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Questione di meccanica

Da Fishcanfly @marcodecave

Sapete qual è stato il momento più traumatico della mia vita? Quello in cui ho realizzato che non sarei mai stata capace di aggiustare il mio mangiacassette.

Ero ancora una bambina e quello per me non era un apparecchio qualsiasi, aveva un’anima, aveva il potere di strapparmi dal limbo dell’analfabetismo per condurmi nel mondo della carta stampata, della lettura.

Già… perché io la lettura l’ho sempre amata, ancor prima di imparare a leggere!  Oltre però a sfogliare gli enormi libri di favole che mia madre, anche lei affamata divoratrice di cellulosa, aveva già da tempo iniziato a regalarmi, passavo interi pomeriggi persa nella mia collezione di audiolibri. Quei libriccini contenevano il più grande mistero del mondo, la parola scritta, e il mangiacassette aveva il potere di renderlo accessibile anche a me, illetterata creaturina, tirando fuori dalle pagine la narrazione viva.

Tutto avveniva secondo un preciso rituale: tiravo giù dallo scaffale i libri e i nastri, sceglievo la storia, inserivo la cassetta e, solo dopo aver girato la prima pagina, premevo il magico tasto “play” che mi avrebbe fatto sbarcare, con un permesso di soggiorno temporaneo, nel paese delle lettere stampate.

Così, potete capire lo sgomento e la disperazione che provai quando un giorno, invece della soave musica d’inizio, le mie orecchie udirono un doloroso          “tac – ta – ta” e poi più nulla.

Non so cosa scattò nella mia testa in quel momento. Devo aver pensato che il mero fatto di aver usato fino ad allora quell’aggeggio voleva dire che avrei saputo anche come farlo funzionare ancora. Forse semplicemente pensavo di sapere com’era fatto lì dentro, cosa accadeva quando chiudevo lo sportellino e premevo quel tasto. Lo aprii. Avevo circa sei anni, non ero certo in grado di utilizzare un cacciavite a stella, perciò ricordo, drammaticamente, che staccai ad uno ad uno tutti i tasti per guardare dentro.

E rimasi sbigottita. Mi trovai davanti al triste spettacolo dell’impotenza dell’uomo di fronte alla macchina: un groviglio di fili, di piastrine metalliche, di rotelle di plastica ormai immobili. Mi resi conto che non avrei mai potuto rimetterlo a posto e che probabilmente gli avevo anche inferto il colpo di grazia.

Questione di meccanica

Ma la cosa per me più dolorosa e insieme sconvolgente (su cui, non a caso, mi trovo a riflettere ancora oggi, a distanza di quindici anni) fu realizzare che non avevo mai capito niente. Credevo di sapere e invece non avevo la minima idea di come si muovessero quegli ingranaggi, di quali fossero, di come si incastrassero e da che parte girassero le artificiali componenti della macchina che fabbricava i miei sogni.

Per fortuna a questo mondo non tutte le avventure finiscono in tragedia così, grazie all’intervento di un tecnico capace, nel giro di qualche giorno, che naturalmente trascorsi osservando da lontano le mie temporaneamente inutilizzabili audiocassette, l’adorato mangianastri tornò a casa come nuovo. E papà mi fece anche vedere cos’era andato storto, quale pezzo si era incastrato tra le rotelle causando la rottura dell’intero meccanismo.

Beh, quest’episodio mi ha insegnato tanto. Mi ha fatto capire che di meccaniche, in genere, se non sei un esperto, non ci capisci un cavolo. Mi ha fatto capire che nella vita abbiamo spesso l’impressione di essere noi a far girare il meccanismo in un certo modo e, finchè ci sembra che funzioni, ci sentiamo sicuri che è proprio così che deve andare. È solo quando quel meccanismo si inceppa, si incastra, fa “crack” e poi si rompe che veniamo assaliti dall’incertezza:

“Sono io ad aver fatto qualcosa di sbagliato o è successo qualcosa, lì dentro, che non potevo evitare?”

“Sarà stato difettoso dall’inizio o la colpa è mia, che l’ho utilizzato male fino a romperlo?”

“Viviamo davvero così? Inconsapevoli di come funzionano le cose?”

Quel che è certo è che quando il meccanismo gira bene e produce sogni e meraviglie, attribuiamo a noi il merito del buon funzionamento, pensando di aver capito esattamente come farlo andare avanti, quando invece ci troviamo di fronte a ingranaggi sconosciuti o macchine che funzionano secondo procedure a noi completamente sconosciute e misteriose, ci rendiamo conto della nostra totale inadeguatezza, capiamo che non abbiamo gli strumenti per padroneggiare tutti i marchingegni di questo mondo.

È un po’ come quando vai al ristorante cinese. Pensi di sapere come si usano le bacchette e sei sicuro che non appena le impugnerai scoprirai che utilizzarle è la cosa più facile che esista. Poi ti ritrovi a mangiare con la forchetta e comprendi che hai ancora un bel po’ di cose da imparare nella vita.

Questione di meccanica



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