiali da sole. È stupido, lo so, ma per la prima volta era come se qualcuno me le stesse portando via. Posso trovare tutte le giustificazioni del mondo, tutti i sono stupida del mondo, ma al mio cuore non interessa: in quel momento mi sono sentita la madre più cattiva del mondo. Il nostro cuore e la nostra testa sono spesso due entità non conciliabili, tantomeno se siamo madri.