C’è qualcuno che sta cantando, in via Tabacchi, nella sede del Commissariato del Ticinese. Non è rap , è non opera lirica, e nemmeno sono strofette da Sanremo: si canta, anzi , di parla di soldi…tanti soldi…E’ una Gola Profonda quella che racconta : e sa tutto di Concetta Guida , morte di overdose, forse la prima vittima della malamovida milanese del chupito, avvenuta nel maggio del 2006 . Concetta fu lasciata morire di overdose , agonizzante per un giorno , dai suoi amici di orgia, misteriose ombre fino ad ora, in Ticinese street: un monolocale di corso Ticinese 83 di proprietà dell’oste della Milano alternativa da bere, Pietro Rattazzo, beniamino di contesse punkabbestia , di reduci ciucchi del 68, di viveur della notte, di border line, ricettatori e pittori di strada : insomma, quel che resta del giurassik park del 68 e della vecchia mala del Ticinese. E la Gola Profonda accusa…canta…racconta la sua verità … .
Tutto è partito per caso, in via Vetere, questa estate, dove 6 bar si contengono il magro fatturato dell’industria del chupito in crisi. Bamboccioni, ultras degli stadi, No tav, bonghisti , picciotti delle ‘drine di Rozzano, matti e deviati psichici,clandestini e homeless e aspiranti brigateurs si ubricacano tristemente nella via , spacciano droghe, urlano fino all’alba. Beveroni a pochi euro venduti per i balordi della notte: i bar locali svendono bottiglioni di chupito a tre euro…Ma pare che non corra buon sangue tra Piero Rattazzo, titolare dell’omonimo bar, e il Paul, gestore del bar Marahajà, affiancati nella via. Detto fatto, una sera di fine agosto si presenta il signor Saini Satpal detto Paul dal sovraintende Walter Ferrari al commissariato di Porta Ticinese e racconta : “ una sera ho visto passare davanti al mio locale la Lory..”
“Una donna, eh?” chiede il commisario Walter.
“Già, Lory: barista in proprio, bella guagliona ..” risponde il Paul. Che incomincia a spiegare: “ e poco dopo la bella Lory ripassa davanti al mio locale e il Rattazzo mi arriva davanti a mi dice che devo sparire di qua, poi confabula con altri due, questi arrivano e mi dicono che se non me ne vado dal mio locale mi sparano in bocca e mi bruciano tutto ..ho i testimoni” : Il denunciante dettaglia, , inveisce e sottoscrive una querela nei confronti di Rattazzo.
Nei giorni successivi si registra però un certo via via nervoso nei locali del Commissariato. E da un mese non si parla d’altro , nei bar della movida selvaggia del Ticinese. Pare che a seguito della querela di Paul, una Gola Profonda abbia preso coraggio , e abbia incominciato a raccontare una storiaccia di mala dimenticata che risale al 2006…E a svelare antichi segreti sulla morte di una certa Concetta Guida. Segreti che potrebbero ingolosire Piero Colaprico, nobile cliente del bar Rattazzo negli anni di piombo e scrittore di nera, cultore di storie della mala milanese e di gialli …Colaprico ricopre la cattedra di “Esegesi di Giallismo metropolitano” nella cronaca di Repubblica. Pare che le pagine di una nuova deposizione presso il commissariato di via Tabacchi siano già una decina… e che Gola Profonda abbia raccontato i segreti di quella lontana orgia a base di sesso e cocaina in cui morì Concetta..In un appartamento di proprietà di tale Rattazzo. C’è un nesso allora tra queste rivelazioni e la querela di Paul?Il giallo incomincia da qui,
C’entra forse con questa storiaccia di nera la stessa Lory, la bella guagliona , l’Elena di turno che ha fatto scoppiare la guerra delle querele tra il Paul e il Piero? Da via Osoppo in poi, c’è sempre stata una donna nelle storie della mala a Milano, e Colaprico lo sa, come docente di Giallismo metroopolitano….Concetta era una bella ragazza col vizietto del gioco , abitava nella antica Porta Cicca.Scrisse allora il reporter Gianluigi Nuzzi sulla cronaca de Il giornale, che s’occupò della storia di Concetta , unico tra i media:
