Magazine Diario personale

Questa non è una recensione

Da Micamichela @micamichela
Ogni volta che mi metto in testa di fare una recensione vado in crisi: il primo motivo è che odio le recensioni. Non le leggo, non leggo le trame sul retro, nel mio cervello qualsiasi cosa vada oltre il "mi è piaciuto/non mi è piaciuto" è spoiler, non voglio sapere niente.
Potremo parlare quindi di come io scelga cosa leggere e la risposta è: totalmente a caso. Mi basta una mezza frase, un titolo tanto sentito nominare ma mai cercato, un autore che tutti citano, una bella copertina. Oppure vago in libreria e prendo qualcosa a caso. Di solito ci prendo.
Dicevamo dunque delle recensioni, non mi piace leggere prima di cosa parla un libro, quindi non mi piace dirlo agli altri. Conseguenza, non so cosa raccontare: non voglio raccontare la trama e - arrivando al motivo numero due - ho paura di non rendere giustizia. Perché ovviamente, se proprio sento la voglia di fare una recensione, vuol dire che quel libro mi è piaciuto. Mi è piaciuto tanto. Non ho la proprietà di linguaggio di un esperto, non ho letto abbastanza per essere in grado di dare giudizi, a volte non mi so neanche esprimere tanto bene e quindi ho paura di non riuscire a raccontare quello che ho pensato, quello ho provato, ho paura di non riuscire a convincere nessuno quando vorrei convincere tutti.
L'ultimo libro che ho letto l'ho preso per caso. Avevo sentito nominare questo autore, ma non riuscivo a collocarlo da nessuna parte, non rientrava in nessuna delle caselle del mio cervello tipo Franzen = pippone o David Foster Wallace = hipster. Queste sono le mie categorie, sì, mi perdonino i letterati e i vari fan.
L'ho preso per caso perché era in evidenza su una colonnina e aveva uno sconto. Ho letto due righe sul retro e ho detto boh, proviamo.
Alla seconda pagina ho detto "minchia, figo", al secondo capitolo avevo gli occhi spalancati a palla, al terzo bestemmiavo in aramaico perché era tardi e mi si chiudevano gli occhi e non ce la facevo fisicamente ad andare avanti. A metà libro ogni tre pagine scuotevo la testa sconvolta e mi ripetevo "siamo delle merde", a 15 pagine dalla fine ho scritto all'amica Gloria "io non lo voglio finire, lo mollo qui". A 10 pagine dalla fine mi è venuta la pelle d'oca, veramente, non per modo dire. All'ultima frase ero sconvolta, senza parole, esausta, ferma sul letto per mezz'ora a fissare il muro bianco o forse il vuoto o chissà che.
Questa è la mia recensione.
Leggete "Cecità", José Saramago.

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