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Questione di intendersi

Creato il 11 novembre 2011 da Stukhtra

Un esempio dei bizzarri percorsi della scienza

di Marco Tarantola

Che cosa ci faresti, se ti venisse regalato un secondo in più all’anno? Ebbene, è quello che abbiamo avuto a disposizione per ben 24 volte a partire dal 30 giugno 1972. Ma potrebbe non essere più così.

Questione di intendersi

Un Leap Second su un orologio digitale.

L’International Earth Rotation and Reference Systems Service (IERS) a partire dagli inizi degli Anni Settanta ha stabilito l’adeguamento del Tempo Coordinato Universale (UTC) al Tempo Medio di Greenwich (GMT).

Di sicuro ti starai chiedendo che differenza c’è tra il tempo UTC e il tempo GMT: dopotutto il tempo è sempre tempo! Hai quasi ragione. Il Tempo Coordinato Universale utilizza un sistema basato sulla media dei segnali provenienti da circa 400 orologi atomici sparsi nei laboratori di tutto il pianeta. La tecnologia di questi potenti strumenti di misura si basa sulle vibrazioni, estremamente precise, dell’atomo di cesio. Il Tempo Medio di Greenwich, invece, si basa sul tempo di rotazione della Terra. Tuttavia la velocità di rotazione della Terra non è costante e precisa tanto quanto le vibrazioni dell’atomo di cesio. In particolare, essa tende a diminuire per effetto dell’interazione gravitazionale con la Luna. Questa discrepanza ha portato la comunità scientifica ad adeguare l’UTC al GMT introducendo quello che viene chiamato Secondo Intercalare (in inglese Leap Second), ovvero un secondo aggiunto all’occorrenza nella notte del 30 giugno o del 31 dicembre. Da diversi anni il Secondo Intercalare è messo in discussione dagli scienziati, e proprio in queste settimane la Royal Society sta studiando una nuova definizione di tempo da sottoporre alla Conferenza Mondiale delle Radiocomunicazioni che avrà inizio a Ginevra il prossimo 23 gennaio.

La corrente abolizionista fonda la propria posizione sull’inutilità di continuare a mantenere i moti celesti come riferimento temporale e sulla potenziale pericolosità della variazione dell’orario. Elisa Felicitas Arias, direttore del Dipartimento del Tempo presso il Bureau International des Poids et Mesures (BIPM) a Sèvres, in Francia, dice: “Leap Seconds are a nuisance”. Una seccatura, insomma. Intendendo che è ormai inutile adeguarsi all’orario solare quando anche i sistemi di navigazione potrebbero farne a meno. Inoltre, se la variazione venisse implementata in maniera incoerente negli orologi dei diversi software, si potrebbe generare un’asincronia che potrebbe portare allo stallo dei computer e anche dei sistemi dei mercati finanziari internazionali, rendendoli vulnerabili a eventuali attacchi. Wlodzimierz Lewandowski, fisico e collega di Arias al BIPM, va oltre, aggiungendo che l’asincronia potrebbe causare un vero e proprio disastro aereo.

La difesa del Leap Second da queste pesanti accuse proviene da più fronti. Markus Kuhn, computer scientist presso l’Università di Cambridge, sostiene che i possibili problemi provenienti dal Leap Second sarebbero risolti se si implementasse una prescrizione coerente per l’aggiunta dei secondi, magari utilizzando la strategia di Google che ha annunciato un soft leap, ovvero una divisione del secondo in più porzioni che andranno aggiunte poco alla volta. Inoltre Peter Whibberley, fisico presso il National Physical Laboratory di Teddington, in Inghilterra, sostiene che non ci sono prove convincenti dei guai che potrebbero essere generati dal Leap Second. Anzi, non mantenerlo potrebbe forse creare un discostamento di minuti o addirittura di ore che nel futuro potrebbe portare a conseguenze peggiori. Han Chunhao, del Global Information Center, sposta l’attenzione affermando che il problema non è di natura esclusivamente scientifica ma possiede anche una componente culturale e filosofica importante: “A causa di motivi culturali, molti studiosi cinesi ritengono che per la misurazione del tempo sia importante mantenere una connessione con il tempo astronomico”.

Insomma, la questione è aperta. Staremo a vedere come andrà a finire.


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