“Qualcuno ha lasciato Concetta seminuda morire in una lenta agonia. Dopo un festino di cocaina, alcool e sesso con amici ancora senza volto. Concetta stava male ma chi si divertiva con lei senza esitare l’ha abbandonata al suo destino.Fuggi fuggi. Se ne sono andati tutti dall’appartamento sfitto al terzo piano di corso di Porta Ticinese 83, un palazzo vecchia Milano che in quella domenica notte di maggio ancora ospitava le vetrine delle Cantine Rattazzo, ritrovo cult della sinistra radical milanese di proprietà di Piero Rattazzo. Concetta, 39 anni compiuti in aprile, si è trascinata sul pavimento boccheggiante, tra preservativi, bicchieri vuoti e fazzoletti. Ma da sola non ce l’ha fatta: all’alba è morta. I partecipanti al festino per un giorno intero, tutto il lunedì, hanno fatto finta di niente, comerimuovendo la tragedia della notte prima, quel cadavere seminudo ancora nella stanza da letto. “L’hanno lasciata morire come un topo in trappola, per un giorno intero nessuno l’ha aiutata”, urlano oggi Pilly e Cinzia, sorelle del fidanzato Roberto, con il quale Concetta conviveva da cinque anni in un buco di monolocale al primo piano proprio dello stesso stabile. E in effetti sembra esser andata proprio così,visto che solo la sera dopo, tra le 24 e l’una di notte, una persona si è presentata ad aprire quella porta.Seppur non abiti lì da quasi un anno a girare le chiavi arriva l’ultimo inquilino, il tabaccaio Angelo di corso di Porta Ticinese: “Avevo mandato Concetta a pulire casa, dandole le chiavi – afferma – e l’ho trovata morta”. Angelo ferma una volante, accertamenti, interrogatori. I medici collocano il decesso almeno dodici ore prima. Quindi all’alba o nella mattinata di lunedì. Ma chi era con lei? Chi le ha passato la droga? Chi non l’ha soccorsa? Mistero.Con i segugi del commissariato di Porta Ticinese e della squadra mobile che partono dai dati certi e da quelle che almeno per ora bisogna definire delle coincidenze per ricostruire questo giallo. A iniziare dalla casa del festino. Chi aveva le chiavi? Oltre ad Angelo, che evidentemente le conservava ancora pur non abitando più lì, un altro mazzo lo aveva e ha anche il proprietario del bilocale, che coincidenza vuole essere se non amico buon conoscente sia di Angelo sia della stessa Concetta, sua cliente abituale. Chi è? Piero Rattazzo, proprietario della storica vineria, Ambrogino d’oro nel 2005 su proposta del consigliere di Rifondazione Atomo Tinelli. Insomma, un’icona vivente che coagula le anime della sinistra, tra radical chic, intellighentia e punkabbestia”.( nella foto sotto, il poster di Piero Rattazzo incollato su uno stabile di via Vetere dai writer per celebrarlo come guru ispiratore )
“Quella sera – assicurò il Rattazzo al reporter Nuzzi - non sono salito su in quella casa e nemmeno sapevo di questo festino. Magari la polizia troverà dei mozziconi di mie sigarette, ma che volete, ogni tanto andavo in quell’appartamento sopra il bar a riposare”. Tutto chiaro? Per niente. Almeno stando al sostituto procuratore Giulia Perrotti e ai suoi inquirenti. Che scandagliarono per mesi questa brutta storia del Ticinese.
Domenica, il 14 maggio.Tutto accadde in pochi metri, nel palazzo di corso di Porta Ticinese al civico 83. A piano terreno il bar Rattazzo, al primo la casa di Concetta con Roberto, al terzo sia il trilocale della madre di Roberto e “suocera” di fatto di Concetta, sia in fondo al ballatoio l’appartamento di Rattazzo, dove lunedì15 maggio, verso le 24, venne trovata la donna ormai morta. Siamo in piena campagna elettorale. Atomo Tinelli festeggia dalle 18 in poi un ´aperitivo rosso sinistra – si legge sul suo sito – vino rosso, salame e pancetta per tutti al mitico bar Rattazzo. La sera è fresca e piacevole. Fuori dal Rattazzo, a firmare autografi si mischia a centinaia di persone persino Dario Fo, che corre per la poltrona di primo cittadino. Dietro al bancone, come sempre, Rattazzo smista piatti e birre. Tra avventori, amici e compagni ecco che sbuca verso le 20 proprio Concetta, cliente abituale che ama ciondolare al bar di Piero. La ragazza beve qualche bicchiere. Chiacchiera con un’amica detta ´la francesina”, pare di origini iraniane. Scherza. E organizza o accetta di partecipare con degli sconosciuti al festino. Al terzo piano però la suocera e le sorelle del convivente l’attendono per cena. Ma lei, pur legatissima ai familiari di Roberto, non si fa vedere. Sino a tarda sera quando passa per un saluto.
