Maleducato di talento: la caustica definizione dell’ex direttore del Corsera Ferruccio de Bortoli ha fotografato esemplarmente il profilo del giovane premier italiano; riprendendo Chesterton (democrazia come governo dei maleducati, aristocrazia come governo degli educati male), Renzi ha riportato tutto al nocciolo: una questione di metodo. Ma sul metodo possono sottilizzare coloro che hanno il tergo ben caldo, gli aristocratici di censo e di pecunia, non la gran massa degli italiani che affannosamente tirano a campare: questi sono nella gran parte ben disposti a chiudere non uno, ma entrambi gli occhi di fronte alle maniere inurbane del caudillo (tanto per ri-citare l’ex direttore del più aristocratico quotidiano italiano) fiorentino, se i metodi spicci saranno forieri di qualche tangibile risultato. Al premier si può rimproverare sicuramente l’eccesso di protagonismo, il decisionismo, la tendenza a forzare la mano e a dare una rilettura decisamente personale delle relazioni dell’esecutivo con istituzioni, opposizioni e forze sociali. Ciò che non può essergli addebitato in alcun modo è la pochezza del contrasto che gli viene opposto, completamente appiattito su posizioni strumentali, fossilizzate su visioni manicheiste e stantie ideologizzazioni che non destano alcun interesse nella stragrande maggioranza degli italiani. Per fare un esempio, Renzi ha sicuramente forzato la mano sull’approvazione dell’Italicum, ma l’alternativa sarebbe stata un interminabile dibattito che avrebbe tenuto in ostaggio il parlamento su una questione importante quanto si vuole, ma di certo non per la pancia del paese. Dire che la nuova legge elettorale mette a rischio la democrazia italiana è una fandonia sesquipedale. L’Italicum, per quanto imperfetto, è una legge che migliora nettamente in tema di rappresentatività il famigerato Porcellum; a mio modesto parere, offre meno spazi al clientelismo di quanti ne offriva il Mattarellum. Le migliorie apportate rispetto all’impianto iniziale, riguardo alla soglia del premio di maggioranza, a quella di sbarramento e alle limitazioni dell’arbitrio delle segreterie nelle compilazione delle liste, rappresentano un ragionevole compromesso. Chi non è d’accordo, d’altronde, può sempre proporre un (inutile) referendum abrogativo, per sprecare un po’ di denaro pubblico e tenere il paese bloccato su una questione che la gran parte degli italiani ritiene finalmente superata, portando in questo modo un altro po’ d’acqua al mulino del talentuoso maleducato fiorentino. Legittimo, ma poi non ci si lamenti che il suo strapotere continui a salire, ben lungi dall’essere arginato da una sana e motivata contrapposizione squisitamente politica.
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QUESTIONI DI METODO #matteorenzi #debortoli #leggeelettorale
Creato il 07 maggio 2015 da Albertomax @albertomassazzaPossono interessarti anche questi articoli :
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