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Questo è il momento di scendere in piazza: noi la crisi non la paghiamo!
Creato il 15 luglio 2011 da VeritaedemocraziaLa finanza non deve essere rassicurata, ma messa in condizioni di non nuocere, così scrive Mario Pianta su Sbilanciamoci.info .
Questa crisi che sta facendo precipitare nel baratro Stati e Popoli è la crisi del capitalismo, della globalizzazione, della finanza dei pescecani che ha preso il sopravvento sull'economia reale, di un sistema in cui si fanno profitti speculando con il denaro e non più con la produzione di beni e servizi, del finanzcapitalismo come lo definisce Luciano Gallino.Non si capisce per quale motivo dovremmo suicidarci per difendere un sistema che condanna alla miseria e alla fame gran parte dell'umanità, che pretende di demolire le conquiste sociali che alcuni popoli hanno ottenuto attraverso secoli di lotta e di impedire che diventino patrimonio di tutta l'umanità, che si alimenta di terrificanti conflitti militari, che sta conducendo il nostro pianeta al collasso e alla distruzione con produzioni e consumi fondati sullo sfruttamento insensato e folle delle risorse naturali. Come si può pensare che accettando le regole del gioco (il ricatto) di chi ci ha condotto fino a questo punto potremo salvare le nostre economie e le nostre condizioni di vita?Eppure l'Europa, questa Europa che tradisce le sue ragioni fondanti e la sua civiltà e la sua cultura secolare ci dice che non ci sono alternative e tutte le forze politiche presenti nel Parlamento italiano accettano passivamente i paradigmi di questo sistema, dando il via libera, sotto la spinta del Presidente Napolitano (quello che negli anni '80 inciuciava con Craxi e la cui corrente veniva finanziata da Berlusconi) e plaudendo al 'proprio senso di responsabilità', ad una manovra finanziaria inefficace ed ingiusta. L'informazione mainstream, gli economisti e gli opinionisti 'liberali' indicano quella che ritengono l'unica strada da percorrere: liberalizzazioni, smantellamento di quel poco che è rimasto della presenza pubblica nell'economia (ENI, ENEL, Finmeccanica, aziende municipalizzate), taglio delle spese sociali (pensioni, sanità, scuola), cancellazione dei diritti dei lavoratori in nome della flessibilità e della competitività. Senza alcun pudore nel contraddire la volontà popolare per la tutela e valorizzazione dei beni pubblici emersa nei recenti referendum.Tutto questo nella speranza di tranquillizzare i mercati e quietare gli speculatori: una sorta di sacrificio umano in nome del Dio Mercato. E facendo finta di ignorare che determinando il peggioramento delle condizioni di vita della maggioranza dei cittadini e l'incremento delle diseguaglianze sociali, privando la mano pubblica di aziende e di patrimoni attraverso cui poter indirizzare la politica economica, industriale e sociale, inseguendo una ormai impossibile crescita, si causerà un ulteriore impoverimento del Paese e dunque la maggiore e fatale incidenza del debito.
Quanto ci viene prospettato dagli 'esperti' è tanto più inaccettabile con una casta politica italiana screditata da innumerevoli scandali, da una legge elettorale che impedisce agli elettori di scegliere i propri rappresentanti. Si può pensare che saranno costoro a salvare l'Italia? Ministri ed esponenti politici nominati per i servizi di vario tipo (tra cui quelli sessuali) forniti al Presidente del Consiglio ed alle oligarchie dominanti o coinvolti, almeno moralmente, almeno per le frequentazioni, in cricche, cosche, logge massoniche dedite alla depredazione delle risorse pubbliche?Nel momento in cui si chiedono duri sacrifici ai cittadini la prima riforma dovrebbe essere ridurre i costi della politica, allontanare dal Parlamento e dal Governo – a livello nazionale e locale - i politici sotto inchiesta e statuire l'ineleggibilità e l'incompatibilità con le cariche pubbliche per coloro che hanno conflitti di interesse, processi pendenti e ancor di più condanne passate in giudicato, imporre un numero massimo di mandati, ridurre la pletora di soggetti che vive di politica e gli stipendi di cui beneficiano, eliminare gli enti inutili (a cominciare dalle province), diminuire i finanziamenti elettorali e cancellare tutti gli sperperi nei quali sguazzano i politici (auto blu, voli di stato, vitalizi, scorte, consulenze, ….).Solo una nuova classe politica onesta e non compromessa può affrontare i veri problemi di questo Paese: non le pensioni di invalidità o la sanità e la scuola pubblica ma la corruzione, l'evasione fiscale, le mafie, i privilegi delle caste, i soldi regalati al Vaticano, gli sprechi e le inefficienze del settore pubblico.E solo una nuova classe politica può sbattere il pugno sui tavoli europei per imporre che ci si opponga alla speculazione, non lisciandogli il pelo ma impedendogli di nuocere: tassando le transazioni finanziarie speculative, ponendo limiti alla libera circolazione dei capitali, garantendo il debito dei Paesi membri dell'euro ed operando per ridurre al minimo la quota del loro debito detenuta all'estero (o almeno fuori dall'Europa) vera fonte di instabilità come ci dimostra il caso del Giappone (al riparo dalle tempeste finanziarie nonostante un debito pubblico a livelli record nel mondo proprio perché quasi totalmente in mano ai propri cittadini), finanziando anche con l'emissione di nuova moneta politiche sociali e per il lavoro. C'è chi ha le idee ben chiare (e giuste) al riguardo: Sbilanciamoci, Viale, Ferrero, il citato Gallino, Jacopo Fo per citarne solo alcuni. Ma è evidente che questa nuova classe politica non è all'orizzonte o ha un ruolo meramente marginale, almeno fino ad ora. Una volta fatto fuori (e se fatto fuori ....) Berlusconi (tra un mese, sei mesi o nel 2013) chi può illudersi che il centro sinistra di Bersani, Letta e magari Casini e Fini farà una politica diversa da quella che vogliono i mercati e gli speculatori e cioè antipopolare e nel segno del liberismo? Anzi, sotto certi aspetti, libero dalle pendenze penali e dal conflitto di interessi di Berlusconi, giovandosi dei cavalli di razza della cultura 'liberale' (Mario Monti? Tito Boeri? Giavazzi? Ichino?) ben più competenti ed abili dei mentecatti e delle nullità che compongono il PDL e la Lega, appare ancora più pericoloso. Serve allora una grande mobilitazione popolare estesa a tutta l'Europa che obblighi i ceti politici e dirigenti al cambiamento delle politiche economiche affinché vadano realmente a vantaggio dei cittadini. Servono sindacati (in Italia non la CISL e la UIL ovviamente, non la CGIL della Camusso che sa solo tirare la volata ad un futuro governo del PD) che sappiano promuovere una battaglia comune a tutto il continente. Serve dunque scendere in massa sulle piazze per impedire che questa crisi, determinata da parassiti, speculatori e delinquenti, venga fatta pagare a chi non l'ha provocata: ai lavoratori, agli studenti, ai pensionati, ai disoccupati, ai disabili. Con il referendum sull'acqua abbiamo dimostrato che se uniti i cittadini possono vincere: se non ora quando?
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