“Mi disse che andava a riposarsi a casa sua al primo piano – ricordò la madre di Roberto – mentre a mio figlio, abbiamo poi scoperto, gli disse che avrebbe dormito da me, come ogni tanto faceva. Ma qui dopo quel saluto non è mai entrata”. Insomma, una bugia a suocera e una al convivente per eludere qualsiasi sospetto. Così Concetta si infila nel bilocale al terzo piano. Con lei entrano ed scono amici che nessun vicino vede o incrocia. L’indomani mattina, lunedì quindi, Roberto e la madre capiscono che Concetta ha detto loro una bugia:
“Credemmo che fosse andata – spiegò in seguito Roberto – a trovare una sorella fuori Milano”.
Lui passò da solo l’intera giornata e non si preoccupò più di tanto. . Fino all’una di notte. Quando alla porta di Roberto bussò la polizia chiamata da Angelo.
Da quel giorno fu giallo. Gli inquirenti sondarono i rapporti che legavano i protagonisti di quella serata. Per individuare chi aveva passato la droga a Concetta e incriminarlo per morte come conseguenza di altro delitto, ovvero omicidio colposo derivante dallo spaccio di stupefacenti. “Il fatto che Rattazzo abbia precedenti per spaccio di cocaina – spiegò un investigatore – è un indizio che di certo non lo aiuta”.
Sembrava una storiaccia di nera degna di un calibro di Dino Buzzati o di un Scerbanenko.. Ma ahimè, fu Silenzio nelle cronache nei giornali. Come se si volesse coprire con una coltre di bon ton political correct il fattaccio che riguardava Rattazzo, icona della sinistra chic e ambrogino d’oro. Quasi un papabile a una futura poltrona di assessore della Cultura e delle Notti Bianche.
Ma sentiamo altri testimoni d’allora..
Erano quattro, tre uomini e una donna, le persone sospettate dalla polizia di aver partecipato al festino tra cocaina, sesso e alcol che nella notte del 14 maggio aveva portato alla morte Concetta Guida, 39 anni, in un appartamento al terzo piano di corso di Porta Ticinese 83.I nomi vennero indicati in una informativa del successivo 18 luglio inviata dagli inquirenti al sostituto procuratore Giulia Perrotti che coordinava le indagini. Spettava poi al magistrato ´pesareª gli elementi acquisiti e decidere se procedere subito all’iscrizione nel registro degli indagati delle persone coinvolte per omicidio colposo derivante dalla cessione di sostanze stupefacenti. Per taluni, inoltre, poteva profilarsi anche il reato di falsa testimonianza qualora si fosse scoperto che le persone che parteciparono al festino erano tra quelle già sentite dagli inquirenti come testi e che avevano escluso di aver assunto cocaina con Concetta. Oppure avevano negato di essere entrati quella notte nella casa dove poi venne ritrovato 12 ore dopo il corpo senza vita della donna. Un altro reato valutato dagli inquirenti era quello di omissione di soccorso visto che Concetta quella notte era stata abbandonata al suo destino.Scese allora in campo un altro cronista de Il Giornale( nessuno al Corriere, a Repubblica, o al Giorno riprese la storia ), Gianandrea Zagato.
Ecco le voce di quei giorni.
“Scusate ma io non ci credo – replicò a Zagato la suocera di Concetta che viveva proprio di fronte all’appartamento del festino – ma in quella casa non si vedeva mai entrare nessuno. Era chiusa da mesi, quasi un anno”.
