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Questione di soldi

Creato il 24 gennaio 2012 da Speradisole

QUESTIONE DI SOLDI

QUESTIONE DI SOLDI
Alla manifestazione legaiola di Milano, di pochi giorni fa a Maroni non è stato concesso di parlare. Se n’è stato mezzo sorridente da una parte recitando le litanie  rituali: “padania libera”, “secessione”  e “Bossi, Bossi” dirette dal bofonchiante.

La crepa tra i legaioli non è stata chiusa.

Il vero motivo di questo scontro tra il “senatur” e Maroni, è il danaro i danèe. Non si tratta di ideologia, cosa di cui la lega difetta abbondantemente, no, sono “I DANÈE”  tradotto “I SOLDI”.

Sette milioni di euro, provenienti dai rimborsi elettorali (pagati da tutti noi) e dati alla Lega, sono stati investiti in corone norvegesi, fondi a Cipro e altri fondi in Tanzania

Acquisti recenti, inoltre, sono stati:

  • Un  appartamento in centro a Milano (piazza Cinque Giornate) del valore di oltre un milione di euro  destinato al Trota Bossi consigliere regionale  del Pirellone.
  • Una cascina, zona varesotto,  il cui beneficiario è il figlio minore dell’Umberto.

Tra i legaioli ci si interroga, sempre sottovoce, sulle spese sostenute da uno studio legale  che serviva il Sinpa, il sindacato padano di cui è segretaria Rosi Mauro, fedelissima a Bossi.

Il dualismo Bossi-Maroni,  pertanto, non è solo una resa dei conti sulla leadership, ma riguarda anche il tesoro della Lega. Ai primi di gennaio 2012, Bossi avrebbe detto a Maroni “non ti faccio fare il capogruppo alla Camera, perché vuoi controllare la cassa del partito a Montecitorio”.

Messo da parte Reguzzoni, molto più berlusconiano che legaiolo e antimaroniano a prescindere, è stato messo come capogruppo alla Camera un maroniano molto light di nome Dozzo. Una piccola pillola addolcita esternamente.  

Il vero custode di tutti i danèe della Lega è Francesco Belsito di Genova. Ovviamente, non è piaciuto ai maroniani neppure il gesto di Belsito che ha spostato il conto corrente della Lega da Milano a Genova, in un’agenzia del Banco popolare di Genova.

Non si tratta di pochi soldi. Nel libro “Partiti spa” di Paolo Bracalini, si parla di 170 milioni di euro che il Carroccio ha incassato dal 1992.

Il patrimonio è stato diversificato. Prima è nata la “Pontida fin” (tra i soci c’è Bossi e sua moglie), proprietaria di 11 immobili, tra cui la sede di Via Bellerio e 7 terreni tra cui il pratone di Pontida.

Poi è nata la “Fin Group spa”, capitale sociale 510 mila euro, holding proprietaria di società di viaggi, di sondaggi. Possiede anche la “Bici padana” che produce biciclette rigorosamente verdi come il prato di Pontida.

E tutto questo è di Bossi, di sua moglie Manuela Marrone e del Cerchio Magico. Maroni e i suoi sono fuori.

(Fonte: l’Unità)



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