Il risultato scientifico di cui ho fatto cenno nel post precedente si è guadagnato il plauso del ministro Mariastella Gelmini che, con un comunicato diffuso dall’Ufficio Stampa del ministero, ha tenuto a congratularsi con gli autori dell’esperimento (con un click è possibile ingrandire per leggerlo integralmente):
Il comunicato contiene due elementi oggettivi e non equivocabili: il primo è la paternità maternità della dichiarazione, che fin dall’incipit è attribuita alla persona del ministro, con relative virgolette (simboli che vengono appunto impiegati per non lasciare dubbi al riguardo, e poco importa se l’autore materiale sia un addetto dell’ufficio stampa). Il secondo è questa frase: Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro.
Senza necessità di interpretazione della lingua italiana, chiunque sia in grado di comprendere l’espressione costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso vi legge una cosa non vera, cioè che esisterebbe un tunnel che unisce il CERN – che si trova in Svizzera, a Ginevra – e i Laboratori Nazionali del Gran Sasso in Abruzzo, distanti tra loro oltre 700 km, una galleria realizzata chissà quando e nel silenzio, con buona pace di gruppi e movimenti che protestano contro lo sventramento dell’ambiente.
Non c’è alcuna metafora o semplificazione e – con buonismo interpretativo – si può eventualmente pensare ad un lapsus occorso all’autore del comunicato, che forse si riferiva al tunnel (lungo però solo un km, ma effettivamente orientato verso il Gran Sasso) percorso dai neutrini emessi dai protoni accelerati nel Super Proton Synchrotron (SPS).
Per questo motivo, il secondo comunicato con cui il ministero ha pensato di spegnere il fuoco delle polemiche con una pezza, appare solo un tentativo di free climbing on the glasses:
Ergo, si potrebbe anche discutere di quanto siano ridicole le polemiche sulla vicenda, ma dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (e non dal Ministero della Semplificazione), ritengo sia lecito attendersi comunicazioni più autorevoli e meno raffazzonate.