“Di certo tutto si gioca in pochi metri visto che Concetta Guida viveva al primo piano di corso di Porta Ticinese 83- scrisse Zagato-prima di salire al terzo piano nella casa sfitta era andata al bar di Piero Rattazzo, il commerciante che fu insignito dell’Ambrogino nel 2005, sempre allo stesso civico. Tra l’altro, coincidenza vuole che anche la casa sfitta, quella del festino, sia di proprietà di Rattazzo che, interpellato dal Giornale, ha sempre negato di esser salito su a casa quella notte.
“Deve aver fatto tutto da sola – gli offrì una spiegazione Angelo il tabaccaio -è entrata in casa, è stata male e magari non è riuscita a chiedere aiuto a nessuno. Certo che questa storia mi ha impressionato, mia figlia stravedeva per lei”. La ricostruzione della polizia era invece opposta.
Il reporter Zagato continuò le sue indagini , scarpinando nel quartiere . Andò a sentire il convivente di Concetta.
“Non si lascia morire un cristiano. Belve, sono delle belve”.
“Lei, Roberto Cifarelli, sa chi sono? Li conosce?” gli chiese il reporter.
“Non lo so. Voglio naturalmente sapere chi era con lei in quel bilocale al terzo piano del civico 83 di Porta Ticinese di proprietà di Piero Rattazzo, chi l’ha ímbriacata di cocaina e l’ha abbandonata quando Concetta stava male: dalla mezzanotte del 15 maggio – da quando il tabaccaio Angelo hascoperto il cadavere e brutalmente rivelato che Concetta era morta -,è da allora che reclamo verità perchè di lei ero davvero innamorato anche se me ne aveva fatte di cotte e crude”.
Il reporter accennò : “Qualche problema con droghe e dintorni?
Il fidanzato di Concetta sbottò:“So che nel suo passato c’è stata anche la cocaina, che con l’ex marito ne aveva fatto uso come lei stessa mi raccontava. Ma da quando stavamo insieme, da quasi cinque anni, Concetta non sapeva più che fosse: altrimenti? Be, l’avrei sbattuta in mezzo a una strada. Sa, soffriva di depressione cronica e aveva un solo vizio: sperperare euro su euro alle slot machine nei bar del quartiere. Vizio che accompagnava con la quotidiana visitina serale al Bar Rattazzo”.
Zagato si agitò, incuriosito….E chiese:
“Anche la sera del 14 maggio, quando aveva partecipato al festino a base di cocaina, alcol e sesso, Concetta aveva compiuto la visita al Bar Rattazzo?
“Sì, c’era una festa elettorale con Dario Fo, Davide Tinelli e altri compagni del Piero Rattazzo. E Concetta era lì a divertirsi e a fare quattro chiacchiere insieme alla francesina, amica conosciuta in quel bar”.
Zagato impallidì…I nomi erano importanti… E chiese: “ E’ in quella festa che nasce la decisione del festino?”
“Come faccio a saperlo. So soltanto che quella sera a me racconta che dorme da mia madre e che a mia madre racconta che dorme da me. Bugie per andarsene al festino in quel bilocale che si trova sullo stesso pianerottolo dove vive mia madre e dove, mi è stato poi riferito, le luci erano accese.Alle quattordici di lunedì 15 maggio la chiamai sul cellulare: squillava libero. Idem un’ora dopo. Pensai che, come accaduto in passato, Concetta fosse andata dalle sue sorelle e che alla sera sarebbe poi tornata indietro”.
“Spariva spesso?”
“Magari dopo qualche discussione e sempre per lo stesso motivo: il vizio di sperperare i soldi nelle slot machine. Soldi che qualche volta sottraeva dai nostri risparmi domestici, sa Concetta lavorava saltuariamente come donna di servizio e proprio per questo, una ventina di giorni prima della morte,Rattazzo le aveva chiesto di ripulire quell’appartamento arredato a puntino che voleva riaffittare e che fino a un anno prima era abitato dal tabaccaio Angelo e dalla sua famiglia”.
“Ma, scusi, è lo stesso tabaccaio che ne ha scoperto il cadavere?”
