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Questa è la stanza / Gipi. Bologna: Coconino Press, 2005.
Gipi - di cui ho amato molti lavori, in particolare S. - ha una straordinaria capacità di raccontare un'età della vita, quella nella quale si è immaturi e incoscienti, ma anche puri e teneri. In pratica la giovinezza, quell'età subito prima di sentire la fatica della vita e il peso delle responsabilità e di mettere da parte i propri sogni.
I giovani disegnati da Gipi sono ruvidi e spigolosi. Sono ragazzi di provincia, senza arte né parte, spesso con storie difficili alle spalle, con famiglie problematiche o disgregate. Sono ragazzi che però non vogliono rinunciare ai propri sogni e li cercano in quel legame speciale che illumina la giovinezza e che è l'amicizia, quel legame che in qualche modo viene prima ancora dell'amore.
In Questa è la stanza si racconta la storia di quattro di questi giovani che hanno una passione in comune, la musica. La stanza è una specie di capannone che il padre di uno di loro ha messo a disposizione e dove finalmente la loro voglia di trasmettere attraverso gli strumenti musicali e la voce tutto quello che hanno dentro può trovare espressione.
I protagonisti di Questa è la stanza non sono molto diversi da quelli di Appunti per una storia di guerra, e come quelli sono alla ricerca della propria identità, spesso confusi, talora inutilmente aggressivi, talaltra ingenui.
Le pareti della stanza sono la loro difesa da un mondo esterno che sentono faticoso e ostile, la stanza è una specie di spazio magico nel quale tutto è possibile e niente può spezzare la speranza di felicità. Il mondo degli adulti non è ostile, è semplicemente "altro", incapace di comprendere bisogni e segreti di queste anime ancora acerbe.
Gli acquerelli di Gipi fanno il resto, quando mettono a confronto il piccolo ma complesso mondo della stanza con l'enormità degli spazi aperti, che sono bellissimi e spaventosi al contempo. I quattro ragazzi hanno tratti al contempo realistici e simbolici, perché dai loro volti e dai gesti dei loro corpi si intravede l'essenza in fieri di ciascuno di loro, senza poter veramente scommettere su quello che diventeranno.
Intanto però - a loro modo - si fanno artefici del proprio destino.
Voto: 4/5
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