“Sì, dice che aveva le chiavi della casa anche se non ci viveva più. Sia lui che Rattazzo – lo conosco da 43 anni, da quando sono nato – non mi hanno detto una parola da quel giorno. Silenzio di tomba. Eppure, ci sono troppe cose che non quadrano con la verità. Domande che da settanta giorni attendono una risposta”
Il reporter si recò subito dal noto Ambrogino d’oro…..“Per la dedizione, la passione, l’umanità con cui svolge da 43 anni la professione di ristoratore nello storico quartiere del Ticinese. Per aver trasformato la sua trattoria in un luogo di scambio culturale, sociale e politico, dove il profitto è messo in secondo piano privilegiando la comunicazione e l’amicizia”. Erano le motivazioni con cui era stato conferito all’oste Rattazzo ( pregiudicato per spaccio di cocaina ma famoso per le birre a basso costo, per le sue rinomate polpette e per il suo locale) il chiaccherato premio Ambrogino d’oro. D’oro o di latta? Commozione per il luogo cult della sinistra milanese, quella dove si ritrovavano Toni Negri, Pietro Valpreda, Armando Cossutta e i brigatisti con l’eskimo indosso e la chiave inglese, la Hazet 36, nella bisaccia per il “cucchino”. Poi il Rattazzo aveva cambiato location: si era trasferito accanto al bar Maharajà, gestito da un indiano.Anche per la modica cifra che“Guru”, nota marca di abbigliamento, aveva sborsato per accaparrarsi l’angolo di paradiso a metà strada tra il Duomo e la Darsena: tre miliardi del vecchio conio.Chissè se dichiarati sulla 740 del mitico oste ambrogino d’oro?
Rattazzo era arrivatio a Milano dal Piemonte all’età di 17 anni e aveva lavorato come barman in locali storici della città, ad esempio la Crota Piemunteisa di via Sacchi, diventandone direttore. Nel 1962 si era messo in proprio e aveva aperto un negozio al civico 83 di corso di Porta Ticinese, il “Rattazzo”, appunto dove vendeva vino. Un’enoteca come tante, quindi? Non proprio, perchè Piero aveva cavalcato il Sessantotto e lì si erano ritrovati a mangiar panini quelli di Avanguardia operaia, Movimento studentesco, Lotta continua e via dicendo. L’enoteca della sinistra radical chic si era trasformata poi nel 1971 in una trattoria con mescita di vino, e Piero la aveva condotta con l’aiuto della moglie edei figli. Piatto tipico: le polpette. Col tempo, dopo i compagni con l’eskimo erano arrivati i punk e i punkabbestia ma anche scrittori come Pietro Colaprico, Nico Colonna ; e infine molti border line…Tra i clienti, anche un erede della dinastia Juncker che una sera – dissero le cronache-accoltellò la fidanzata girando poi nudo sotto casa. Ma al bar Rattazzo nacque anche l’idea Smemoranda, l’agenda-diario più famosa d’Italia. Poi , noblesse oblige, ci arrivarono i carabinieri di Desio che arrestarono il Piero per spaccio di cocaina: nessun organo di stampa , tranne il Giorno, riportò la cronaca dell’arresto. Una smemoratezza?
Una mattina del luglio del 2006 il reporter del Giornale arrivò dunque nel chiaccherato bar, conscio che avrebbe dovuti intervistare nell’oste un mito, una icona, una figura istituzionale,quasi un padre della Costituzione , un leader maximo dell’ingellighenzia progressista milanese… Rattazzo preparava i caffè e le polpette e sbottò rapido: “La verità su questa storia la dirò al magistrato, tutta e dalla a alla zeta. Non la dico certo a voi giornalisti che mi volete incastrare perchè sono di Sinistra”. Pausa. “Rimestate il torrone perchè sono finito dentro: diciotto giorni a San Vittore per droga” Spiegazioni che Piero Rattazzo fece a voce alta.Il reporter Zagato provò a provocarlo:
“Coca party col morto, che tra l’altro era una sua amica…”
“Che vuol dire? Quella sera non sono salito al terzo piano, dove non mi risulta ci sia stato un festino. I festini, caro cronista, si fanno con champagne e whisky mica con l’acqua minerale”.
“Scusi, Rattazzo, la ricostruzione degli inquirenti parla di festino con tanto di cocaina, alcol e…”
“…un preservativo. Ueí, quel 14 maggio Concetta era sola.”
“Come può affermarlo con tanta sicurezza?”
“Perchè non era la prima volta che utilizzava quell’alloggio per starsene sola: accadeva ogni volta che litigava col suo convivente. Motivo? Lo dica a lui, Roberto Cifarelli, e magari racconti tutta la verità su questa vicenda”.
“Stop alle illazioni: vuol dire che il convivente di Concetta è coinvolto?”
“Voglio dire che lui sa perchè Concetta quella sera si trovava in quell’appartamento. Sa, lei e la cognata non andavano d’accordo e quella notte, la sorella di Roberto, era ospite della mamma (che vive al terzo piano dello stabile di Porta Ticinese 83) e quindi, Concetta, non potè andare lì a dormire dopo che, probabilmente, aveva avuto un diverbio con lui. Sa, ogni tanto correvano i carabinieri a dividerli. Ergo: non gli restava che un letto in quella casa sfitta da un anno di cui, tra l’altro, aveva le chiavi”.
“Com’è possibile? Le chiavi dovrebbe averle solo lei, Rattazzo, il proprietario”.
“Un mazzo l’aveva pure Concetta, che ogni tanto ripuliva quell’alloggio. Ma quella sera, come già altre volte, se le prese al bar insieme a due, tre bottigliette d’acqua”.
“Quelle ritrovate poi dagli investigatori insieme a preservativi, un vibratore…”
“…non so cosa Concetta avesse nella borsa. So che le ho dato due-tre bottigliette d’acqua e che si è presa le chiavi. E, comunque, ripeto: sono convinto che Concetta fosse lì da sola e d’altronde la porta d’ingresso era chiusa dall’interno”.
“Stranezza, Rattazzo: a trovare il corpo seminudo della donna ormai morta è stato Angelo, il tabaccaio di Porta Ticinese, che nonostante non fosse più l’affittuario di quell’alloggio aveva ancora le chiavi.”
“Senta, quello che so lo dirò al magistrato. Anch’io ci salivo per andare al gabinetto”.
“Avrà comunque un ricordo di Concetta?”
“Le volevo bene, come tutti qui gliene volevano. So che era in cura al Sert di Conca del Naviglio e che, ogni tanto, chiedeva qualche prestitino e ogni mese mi chiedeva di trasformare dei ticket restaurant in denaro contante senza dirlo a Roberto, mi diceva. Un donnone di 120 chili, che frequentava qualche amica habitues dello sniffo”.
“Già, la cocaina. Chi le ha passato la droga?”
“Che ne so. Quella sera, per me, era sola. Basterebbe che il fidanzato dicesse la verità e sta storia, plouf, si smonta anche se voi ci vorreste sguazzare ancora dentro”
“Vorremmo solo una risposta a fatti che non quadrano”.
“´Tutto quadra, quando potrò raccontare quello che so al magistrato”.
Da allora, via Vetere è un fortino dei No tav, dei punkabbestia, degli aspiranti brigateurs, dei perdenti di tutta Milano, i vigili e i carabinieri non entrano nella via , i bar del chupito si moltiplicano…Atomo Tinelli, che propose l’Ambrogino d’oro per Rattazzo quando era consigliere comunale, non dipinge più, non fa più politica, non frequenta nemmeno quel giurassik park della sinistra chic che è ora il bar Rattazzo. ”Nel suo bar si radunava la mitica mala del Ticinese, quella che aveva una sua morale, diversa da quella squallida di ora: la mala di Porta Cicca. Era il ritrovo dei ricettatori di Milano…Aveva un suo fascino, quel bar, era mitico, allora…” Lo racconta con una punta di nostaglia… un rimpianto verso un mondo che non c’è più…Ora , dopo la denuncia di Paul, una Gola Profonda racconta però un’alta storia, più squallida …Serebbero 300.000 gli euro finiti in mano a una pupa barista che avrebbe scagionato un sospettato con un alibi compiacente. Chi è quel sospettato? Che nome ha la barista? Pare che questa tranche di 300.000 euro versati in seguito alla ” bella barista” siano serviti per farle acquistare un bar della zona, facendole fare il salto nel mondo del chupito e dell’aperitivo.Da cameriera a imprenditrice della notte. Chissà se è la volta buona per capire chi ha lasciato morire Concetta. Chissà se questo giallo irrisolto del Ticinese finirà sui giornali ? Chissà se le deposizioni di questa Gola Profonda arriveranno al tavolo di qualche magistrato curioso ?
KINO INVISIBLE